Sirio 26-29 marzo 2024
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Milano

«Natale, una pausa di silenzio
per ritrovare il senso del nostro cammino»

Gli auguri del cardinale Scola ai dipendenti di A2A e dell’Amsa: «Dopo la fine delle ideologie, l’uomo è finalmente protagonista del cambiamento»

di Loris CANTARELLI

9 Dicembre 2013

«Il Natale è una battuta di arresto in senso positivo, come una pausa di silenzio durante una musica, un’occasione propizia per riflettere sul senso da dare al nostro cammino». Lo ha detto questa sera l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ai lavoratori e ai pensionati della società A2A e della controllata Amsa, giunti numerosi ad accoglierlo e a salutarlo nella sede di corso di Porta Vittoria 4. «Il progresso tecnico scientifico compiuto nella modernità ha lasciato all’uomo tante schegge preziose, piene ognuna di significato. Ma occorre ritrovare il senso che possa unificarle, perché senza un senso noi non possiamo lavorare, riposare, vivere gli affetti», ha sottolineato l’Arcivescovo.

Dopo il saluto del presidente del Consiglio di sorveglianza Pippo Ranci Ortigosa – che ha sottolineato l’evoluzione dell’azienda nel corso degli anni – e quello di Graziano Tarantini, presidente del Consiglio di Gestione – sul ruolo delle aziende municipalizzate al servizio della città -, l’Arcivescovo ha offerto una breve riflessione, riprendendo il suo recente Discorso alla Città e il «bisogno di un nuovo umanesimo» per affrontare ogni giorno gli affetti, il lavoro e la fragilità soprattutto morale, com’è nella natura del Cristianesimo.

Ha poi risposto alle domande di tre lavoratori (un impiegato, una pensionata, un’operaia dell’Amsa): come riportare al centro i valori più alti, contro la cultura del consumismo e la superficialità di oggi; come alimentare la fede in Gesù mentre domina il nichilismo; come far amare di nuovo la città per cui tanti lavorano con fatica. Scola ha sollecitato ognuno a farsi protagonista, segnalando anzitutto come occorra un ascolto profondo («dobbiamo lasciarci fecondare dall’incontro con l’altro») e confessando: «Non ho ricette da distribuire, sono anch’io in cammino come voi». Quindi una considerazione: «Per riportare al centro i valori fondanti è prima di tutto necessario giocarsi in prima persona, guardando a questa nuova epoca con simpatia», salutando il fatto che «oggi non ci si può più nascondere: rispetto ai tempi in cui si sono teorizzati il rispetto dei diritti, la libertà dei singoli, il connubio fra scienza e tecnologia, ora il coinvolgimento personale, rimasto un po’ nascosto, è ineludibile. Oggi nessuno può pensare di vivere senza giocarsi, non ci può più essere la delega, come quando non c’erano le ideologie: papa Francesco parla di una “cultura dello scarto” contro cui bisogna combattere, dobbiamo anche ritrovare l’ambiente come quella dimora e quel giardino di cui parla la Bibbia». Oggi, «dopo la caduta dei muri, la risoluzione di gravi problemi della contemporaneità è affidata alla capacità di cambiamento individuale. Questa è una grande opportunità per il soggetto che diventa finalmente protagonista».

Ricordando i suoi genitori, il Cardinale ha poi aggiunto: «Prima si aveva grande pudore a parlare di sé: bastava l’esempio. Davanti alla scommessa di chi vogliamo essere ci sono due alternative: il narcisismo che affatica i rapporti o la relazione, che del resto ci struttura fin dal concepimento». Ha fatto inoltre notare: «Nessuno potrà mai darsi vità da sé: anche se fra 200 anni ci fosse la clonazione saremmo sempre immersi in un rapporto. Anche quando l’altro è un nemico, c’è un rapporto che è una pro-vocazione, un chiamare a venir fuori da sé».

Infine la conclusione: «L’Avvento al Natale di Gesù nascosto in una piccola città della Galilea non è nostalgia di quando eravamo bambini, ma anche un guardare avanti alla seconda venuta del Cristo nella gloria… E poi c’è quella grandissima idea di San Bernardo, che parla di un terzo Avvento occulto nel cuore di ogni uomo buono, che capita tutti i gioni e dà pace e consolazione. Per questo possiamo pensare a gesti semplici, come fanno tanti giovani che vanno a servire nelle mense dei poveri a Natale e Santo Stefano, grandi occasioni di ospitalità e accoglienza».

Alcuni dipendenti hanno donato all’Arcivescovo un quadro sul significato del Natale. Al termine dell’incontro il Cardinale si è intrattenuto con i lavoratori, stringendo le mani e facendo arrivare a ognuno il proprio augurio.