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In aprile

La Veglia per il lavoro si moltiplica

Momenti di riflessioni e preghiera in tutte le Zone pastorali della Diocesi: in allegato il programma. Martedì 30 aprile l’Arcivescovo presiederà la Veglia a Sartirana di Merate per la Zona III

di Walter MagnoniResponsabile del Servizio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro

8 Aprile 2019

La Veglia per il Lavoro fu istituita dal cardinale Carlo Maria Martini quale significativo momento di preghiera in vista del 1° maggio. I cristiani non solo partecipano ai vari cortei che solitamente vengono organizzati il giorno della Festa del Lavoro, ma pregano anche per ogni uomo e ogni donna, affinché attraverso un’occupazione dignitosa possano vivere bene la loro esistenza.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi aveva portato questo evento nelle varie Zone pastorali, chiedendo che si svolgesse in tutte e sette. Poi, col cardinale Angelo Scola, si è ritornati a celebrare un’unica Veglia diocesana. L’arcivescovo Mario Delpini, dopo aver presieduto lo scorso anno la sua prima Veglia per il Lavoro presso una sede universitaria, ha chiesto che quest’anno si promuovesse l’appuntamento in ogni Zona.

Il titolo di fondo è «le sfide del lavoro». Questo perché parlare di lavoro significa inserirsi in un dedalo dove analisi e riflessioni s’intrecciano presentando un quadro complesso e non facilmente sintetizzabile.

Abbiamo a che fare con grandi temi: digitalizzazione, industria 4.0, globalizzazione, formazione, rapporto tra scuola e industria, nuove professioni che nascono e vecchie che tramontano, ruolo dell’agricoltura e tanti altri temi vanno a dare contenuto al titolo. Oltre a queste “sfide” ne esistono molte altre.

La vera novità non è la Veglia nelle Zone, ma il fatto che a ogni Veglia si accompagni anche un convegno dove approfondire alcune questioni di grande attualità. «Autorizzati a pensare» significa anche avere il coraggio di riflettere sul lavoro nel nostro tempo. È il primo passo per immaginare strade alternative per affrontare una stagione di grandi mutamenti.

Qualcuno potrebbe interrogarsi sul senso di continuare a proporre momenti di riflessione e preghiera sul lavoro. La domanda è lecita, ma chi è onesto intellettualmente riconoscerà che pregare e riflettere sul lavoro sono delle priorità.

Non è un tema “facile” e soprattutto lo facciamo in un’epoca ancora piena d’incertezze sul futuro. Si parla di un’Italia che non cresce e dove i giovani continuano a vivere un grosso tempo di precariato. Non solo l’incertezza tocca l’accesso al lavoro, ma anche l’uscita dal ciclo lavorativo e il cambiamento demografico pongono non pochi interrogativi sulla tenuta nel nostro sistema previdenziale. L’atteggiamento dei cristiani è duplice: da un lato provano a immaginare nuove vie per aumentare l’occupazione e permettere a ogni persona di avere un lavoro che dia dignità.

Come già affermava San Giovanni Paolo II, ogni uomo ha una vocazione al lavoro. Ma il secondo atteggiamento è quello delle braccia alzate al Padre in preghiera per invocare con fede il Dio della storia affinché porti luce alle menti degli uomini. Preghiamo il Dio di Gesù Cristo col desiderio che tocchi il cuore di ogni persona e mostri la forza delle condivisione delle risorse. Chiediamo che l’egoismo che sta alla radice della massimizzazione dei profitti lasci spazio alla cultura solidarietà e alla sussidiarietà.