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Testimonianze

Quelle parole scritte nel cuore

Due riflessioni sull’importanza della Regola di vita nel percorso di crescita umana e cristiana di un diciottenne

29 Settembre 2013

In occasione della Redditio Symboli i 18enni ambrosiani consegnano la loro Regola di vita nell’Arcivescovo. Che cosa rappresenta questo avvenimento nel percorso di crescita umana e cristiana di un giovane? Ecco due riflessioni.

Testimone nella quotidianità

Santa Caterina Valfurva, luglio 2008, il sole alto nel cielo a vegliare sulle imponenti montagne attorno; fiumi e sentieri che si mescolano nel paesaggio, e i silenzi, intatti, di alcuni giovani impegnati a scrivere la loro Regola di Vita.

Una matita, un foglio e il Vangelo aperto su Matteo (5,14): «Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa».

Non sentivo il bisogno di leggere oltre. Testimonianza era la parola chiave.

L’invito era rivolto proprio a me e compresi – non riesco a spiegarlo in altro modo – che era giunto il momento d’essere testimone del messaggio d’amore di Dio, non solo sulle rassicuranti panche di una Chiesa, ma anche e soprattutto, fuori, nel mondo.

Non un dovere, sia chiaro. Piuttosto un desiderio, una tensione buona difficile da reprimere: essere testimone nella quotidianità, con la preghiera, il servizio e la condivisone. Senza prepotenza e senza vergogna.

Così ricordo che la matita iniziò a scorrere per conferire forma grafica a quello che il cuore, con il suo linguaggio spesso indecifrabile, stava esprimendo chiaramente.

L’impegno della preghiera si concretizzò – e si concretizza tuttora – nell’approfondimento dei libri sapienzali.

L’esortazione del “Qoelet” (4,9) – «Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica» – mi ha spinto invece a mettermi per un certo periodo al servizio di chi ha perso casa, lavoro e affetti, ma non la dignità.

E infine ho scelto di condividere con alcuni bambini la mia passione per il calcio, fondando e allenando una squarta di “pulcini” con lo spirito di accogliere tutti. Da loro ricevo sempre molto più di quanto posso dare: quando corrono confusamente sul tappeto verde, in fondo agli occhi hanno una luce autentica. Mi piace pensare che anche lì si nasconda il sorriso di Dio. Lo stesso che mi accompagna da quell’estate vissuta a Santa Caterina Valfurva.

Alberto Galimberti

Puntare in alto

Ho sentito parlare per la prima volta della Regola di vita nel mio gruppo 18enni di Azione Cattolica a Milano. Ricordo la giornata interamente dedicata proprio a questo tema: riflessioni, preghiere e testimonianze hanno caratterizzato quel giorno, davvero indimenticabile. Così ho deciso di mettermi a scrivere la mia Regola di vita e per questo ho chiesto aiuto a un sacerdote di Milano, don Gabriele.

Ci vedevamo una volta alla settimana per progettare le linee-guida della Regola. Per me era importantissima: ci tenevo talmente che la scrissi a mano, e non al computer. E la mia scrittura la rendeva ancor più “personale”.

Anche la giornata della Redditio Symboli, nel settembre del 2005, è naturalmente ancora viva nella mia memoria. A metà pomeriggio consegnai la mia Regola nelle mani del cardinale Dionigi Tettamanzi, allora Arcivescovo. Mi guardavo attorno e vedevo altri trenta ragazzi, convenuti lì per il mio stesso motivo. Condividevamo qualcosa di grande, di vero, di forte. È stato un momento molto bello ed emozionante.

La mia non era una Regola di vita particolarmente complessa: i consigli e le indicazioni di don Gabriele erano semplici, ma chiari. Per esempio ricordo di aver inserito non solo gli aspetti da migliorare nella mia vita di fede, ma anche e soprattutto i miei punti di forza. Don Gabriele mi ripeteva spesso di partire da ciò che sapevo fare meglio, dai miei pregi, dai miei talenti. Il secondo consiglio era quello di puntare in alto, mai dritto o in basso, sempre in alto. Ma con gradualità. Un passo alla volta. Altrimenti il rischio è quello di scoraggiarsi presto e di non proseguire con la regola.

Il mio percorso in Azione Cattolica è proseguito anche oltre quella serata, tanto che sono diventato responsabile dei 18enni della Zona di Milano. Ho accompagnato tanti ragazzi a fare la mia stessa esperienza: consegnare la propria Regola di vita. Ed è stato molto bello, formativo anche per me.

Massimiliano Magri