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Vaticano

Papa Francesco: il 4 settembre preghiera e digiuno per il Libano

«Senza solidarietà non si esce dalla crisi»: da qui l’appello per una Giornata speciale per il Paese colpito dall’esplosione di Beirut

3 Settembre 2020

Venerdì 4 settembre una Giornata universale di preghiera e digiuno per il Libano: questo l’annuncio, accompagnato da un lungo e accorato appello, fatto da papa Francesco mercoledì 2 settembre, al termine della prima udienza in presenza di fedeli, sei mesi dopo l’inizio della pandemia.

«Il Libano non può essere abbandonato alla sua solitudine», ha sostenuto il Pontefice, che ha fatto riferimento ancora una volta alla strada da percorrere per uscire dalla pandemia in atto: «Non ce n’è un’altra: o andiamo avanti con la strada della solidarietà o le cose saranno peggiori». «Da una crisi non si esce uguali a prima – ha ribadito -. Da una crisi si esce o migliori o peggiori, dobbiamo scegliere. E la solidarietà è una strada per uscire dalla crisi migliori. Diversità e solidarietà unite in armonia: questa è la strada – la ricetta del Papa -. Una diversità solidale possiede gli anticorpi affinché la singolarità di ciascuno – che è un dono, unico e irripetibile- non si ammali di individualismo, di egoismo. La diversità solidale possiede anche gli anticorpi per guarire strutture e processi sociali che sono degenerati in sistemi di ingiustizia e di oppressione».

L’appello del Papa è arrivato proprio nel momento in cui in Libano si fa fatica a sperare. «Le parole pronunciate dal Santo Padre ci hanno dato nuova speranza. Ci dicono che il Papa è al nostro fianco, che non ci ha dimenticato, condivide con noi le nostre sofferenze e si preoccupa del nostro futuro»: raggiunto telefonicamente dal Sir, è padre Marwan Moawad, parroco della chiesa maronita di San Maroun-Bouchrieh, a parlare. La parrocchia si trova a soli tre chilometri di distanza dalla zona del porto dove il 4 agosto sono avvenute le due esplosioni. Una tragedia che è costata la vita a 190 persone. I feriti furono 6.500. L’onda d’urto qui è stata violentissima e il sacerdote è diventato famoso sui social perché le telecamere lo hanno ripreso durante le esplosioni mentre stava celebrando la messa. A un mese di distanza, dice, «la situazione sul posto è ancora drammatica».

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