Share

Riflessione

«Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio»

Nella seconda Domenica dell'Avvento ambrosiano l'Arcivescovo si sofferma sulle parole di Giovanni, che nel deserto «prepara la via del Signore, perché ci sia scampo all’infelicità»

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

24 Novembre 2019
La predica di San Giovanni Battista, di Bartholomeus Breenbergh (1634)

L’alternativa alla infelicità

 

Si muore anche di infelicità

La scure posta alla radice degli alberi è l’immagine per dire il pericolo imminente. Forse Giovanni, predicatore del deserto, intendeva minacciare un intervento di un dio arrabbiato, esasperato dallo ostinazione del suo popolo a vivere in contraddizione con la sua legge.

Ma, in realtà, il pericolo imminente è quello di morire di infelicità. Si muore di infelicità, quando le vie che promettono la felicità si rivelano illusorie e la corsa si interrompe, il desiderio è contraddetto dalla realtà e l’aspettativa è smentita.

C’è l’infelicità della solitudine: là si è smarrita la corsa verso la felicità promessa dall’individualismo. «Vivi solo e non avrai fastidi! Pensa soltanto a te stesso, fa’ quello che vuoi, serviti di tutto e di tutti, ma non dipendere da nessuno! Evita di dire grazie! Devi piuttosto dire: voglio. Ed esigere di essere servito». Così il demone dell’individualismo ha convinto a evitare legami e a ritenere rassicurante l’isolamento. Sono state dichiarati legittimi la suscettibilità, il capriccio insindacabile, la strumentalizzazione senza scrupoli.

C’è l’infelicità della convivenza: là si è confuso il cammino verso la felicità promesso dal progresso nell’organizzazione sociale. «Organizzate con scientifica efficienza gli agglomerati umani! Create le condizioni per cui tutti siano in grado di comprare tutto! Per dare a tutti quello che vogliono ammassare dati che non lascino scampo all’originalità delle anime. La società perfetta è quella in cui tutto funziona e tutto funziona se tutto è sotto controllo». Così il demone dell’organizzazione ha convinto a trasformare il pianeta in un grande mercato globale. È diventato obbligatorio e meritorio essere consumatori di quello che il mercato offre e spacciatori di luoghi comuni.

Il rischio di morire di infelicità consiste nella collaborazione dei due demoni, quello dell’individualismo e quello dell’organizzazione che collaborano per creare servizi sempre più efficienti così che tutti possano essere sempre più isolati. Sempre più insieme e sempre più soli.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio

Il rimprovero aggressivo di Giovanni dal deserto fa fretta agli infelici: fate dunque frutti di conversione. Dichiara che i sentieri interrotti possono essere aggiustati, promette che c’è un battesimo in Spirito Santo e fuoco. Prepara nel deserto la via del Signore, perché ci sia scampo all’infelicità.

Il profeta interpreta quindi il presente come occasione che Dio ha scelto per far intravedere la salvezza.

Offrire una alternativa

La salvezza che si annuncia non è sorta di rifondazione miracolistica del mondo, né una catastrofe che travolge gli infelici nel nulla che hanno desiderato. È invece la proposta di una alternativa.

È una possibile fraternità. L’opera di Dio si manifesta nel convocare i suoi figli e rendere possibile che siano salvati dalla solitudine perché accolti nella comunità e che siano salvati dalla massificazione dell’organizzazione perché chiamati per nome, con una vocazione santa, personale, irripetibile.

E il Dio della speranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù (Rm 15,5) … accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi (Rm 15,7).

La vita cristiana si offre come una alternativa, con la modestia di chi non presume di essere un modello ineccepibile, ma piuttosto un popolo di gente perduta che è stata salvata, di popolo disperso che è stato radunato, di peccatori perdonati che hanno imparato ad amare, a condividere, a servire.

Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo (Rm 15,13).

Frutti di conversione

L’immagine in alto è solo una parte, una “zoomata” di un quadro più grande (anche se le dimensioni sono contenute, da “cavalletto”). Il pittore, l’olandese Bartholomeus Breenbergh, dipinge infatti una scena di ampio respiro, volendo darci l’idea dell’estensione di quella valle del Giordano che Giovanni, come si legge nel Vangelo di oggi, percorre in lungo e in largo «predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». La vastità del paesaggio, tuttavia, permette all’artista di evocare anche alcuni passaggi del discorso del Battista: «Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato», per esempio; o, ancora: «Da queste pietre Dio può suscitare figli di Abramo».Attorno al Precursore si raduna molta gente, per ascoltarlo e per interrogarlo. Con gusto miniaturistico, Breenbergh si impegna a caratterizzare, attraverso gli abiti e gli oggetti, ogni singolo personaggio che compone questa folla, apparentemente indistinta. Riconosciamo, così, quei soldati che, avendo chiesto a Giovanni «Cosa dobbiamo fare?», si sentono rispondere: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno». Ma individuiamo anche i pubblicani, dalle borse piene che pendono alla loro cinta, ai quali il Battista dice: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». In primissimo piano, però, è posta una cesta colma di frutti, che rimanda all’esortazione giovannea a condividere il cibo con chi non ne ha. Ma che soprattutto sembra dare corpo al suo ammonimento più deciso: «Fate dunque frutti degni della conversione».
Luca Frigerio