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14 giugno

Nuova chiesa a Quarto Oggiaro,
Scola benedice la prima pietra

Sorgerà nella parrocchia Pentecoste. Il parroco don Ambrogio Basilico: «Sembra un azzardo, ma è un gesto di responsabilità nei confronti di tutto il territorio». Alle 16.30 l'Arcivescovo incontrerà la comunità

di Cristina CONTI

8 Giugno 2014

Sabato 14 giugno il cardinale Angelo Scola si recherà in visita alla parrocchia Pentecoste, in via Graf 29 a Quarto Oggiaro (Milano), in occasione della posa della prima pietra della nuova chiesa. Alle 16.30 ci sarà l’incontro con la comunità, poi si raggiungerà il luogo in cui sorgerà la nuova chiesa, dove avrà luogo la benedizione e la posa solenne della prima pietra. Abbiamo chiesto al parroco, don Ambrogio Basilico, qual è il significato di questo evento e quali sono le caratteristiche della sua comunità.

Cosa vuol dire, oggi, costruire una nuova chiesa a Milano e in particolare a Quarto Oggiaro?
È innanzitutto un gesto di responsabilità nei confronti della parrocchia e di tutto il territorio. La nostra è una comunità giovane, che è nata nel 1984. All’inizio eravamo in un ex asilo del Comune. Oggi siamo in tanti e mettiamo la prima pietra per la nuova chiesa: un nuovo inizio. In questo momento storico, ecclesiale e culturale, sembra azzardato costruire una chiesa. Ma invece è un gesto molto importante per tutto il quartiere: significa, infatti, poter accogliere più persone ed è uno stimolo per tutti ad annunciare il Vangelo con maggiore passione.

Come vi siete preparati alla visita del’Arcivescovo e alla posa di questa prima pietra?
Proprio questa settimana è venuto da noi don Luca Violoni, assistente ecclesiastico dell’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), che ha tenuto un incontro su che cosa vuol dire per noi costruire un nuovo edificio sacro. Ci ha aiutato a riflettere su quale tipo di chiesa vogliamo realizzare, a ripensare il nostro modo di stare insieme e di essere comunità cristiana. È stato un momento di meditazione e di scambio nella fede. Proprio oggi poi, giorno di Pentecoste, celebriamo la festa della nostra parrocchia: un’occasione importante per ribadire il nostro essere chiesa e comunità, e per approfondire il significato del nostro camminare insieme.

Chi sono gli abitanti della vostra parrocchia?
Il quartiere è piuttosto anziano: i caseggiati risalgono infatti agli anni Sessanta-Settanta e la maggior parte delle persone che vivono qui è ormai ultrasessantenne. L’area compresa dalla nostra parrocchia ha però una situazione un po’ diversa: circa una decina di anni fa, infatti, è stato costruito un nuovo rione, oggi abitato da famiglie più giovani, molte delle quali hanno figli piccoli. Si tratta di persone nuove che si stanno inserendo pian piano nel contesto sociale e, di conseguenza, nella realtà parrocchiale, con tutte le difficoltà che questo all’inizio comporta.

Come siete organizzati, invece, dal punto di vista pastorale?
Catechismo, attività in oratorio, servizi per aiutare chi ha più bisogno: nulla che non ci sia anche in ogni altra parrocchie di Milano. Ci sono i gruppi di catechesi per i bambini, che si preparano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, quelli per preadolescenti e adolescenti. La Caritas, inoltre, ha organizzato un centro di ascolto in comune con la vicina parrocchia di Santa Lucia, che ci permette di andare incontro alle famiglie in situazioni di particolare disagio sociale e di offrire loro un aiuto concreto.

La crisi economica si è sentita molto sul vostro territorio?
Sì, molto. Ce ne siamo accorti perché nei Centri di Ascolto le richieste di aiuto sono aumentate fortemente, anche in conseguenza della riduzione della risposta dei servizi sociali locali. Molti hanno fatto richiesta al Fondo Famiglia Lavoro della diocesi: solo nella nostra parrocchia, nell’ultimo anno, sono stati in sei a beneficiarne.

Ci sono molti immigrati? Di quali nazionalità?
Secondo le statistiche ce ne sono tanti, ma sicuramente meno di quelli che vivono in altre periferie milanesi. Si vedono soprattutto alla mattina, quando accompagnano a scuola i figli, alle elementari o alle medie. I gruppi più presenti, un po’ come nel resto della città, sono nordafricani, sudamericani e filippini.