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Testimonianza

Missione, una questione di famiglia

Dopo esperienze precedenti in Perù e Brasile, Giulia Redaelli e il marito, Covid permettendo, sono prossimi a ripartire per il Mato Grosso insieme ai loro tre figli. Là saranno al fianco di altri bambini, per aiutarli a crescere e a formarsi

di Cristina Conti

18 Ottobre 2020
La famiglia Motta

Partire per aiutare i più deboli e stare vicino ai bambini poveri, che spesso non hanno una famiglia che li segue. Una missione educativa rivolta a chi non ha la fortuna di avere vicino un adulto che si prende cura di lui. È questo il desiderio che ha animato Giulia Radaelli Motta, già in missione in passato e ora pronta a ripartire per il Brasile. «Già prima di sposarci io e il mio futuro marito facevamo parte di un movimento, “Operazione Matogrosso”. Io ero andata in Perù, lui in Brasile. Due anni fa abbiamo deciso di partire insieme, dopo la nascita del nostro primo figlio, e siamo andati in Brasile, in un paese del Mato Grosso che si chiamava Novo São Joaquim», racconta.

Durante la loro prima missione insieme si sono occupati dell’oratorio settimanale. I bambini, dai 7 ai 13 anni, potevano andare al mattino dalle 7 alle 11 o il pomeriggio dalle 13 alle 17 e l’orario era scandito tra un momento di preghiera, i compiti, gioco e lavoretti: per i più piccoli erano fare braccialetti o sistemare l’orto; per i più grandi la preparazione di piatti in cucina, che poi sono stati anche venduti e hanno permesso ai bambini di portare qualche soldo a casa. Giulia, suo marito e suo figlio abitavano all’interno della struttura in cui si svolgeva l’oratorio. Lì avevano a diposizione alcuni capannoni per ospitare i bambini, oltre a un orto e a un campo di sabbia, dove si poteva giocare a calcio: «La cosa più importante per noi era poter insegnare loro qualcosa – continua -. Innanzitutto dare loro una mano per la gestione del tempo, molto significativa per i bambini che non sempre hanno una famiglia alle spalle. Ma anche seguirli per fare compiti, dando loro un po’ di istruzione. Certo, molto dipendeva sempre dal loro livello di partenza individuale».

E l’esperienza è stata tanto bella e coinvolgente che già pensano alla prossima missione, già programmata: «Al ritorno da questa esperienza abbiamo avuto un’altra figlia e la terza è nata a maggio. Adesso vogliamo partire insieme di nuovo per il Brasile», spiega la Radaelli. In realtà la partenza sarebbe dovuta avvenire il 6 ottobre, ma con l’emergenza Covid tutto è stato rimandato. Purtoppo la pandemia sta creando molti ostacoli alle partenze verso i luoghi più poveri del mondo: quasi un altro ostacolo che si frappone tra chi è desideroso di aiutare e chi ne ha bisogno. «Se la situazione migliora dovremmo partire a gennaio – spiega -. Di nuovo per il Brasile, sempre in Mato Grosso. Ma questa volta andremo in una città, a Barra do Garças». La nuova missione li vedrà impegnati non più per l’oratorio settimanale, ma in una scuola: Giulia, infatti, è insegnante. «La scuola è stata costruita grazie al lavoro di alcuni ragazzi brasiliani – precisa -. Le pratiche burocratiche sono già state fatte. Anche la didattica è pronta. I ragazzi, però, oltre che le lezioni mattutine, hanno anche la possibilità di fermarsi al pomeriggio. E quindi dovremo pensare per loro alcune attività di carattere educativo», sottolinea. La pandemia ha messo tutto in forse, ma Giulia e la sua famiglia sperano di partire al più presto.

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