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Intervista

«La più grande soddisfazione?
Vedere la gente sorridere»

Il bilancio di Gabriele Alberti, responsabile dei volontari di Family 2012

di Laura BELLOMI

17 Giugno 2012

In 10 mesi ha raccolto 5300 volontari e durante la settimana del VII Incontro mondiale delle Famiglie ha dormito una manciata di ore al giorno. Gabriele Alberti, 31 anni, responsabile dei volontari Family 2012, la notte fra sabato 2 e domenica 3 giugno l’ha passata a lavorare per far sì che tutto fosse pronto per la Santa Messa con il Pontefice. Poi però, quando durante l’Angelus Benedetto XVI ha ringraziato i volontari, non se ne è nemmeno accorto, tanto era intento a coordinare i ragazzi: «Ma quando me lo hanno riferito mi sono sentito orgoglioso…».

Alberti, cosa ha pensato quando le hanno chiesto di coordinare 5 mila volontari?
Non pensavo sarebbe stata un’impresa titanica. Lavorando alla Fondazione oratori milanesi ero abituato a organizzare eventi con migliaia di persone, ma certo non mi ero mai occupato di appuntamenti con un milione di partecipanti.

Come si è preparato per affrontare l’impresa?
Ho letto una pubblicazione scritta dagli organizzatori del VI Incontro mondiale delle Famiglie, poi mi sono messo di buona lena.

È stato un lavoro personale o di gruppo?
Io e il mio vice, Manuel Valerio, abbiamo lavorato in équipe, aiutati da quattro volontari.

Quali sono state le fasi del lavoro?
Innanzitutto ci siamo occupati del reclutamento dei volontari e dei team leader, i responsabili dei gruppi dei volontari, poi da febbraio ci siamo dedicati alla formazione. Nel frattempo abbiamo steso il piano di lavoro per i giorni dell’evento. Assieme ai responsabili dei settori operativo, trasporti, comunicazione e accoglienza, abbiamo stabilito quanti volontari servissero e dove. Mi sarebbe piaciuto fare colloqui personali con tutti i volontari, ma non è stato possibile se non con i team leader, che già erano 200.

È stata dura reclutare più di 5 mila volontari?
È stato complicato trovare persone con disponibilità di lungo periodo. Poi da quando, a febbraio, è partita la campagna informativa “Diventa volontario”, le disponibilità sono lievitate. L’obiettivo era quota 5 mila, superata la metà ho capito che ce l’avremmo fatta e ho portato i pasticcini in ufficio. Poi organizzare i turni è stato spinoso, ci ha salvato solo un dettagliatissimo file excell.

Cosa l’ha stupita di questo esercito di volenterosi?
La capacità di essere accoglienti. Non c’è una foto del VII Incontro in cui i volontari non sorridano.

Fra i suoi volontari c’erano milanesi ma anche forestieri. Ha notato differenze?
Chi veniva da fuori era molto entusiasta, i milanesi hanno confermato la nomea di gran lavoratori.

Quale è stata la soddisfazione più grande?
Vedere la gente contenta.

C’è un volontario che l’ha colpita più di atri?
Emanuele, team leader di 25 anni. Appena finito Family è partito per l’Emilia, volontario fra i terremotati.

Cosa le rimane dell’esperienza?
C’è tanta gente che ha voglia di darsi da fare, non è vero che si pensa sempre e solo ai fatti propri.

Dopo l’impresa il riposo. Come si è ripreso dalla fatica?
Mi sono concesso una serie di prolungate dormite. E ho dedicato un po’ di tempo a mia moglie.