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26 gennaio

Missionarietà, la bella “impresa” della famiglia

Nella Giornata diocesana i responsabili del Servizio sottolineano il valore di un vicinato che, silenzioso e operoso, «sa cogliere e soccorrere i problemi delle famiglie accanto, portando il sorriso, l’aiuto e la parola incarnata del Vangelo»

di Annamaria Braccini

26 Gennaio 2020

Quest’anno per la Festa della Famiglia (26 gennaio) ci si è lasciati ispirare dalla «bellezza del quotidiano vissuto bene in famiglia», con le parole di un passaggio della Proposta pastorale dell’Arcivescovo nella parte dedicata al Tempo di Natale. Spiegano la ragione di questa scelta i responsabili del Servizio diocesano, don Massimiliano Sabbadini e i coniugi Maria e Paolo Zambon: «La vita familiare prende luce dalla celebrazione della Sacra Famiglia non in maniera eccezionale ed esclusiva nella Giornata liturgica del 26 gennaio, ma, a partire da essa, si illumina ogni giorno nella sua ferialità. Dunque, la citazione è un rimando al testo più ampio che la contiene: “Vorrei proporre di vivere qualche settimana come un tempo propizio per sperimentare la bellezza del quotidiano vissuto bene, un ‘tempo di Nazaret’. I tratti con cui Paolo disegna una sorta di ‘umanesimo cristiano’ nella Lettera ai Filippesi può ispirare ad accogliere la proposta: ‘In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica’”. Seguendo le indicazioni paoline, l’umanesimo cristiano non si presenta come un bell’ideale astratto e lontano, ma come un progetto semplice e concreto, a misura di ogni famiglia e di ogni persona che la compone. Ci sembra dunque che “a Nazaret”, dove “la concordia dei reciproci affetti accompagna la vicenda di giorni operosi e sereni”, come si legge nel Prefazio ambrosiano della Sacra Famiglia, ogni nucleo possa idealmente ispirarsi alle semplici eppure grandi cose di ogni giorno, vissute in semplicità e santità, nonostante i limiti, le fatiche, a volte le incomprensioni».

Più volte è stato richiamato il valore della famiglia come luogo di missionarietà vissuta: una sorta di Chiesa domestica in uscita. Come sperimentare questo nella società odierna?
Proprio la Festa della Sacra Famiglia può rappresentare la buona occasione per invitare persone nuove: famiglie appena arrivate nella Comunità; famiglie di provenienza “dalle genti”; giovani sposi invitati, prendendo l’elenco dei nubendi degli anni recenti; giovani in cammino verso il matrimonio; genitori e figli, (ma anche nonni) dell’Iniziazione cristiana raggiunti espressamente tramite le catechiste; genitori e figli pre e post Battesimo; persone incontrate dal Centro di ascolto Caritas e invitate in ragione del loro essere famiglie – mettendo in secondo piano, per una volta, i loro problemi -, vedove e vedovi, che portano il segno di una ferita luminosa e persone sole che sperimentano la “familiarità” della vita comunitaria; persone impegnate in un cammino di fede orientato alla famiglia, anche se in condizioni e situazioni particolari; famiglie di diversa confessione cristiana o religiosa in sereno dialogo con la comunità locale; persone impegnate nel sostegno sociale e comunitario alle famiglie con fragilità. Senza dimenticare mai che la missionarietà è una bella “impresa” interpretata da ogni famiglia, spesso lontano dai riflettori, nel silenzioso e operoso discernimento di un vicinato che sa cogliere e soccorrere i problemi delle famiglie accanto, portando il sorriso, l’aiuto e la parola incarnata del Vangelo.

Il cardinale Gualtiero Bassetti, nella sessione del Consiglio permanente Cei svoltosi nei giorni scorsi, ha chiesto che «per il bene di tutti, le forze politiche, insieme alle parti sociali, sappiano davvero investire sulla famiglia, riportandola nello spazio pubblico, quale luogo decisivo da cui far ripartire il Paese». Qual è l’aspetto più urgente a cui mettere mano in tale investimento, magari anche a livello locale?
Il lavoro che manca, con il conseguente avvicinamento alla soglia di povertà, e la precaria o insufficiente condizione abitativa di molti nuclei familiari, sono evidentemente urgenze molto sentite anche localmente. Inscindibile dalla soluzione di questi temi è anche il necessario investimento di futuro che riguarda le giovani generazioni: con poche prospettive di realizzazione dei sogni propri dei giovani, si intristisce tutta la società.

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