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La Chiesa e la pandemia

Sirio 26-29 marzo 2024
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Intervento

L’Arcivescovo: emergenza sanitaria e spirituale, come lo Spirito ci suggerisce di viverle?

Pubblichiamo il testo della riflessione proposta in videoconferenza all’Assemblea dei Decani il 4 novembre. Tra le indicazioni per questo tempo, la raccomandazione alla preghiera con la partecipazione al “Kaire delle 20.32”, che monsignor Delpini terrà sui media diocesani ogni sera per il tempo d'Avvento

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

6 Novembre 2020

Lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni!” (Apc 22,17)

C’è una emergenza spirituale: lo spirito della gente di questo tempo rischia di inaridirsi. Resteranno solo ossa aride? Profetizza, figlio dell’uomo! Ecco io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete (Ez 37,4.5). La nostra Chiesa è destinataria di una profezia e responsabile di una profezia.

Questo tempo di desolazione è il tempo della nostra missione.
Per san Carlo il suo tempo era tempo di missione: la riforma della Chiesa.
Per l’Arcivescovo Montini il suo tempo era tempo di missione: l’annuncio della paternità di Dio. Per noi il nostro tempo è tempo di missione: affrontare l’emergenza spirituale.

L’emergenza spirituale di questo tempo è di essere incapaci o impediti di ascoltare lo Spirito.
La Missione del 1957 è stata una impressionante macchina organizzativa per convocare quanta più gente possibile per ascoltare i migliori predicatori disponibili.
La Missione 2020 dissuade dalle convocazioni per abitare il silenzio, nella docilità allo Spirito.
La Missione 2020 non è la proposta di un contenuto dottrinale nuovo o particolarmente urgente come per ricordare qualche cosa di importante.
Piuttosto è una missione modesta: siamo inviati a rispondere alle domande, a incoraggiare percorsi di sapienza: Infonda il Signore sapienza nel cuore.

Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio? (Gv 6,28)

Gesù rispose loro: questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato (Gv 6,29).

La crisi di fede che la nostra Chiesa sta vivendo ci fa ammalare di frustrazione, di banalità, di nervosismo. L’esperienza dell’impotenza di fronte al virus, di fronte alla dispersione del popolo cristiano che se ne va via dalle nostre comunità, di fronte alla pochezza dei nostri mezzi, invece che convincerci ad abbandonarci alla grazia, ci induce ad agitarci per troppe cose, a logorarci in discussioni inconcludenti.

Perciò, per favore, cerchiamo di “fare le opere di Dio”, credere in colui che Dio ha mandato!
Il tempo che non possiamo impegnare nelle attività pastorali ordinarie può essere dedicato alla preghiera, a percorsi di conversione: “…ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,5). Propongo a tutti, ma in particolare vorrei impegnare i preti a essere uomini di preghiera e maestri di preghiera.

Mi propongo di aiutare le famiglie a praticare la preghiera nella “chiesa domestica”. Mi impegno per entrare in tutte le case che mi accolgono per un momento chiamato Il Kaire delle 20,32 Ogni sera per il tempo di Avvento chi desidera può collegarsi sui nostri mezzi di comunicazione per qualche minuto. Invito tutti, famiglie, persone sole, comunità, a partecipare a questo Kaire. Chiedo anche di farsi promotori di questo segno modestissimo di preghiera insieme, proponendolo nelle comunità e proponendo altri momenti simili a familiari, colleghi, amici.

Chiedo all’Azione Cattolica di farsi promotrice di questa iniziativa e simili e a tutte le aggregazioni di propiziare momenti di preghiere: due minuti di tempo per dare senso a tutto il tempo, come tempo di Dio, “gioia piena alla tua presenza” (sal 15,11).

Chiedo agli uffici di Curia di proporre qualche sussidio (della durata di due minuti…). Anche i monasteri potranno suggerire strumenti opportuni (2 minuti!).

La missione di Filippo: “Va’ avanti, accostati a quel carro” (At 8,29).

La missione assume diverse forme nelle diverse situazioni: predicazione in piazza, conversazioni in casa, dialoghi personali.

In questo tempo è saggio privilegiare il rapporto personale e la conversazione che assume le domande degli interlocutori. Invito quindi preti, genitori, consacrati e consacrate ad ascoltare lo Spirito, come ha fatto Filippo. L’obbedienza allo Spirito potrà essere:

– il colloquio di direzione spirituale e l’aiuto da offrire per interpretare la vita come vocazione e il tempo come ritmo (regola di vita). Invito preti, catechisti/e, educatori/educatrici a essere disponibili per accompagnamenti personali. I preti anche per la confessione individuale.

– raccogliere le domande e offrire risposte di sapienza.
Invito in particolare gli insegnanti Irc a dedicare qualche tempo a raccogliere le domande dei giovani e in particolare degli studenti sul tempo che stiamo vivendo, come fanno abitualmente, e a proporre quella sapienza della croce che è scandalo e stoltezza, riprendendo i temi paolini e la proposta pastorale di quest’anno.

La riflessione e l’organizzazione del tempo

Invito tutti – specialmente i giovani – a riflettere sulla lettera per il tempo del “mistero dell’incarnazione del Signore” che ho proposto alla Chiesa Ambrosiana.

Le determinazioni decretate dalle competenti autorità e le necessità di reciproco aiuto che segnano questo periodo possono essere momento di dispersione, di sperpero di tempo, di inconcludenza. Dobbiamo continuare a credere che la situazione è occasione in cui è possibile ascoltare la voce di Dio, rispondere all’attrattiva di Gesù, lasciarsi condurre dal vento amico dello Spirito e quindi dare ordine al tempo disponibile con una saggia regola di vita, con una disponibilità a destinare tempo a servizio degli altri nelle attenzioni che sono richieste: dalla famiglia, in particolare dai nonni, dal vicinato, dalle forme di volontariato che si prendono cura di coloro che sono nel bisogno e non hanno chi li aiuti.

I bisogni che affliggono molti non sono solo materiali e sanitari, ma anche spirituali, affettivi. In qualche forma le comunità cristiane possono esplorare vie per far giungere nelle case un messaggio di Natale, una parola amica, la benedizione di Dio.

Il rispetto dei protocolli deve essere rigoroso, ma i protocolli non sono fatti per impedire lo zelo pastorale o per scoraggiare lo spirito di servizio: piuttosto intendono consentirne le espressioni custodendo la salute di tutti e arginano il contagio.

Per il resto, fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi (2Cor 13,11)