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La biografia

Renato Corti, pastore semplice e appassionato

Il profilo del neo-Cardinale: dai primi incarichi in parrocchia e in Seminario alla collaborazione in Curia col cardinale Martini, fino all’episcopato a Novara, si è sempre distinto per dedizione e cordialità

10 Ottobre 2016
Il cardinale Renato Corti

Renato Corti è nato a Galbiate (allora provincia di Como) il 1° marzo 1936 da famiglia di lavoratori. Dopo la scuola elementare passò ai Seminari milanesi, completando progressivamente la sua formazione.

Ordinato prete il 28 giugno 1959 dal cardinale Montini (futuro Paolo VI), fu cooperatore parrocchiale all’oratorio di Caronno Pertusella dal 1959 al 1967. Passò quindi al Collegio arcivescovile di Gorla come direttore spirituale. Nel 1969 si trasferì a Saronno con lo stesso incarico e poi come rettore del biennio del corso teologico, dal 1977 al novembre del 1980, quando fu scelto dall’arcivescovo Martini come Vicario generale. Una nomina che sorprese per la giovane età del candidato, ma che si rivelò quanto mai opportuna perché Corti conosceva i giovani preti e con la dedizione e la semplicità del suo servizio seppe conquistarsi anche il clero più anziano. Ricevette l’ordinazione il 6 giugno 1981. Accanto alle incombenze diocesane fu nominato presidente della commissione Cei per il clero.

Nominato vescovo di Novara, il 19 dicembre 1990, fece l’ingresso solenne il 3 marzo 1991. La Chiesa di Novara aveva vissuto un’esperienza di partecipazione singolare e per molti versi irripetibile, con il XX Sinodo (1988-1990), che aveva diviso la diocesi in zone pastorali territoriali, all’interno delle quali, anche per la progressiva diminuzione del clero, sarebbero poi sorte le “unità pastorali”.

Corti aveva scelto come motto «Cor ad cor loquitur»: una frase coniata da Newman e che esprimeva un programma di attenzione “cordiale” non solo alle comunità, ma alle singole persone.

La prima omelia ebbe come argomento un detto di Paolo: «Vorrei suscitare in voi il desiderio di camminare sulla via del Vangelo». In seguito la sua predicazione, documentata dalla Rivista diocesana, sarà abbondante e avrà particolari inflessioni di stile e di temi a seconda delle persone e ambienti a cui doveva rivolgersi.

Nella festa patronale di San Gaudenzio si è sempre rivolto alla città, proponendo ai cattolici e agli uomini di buona volontà – autorità politiche municipali e provinciali comprese – problemi e puntualizzazioni su aspetti della vita ecclesiale e civile, che richiedevano attenzione e intervento.

Ha dato importanza alla formazione dei giovani con la Lectio divina, con gli esercizi annuali ai diciottenni, alle famiglie e ai fidanzati, seguendo la pastorale della famiglia proposta in diocesi.

Gli stimoli per la vita ed il ministero dei preti sono stati gli argomenti delle omelie del Giovedì santo, della Giornata di Fraternità e delle ordinazioni, rivolti sempre a far emergere qualche aspetto della vita del prete in sintonia con momenti particolari della vita ecclesiale.

Iniziò nel 1993 la visita pastorale. Fu una visita atipica, legata non tanto al controllo burocratico, quanto allo stimolo per coordinare facendo emergere sempre il bene già presente. Al termine di questa, ne compì una seconda per Zone pastorali ormai assemblate nella costituzione di unità pastorali.

Richiesto a collaborare in seno alla Cei, occupò per un decennio la carica di vicepresidente, mentre dette il contributo a livello di Chiesa universale quale membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. E da ultimo fu vicepresidente della Conferenza episcopale piemontese.

Non tralasciò di seguire i sacerdoti novaresi impegnati come preti fidei donum in diverse chiese dell’Africa (Burundi, Tchad) o nell’America Latina (Brasile, Uruguay). Compì diversi viaggi per conoscere quelle Chiese e per portare aiuti e incoraggiamenti a nome della Chiesa novarese.

Si preoccupò della formazione dei giovani sacerdoti e dei Seminari. Stimò e fu sempre vicino alla vita religiosa maschile e femminile, soprattutto presiedendo le professioni. Un segno particolare della sua sensibilità verso le persone più emarginate si può leggere nella premura che ogni anno lo ha portato in carcere per preparare e poi celebrare il Natale e la Pasqua con questi fratelli, bisognosi di attenzione e di vicinanza.

Dal 2011, quando le sue dimissioni per limiti di età alla guida della Diocesi di Novara sono state accolte, vive a Rho (Mi) presso il centro si spiritualità dei Padri oblati missionari.