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Riflessione di una coppia sposata da 43 anni «BISOGNA CAPIRE LE ESIGENZE DELLE FAMIGLIE»

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8 Settembre 2006

di Graziella e Pietro Radaelli
collaboratori del Servizio diocesano per la famiglia

Avevamo accolto con un po’ di perplessità l’ipotesi del nuovo Percorso pastorale diocesano: parlare per tre anni di matrimonio, di famiglia… ci sembrava persino eccessivo; per questo eravamo presenti l’8 settembre al Pontificale della Natività della Beata Vergine Maria in Duomo: volevamo sentire il Cardinale che lo presentava e alla fine, confrontandoci, abbiamo trovato più di un motivo che ci ha fatto superare la perplessità iniziale. Siamo una coppia che conta 43 anni di matrimonio, tre figli, da sempre impegnati nella pastorale familiare.

Ogni inizio anno nelle nostre parrocchie, nei nostri decanati abbiamo sempre parlato di pastorale familiare, di attività per la famiglia vista come oggetto per ricevere iniziative. “Non è matura, non è preparata, è poco disponibile” e così… la pastorale familiare si è sempre espressa, salvo rare eccezioni, solo nel promuovere qualche iniziativa in più e sempre diversa per la famiglia; in aggiunta, ogni parrocchia ha sempre avuta la presunzione di avere in mano “la carta vincente” della pastorale familiare.

Grazie Eminenza! Con “Mi Sarete Testimoni”, prima, ed ora con “L’amore di Dio è in mezzo a noi” ci sta traducendo il significato vero della pastorale, ci sta facendo capire cioè che «la comunione ecclesiale con il Vescovo non possa affatto esaurirsi in dichiarazioni di principio… ma debba tradursi nella concretezza dell’attività pastorale di ogni giorno».

Si parla tanto oggi giorno di famiglia, di matrimonio sia in ambito ecclesiale che civile, forse perché mai nessuna istituzione ha vissuto cambiamenti in tempi così rapidi come la famiglia. Il mettersi a ragionare con calma su “famiglia e dintorni”, senza fretta potrà sembrare scomodo, addirittura incomprensibile all’uomo d’oggi abituato al “tutto e subito” al conoscere tutto in anticipo, ma sicuramente sarà senz’altro utile. Anche di questo la dobbiamo ringraziare, Eminenza.

Il fondamento della relazione uomo-donna, del matrimonio, della famiglia è l’amore. E’ improcrastinabile allora mettere in atto un processo formativo e responsabilizzante perché la famiglia possa svolgere il suo ruolo, che viene prima di qualunque altra cosa: occorre giungere con la gente a condividere la consapevolezza che la famiglia oggi è chiamata a vivere la sua originalità e specificità, cioè, l’amore, quel vino nuovo che Gesù Cristo dona agli uomini a Cana di Galilea, proprio ad una festa di nozze. Vivere l’amore: all’interno, con l’ascolto, il dialogo, la carità; all’esterno, con la testimonianza di vita.

Solo in questo modo si potranno concretizzare, rendendole visibili, le definizioni di matrimonio e di famiglia suggerite dal Magistero: sacramento primordiale (Giovanni Paolo II), chiesa domestica (Vaticano II, LG, n. 11; Paolo VI; Giovanni Paolo II; C. M. Martini; D. Tettamanzi), prima e più importante via della Chiesa (Giovanni Paolo II); èin se stessa buona notizia (Giovanni Paolo II), cellula fondamentale della Chiesa (Giovanni Paolo II), vitale cellula della società (Vaticano II, AA, n. 11; Giovanni Paolo II).

Ascoltare con semplicità la famiglia e illuminarla con la Parola. Bisognerà smetterla di dire alla famiglia cosa deve fare, come quando e dove deve farlo; occorrerà capire le esigenze della famiglia e relazionarsi con esse, con grande discernimento. Ascolto semplice significa comunicare con tanta comunione, ma anche con tanta gentilezza e con grande rispetto, in un’accoglienza vera, cercata ed esercitata tra clero e sposi. Con grande attenzione e con l’intenzione di verificare momenti pastorali particolari quali la visita alle famiglie, la richiesta di sacramenti, l’accompagnamento del dolore e della morte, l’accoglienza delle persone, gli orari delle parrocchie…

Il coinvolgimento del Consiglio pastorale parrocchiale e decanale per individuare la prassi dell’ascolto delle famiglie, sarà più che utile, fondamentale; la Festa della famiglia potrà essere un momento privilegiato dell’ascolto comunitario delle famiglie; mentre un momento conclusivo di sintesi potrà raccogliere il risultato dell’ascolto, utile per l’impostazione futura della pastorale.

“Duc in altum”, prendere il largo. È il comando del Signore a Pietro; si fidano gli Apostoli della parola di Cristo e la pesca fu… una pesca miracolosa (Lc 5, 4-11). «Queste parole risuonano oggi [per la Chiesa Ambrosiana], e ci invitano a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprendoci con fiducia al futuro. Dobbiamo guardare avanti, dobbiamo prendere il largo, fiduciosi nella parola di Cristo!

Ètuttavia importante che quanto ci proporremo, con l’aiuto di Dio, sia profondamente radicato nella contemplazione e nella preghiera. Il nostro è tempo di continuo movimento che giunge spesso fino all’agitazione, col facile rischio del fare per fare. Dobbiamo resistere a questa tentazione, cercando di essere prima che di fare» (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, n. 1 e 15).

Occorrerà, allora, elevare la relazione uomo-donna, il matrimonio, la famiglia al livello di come sono stati pensati, per il suo amore, nella mente del Creatore “in principio” sapendo, comunque, che “l’uomo è fatto di terra”, ma è reso anche aperto e disponibile al suo disegno d’amore.