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26 febbraio

Pavoni santo, Messa con Scola in Duomo

Alle 17.30 l’Arcivescovo presiederà una celebrazione eucaristica di ringraziamento per la canonizzazione del sacerdote, educatore e fondatore di una congregazione religiosa, avvenuta il 16 ottobre 2016. Presentiamo la sua figura, le sue opere e l'intenso rapporto con Milano e la Diocesi

16 Febbraio 2017

Già diverse diocesi hanno celebrato una Messa di ringraziamento per la canonizzazione di San Lodovico Pavoni, avvenuta il 16 ottobre 2016. Domenica 26 febbraio sarà Milano, con la celebrazione eucaristica delle 17.30 in Duomo presieduta dall’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, a dire al Signore il grazie per il nuovo Santo.

Padre Pavoni è uno dei sette beati proclamati Santi da papa Francesco durante l’Anno della Misericordia. Quella mattina piazza San Pietro non poteva essere più bella. La Chiesa della «vecchia Europa» – terra di cinque dei nuovi Santi – e quella del «nuovo Mondo» – di Messico e Argentina gli altri due – hanno unito la loro voce per lodare il Dio della Misericordia, che in ogni tempo e in ogni terra suscita esempi luminosi di santità.

Una grande gioia era nel cuore dei circa 2.500 “pavoniani” – religiosi, collaboratori, alunni, amici… – giunti da tutte le Comunità italiane e anche dall’estero: 130 dalla Spagna, 110 dal Brasile (dove si è verificato il miracolo che ha permesso la canonizzazione), 30 dalle Filippine. E poi un piccolo gruppo dalla Colombia e dal Messico, l’Eritrea rappresentata da un giovane pavoniano, mentre il Burkina poteva contare su una delegazione ad alto livello della Chiesa locale, guidata dall’arcivescovo di Ouagadougou, il cardinale Philippe Ouédraogo. Tanti, e tutti caratterizzati dalla inconfondibile sciarpa gialla con la scritta “Pavoni Santo”, hanno unito la loro voce ai fedeli venuti numerosi soprattutto dall’Argentina e dal Messico.

Un Santo “mangiato” dalla passione educativa

Il cardinale Angelo Comastri, che lo scorso 17 ottobre all’Altare della Cattedra di San Pietro ha presieduto la prima Messa di ringraziamento per la recente canonizzazione, ha così definito Pavoni: un Santo «mangiato» dalla passione educativa, che «ha amato i giovani fino a dare la vita per loro… come un vero martire della carità».

Nato a Brescia nel 1784 da famiglia nobile, Lodovico Pavoni accolse con generosità e senza rimpianti la chiamata del Signore e fu prete. Guardò alla Chiesa milanese con gratitudine quando da Milano, dalla Basilica di Sant’Ambrogio, giunse a Brescia, per iniziativa di Napoleone, il nuovo Vescovo monsignor Gabrio Maria Nava (Barzanò 1758 – Brescia 1831). Una personalità di spicco per la città e una figura fondamentale nell’esperienza di Pavoni, che per sei anni gli fu accanto come segretario, accompagnandolo nella visita pastorale alla Diocesi di Brescia, e certamente anche a Milano e nella nativa Brianza. Il profondo legame e l’intensa filiale comunione con il suo Vescovo lo portò a considerarlo l’ispiratore, insieme alla divina Provvidenza, dell’oratorio prima e poi del suo «Collegio d’arti» in favore dei «poveri trascurati figli della plebe». Perché questa fu la scelta della sua vita: vivere il sacerdozio come presa a carico della salvezza temporale ed eterna di quei ragazzi che, costretti dalla «necessità di loro condizione», perché poveri o abbandonati, ad approfittare della prima occasione di lavoro che capitava loro, rischiavano di incontrare ambienti ed esempi diseducativi e malsani. Nel 1825, dopo quattro anni di attività, il suo Istituto di Beneficenza, che chiamava più volentieri Collegio d’arti, era già in grado di attendere a 45 giovani, di cui 27 convittori e 18 esterni.

A Milano, sede dell’Imperial Regio Governo per il Lombardo-Veneto e “terminale” della burocrazia austriaca, arrivò tanta sua corrispondenza ufficiale, dalla richiesta della patente per la tipografia a quella per l’approvazione dell’Istituto e anche della Congregazione. E vi giunsero anche le sue lettere confidenziali a Domenico Guccini, il discepolo inviato nel capoluogo a specializzarsi nell’istruzione dei sordomuti, una testimonianza preziosa per conoscere i tratti paterni dell’animo del Pavoni.

Il rapporto con Milano

Oltre che nella biografia, numerosi sono i punti di contatto tra la storia del Pavoni, quella dei suoi figli e Milano.

Proprio in terra ambrosiana, infatti, i Pavoniani hanno una presenza e una multiforme attività che ha già passato il secolo di vita. L’Istituto Artigianelli di Milano, l’Istituto Artigianelli di Monza, la Scuola media Paolo VI di Tradate, l’Editrice Àncora con le sue librerie e lo stabilimento grafico, per accennare solo ad alcune realtà ben vive nella diocesi, devono la loro esistenza e la loro fisionomia proprio a Lodovico Pavoni. Non li avviò il Pavoni in persona, che non si mosse quasi mai da Brescia, ma i suoi religiosi trovarono prima a Milano (1870) e poi a Monza (1872) il terreno favorevole per far rifiorire la pianticella del “Pio Istituto in San Barnaba” (così si chiamava l’Istituto del Pavoni) quando per difficoltà interne e per le leggi di soppressione delle Congregazioni religiose (1866) sembrava che tutto fosse destinato a finire.

Milano, come già accennato, costituisce poi uno snodo fondamentale della storia della Congregazione, una storia travagliata e guidata dalla Provvidenza, che, a partire dalla morte del Fondatore (1 aprile 1849, neppure due anni dopo l’atto di nascita della sua Famiglia religiosa), conobbe momenti veramente drammatici e riprese altrettanto inattese.

Brianzolo e prete ambrosiano era infatti don Luigi Dossi, che nel 1852 si unì ai Figli di Maria di Brescia seguito da un nutrito gruppo di giovani artigiani, che da tempo si erano affidati alla sua guida spirituale. Tra loro c’era anche Luigi Monti che, passato a Roma all’Ospedale Santo Spirito, fonderà una nuova Congregazione, i Concezionisti.

Quando nel 1866 le leggi di soppressione degli Ordini religiosi furono estese ai territori annessi al Regno d’Italia, anche i Figli di Maria furono sciolti e costretti al rimpatrio o al rifugio nel Trentino, allora territorio austriaco. Non persero, tuttavia, la speranza di poter riprendere la vita comune e l’attività. E da Ala (Trento), nel 1870 un gruppetto di Pavoniani arrivò a Milano, aprendo in uno stabile dell’allora via Olocati (ora Conca del Naviglio) un “Istituto degli artigianelli”. L’Istituto di Milano costituì di fatto il modello secondo cui la Congregazione pavoniana andò ristrutturandosi. Monza, Trento, Pavia, Genova furono le tappe di un cammino segnato dalla fondazione di istituti che portavano l’identico nome di “Artigianelli”, entrato nella tradizione pavoniana proprio a Milano.

La presenza pavoniana a Milano vide trasferimenti di sede, da via Olocati a via Alfieri, nella zona di Porta Tenaglia, a via Crespi, la sede attuale; la specializzazione nell’insegnamento delle arti grafiche; la nascita (1934) dell’editrice Àncora, la cui sede centrale fu posta di proposito nel capoluogo lombardo; la cura pastorale della parrocchia di San Giovanni Evangelista… Ma è rimasta immutata la volontà di offrire alla Chiesa e alla società civile il contributo qualificato della tradizione educativa di Lodovico Pavoni.

I Pavoniani oggi

I Figli di Maria Immacolata, più conosciuti come “Pavoniani”, sono una Congregazione religiosa formata da sacerdoti e laici. Oggi sono presenti in Italia, Brasile e Spagna, tre aree geografiche che costituiscono le tre “province” in cui è articolata la Congregazione; sono inoltre in Eritrea, Colombia, Messico, Filippine e Burkina Faso. Le Comunità religiose sono una quarantina, le opere e le attività molte di più.  

Nella linea inaugurata dal Fondatore, i campi di apostolato dei Pavoniani restano anzitutto le varie forme di presenza educativa accanto a ragazzi e giovani, con una attenzione particolare a chi sta vivendo situazioni di disagio familiare: case-famiglia e centri di aggregazione, scuole e centri di formazione professionale. A questi si deve aggiungere la cura pastorale di alcune parrocchie. In Spagna la Congregazione è stata tra i soci fondatori del Centro Español de Solidaridad per il recupero dei tossicodipendenti. In Brasile, accanto a istituzioni scolastiche e “mini-progetti” di sostegno alla formazione anche professionale dei ragazzi, è viva una attenzione particolare ai sordi, che si esprime sia nella cura pastorale loro rivolta, sia nella direzione di un moderno centro per la loro riabilitazione e integrazione, situato nella capitale. Proprio la presa a carico dei ragazzi sordi sta segnando la presenza pavoniana in terra africana, sia in Burkina Faso, con l’avvio di un centro educativo e di una scuola, sia ad Asmara in Eritrea.

La cura di San Lodovico Pavoni per la diffusione della “buona stampa” rivive nella Casa editrice “Àncora”, che con le sue pubblicazioni e una propria catena di librerie ha uno spazio significativo e riconosciuto nel campo dell’editoria cattolica. In occasione della canonizzazione Ancora Editrice ha pubblicato una nuova biografia, L’inventiva dell’amore. San Lodovico Pavoni, scritta da Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1.

In questi ultimi anni, nella generale presa di coscienza del ruolo attivo dei fedeli laici nella Chiesa, è cresciuta la convinzione che a essere “pavoniani”, a condividere spirito, stile di vita e responsabilità apostoliche, possono essere chiamati anche uomini e donne, cui il Signore dona di vivere «con il cuore del Pavoni»: con loro si va costruendo la “Famiglia pavoniana”. Il cammino, iniziato nel 1986, ha il suo punto di riferimento ideale e normativo nel «Documento di base» del 2004, che, oltre alla presenza di “amici e collaboratori”, prevede la figura degli “associati” e degli “aggregati”. Tutto si basa su un «amore filiale» a San Lodovico Pavoni: un uomo di Dio da imitare, da invocare, da amare, da ripresentare, da far conoscere senza falsi pudori; un Santo che ci insegna la fiducia nella Provvidenza, la «cura» dei giovani, la paternità, l’inventiva, anche l’imprenditorialità, l’occhio sul mondo del lavoro, la valorizzazione del laicato.

Info: www.lodovicopavoni.it