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31 ottobre

San Maurizio a Vimercate, dove l’architettura apre alla relazione

Messa con l’Arcivescovo per il 25mo della dedicazione del complesso parrocchiale al Beato Andrea Carlo Ferrari. Il vicario don Michele di Nunzio illustra l’originale scelta progettuale e la sua traduzione nella vita pastorale

di Cristina CONTI

26 Ottobre 2017
L'interno della parrocchia di San Maurizio

Martedì 31 ottobre l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, si recherà a Vimercate (MB), dove alle 18 presiderà una celebrazione eucaristica nella parrocchia di San Maurizio (via Cadore 2), che fa parte della Comunità pastorale cittadina Beata Vergine del Rosario. «Proprio il 31 ottobre si festeggiano i 25 anni dalla dedica del complesso parrocchiale al Beato Andrea Carlo Ferrari – spiega don Michele di Nuzio, vicario della Comunità pastorale -. È un anniversario molto importante, un anno giubilare, un motivo di festa. E anche l’occasione per fare un bilancio del nostro cammino».

Ci presenta la parrocchia?
Siamo in Brianza e la struttura della chiesa non è quella tipica. È stata realizzata tra gli anni Ottanta e Novanta, ma si è scelto di costruirla in modo particolare per dare un segno di novità. Per esempio, l’edificio è privo di campanile e si caratterizza dal punto di vista architettonico per l’incontro della linea con la curva, mentre al centro c’è una cupola. Viene quindi realizzata architettonicamente l’idea ecclesiologica del Concilio Vaticano II: quella cioè di una chiesa in cui ci si guarda in faccia gli uni con gli altri, c’è una nuova relazione circolare nella comunità. La zona esterna, inoltre, ha un sagrato con piazzale inferiore, posto quasi tra le case della gente, e un colonnato con due braccia: da un lato ci sono le aule di catechismo, dall’altro l’oratorio, a rappresentare la vita, e al centro l’aula liturgica, fonte e culmine della vita cristiana. Dentro l’aula liturgica, poi, non c’è un progetto iconografico: l’unica icona è l’assemblea e questo aiuta e invoglia a stare in relazione.

E da un punto di vista pastorale questo come si traduce?
Dopo l’inaugurazione della chiesa, nella lettera seguita all’ultima visita pastorale del cardinale Martini, l’Arcivescovo sottolineava l’importanza di tradurre questo stile architettonico innovativo nella prassi pastorale: imparare ciò che fa parte del cammino delle chiese che hanno una storia e una tradizione più lunghe e iniziare un percorso innovativo, che avesse caratteristiche apostoliche, dove le relazioni sono inserite in un contesto improntato alla carità. Siamo diventati Comunità pastorale da poco e dunque dobbiamo sviluppare un rapporto collegiale tra i presbiteri. Alcune dimensioni della vita pastorale devono essere improntate da una forte sinergia, prima tra tutti la pastorale giovanile.

Quali dunque le sfide per il futuro?
La nostra Comunità è stata fondata attorno alla Parola di Dio. Non solo per quello che riguarda l’azione liturgica, ma anche all’esterno. Qui da noi ci sono i ministri straordinari della parola, laici che, in comunione con i presbiteri, in particolari momenti forti, spezzano la Parola con l’esperienza. Nei sabati di Quaresima o nelle veglie come quella di Pentecoste, commentano e introducono le letture, mentre alla domenica fanno animazione. La sfida per il futuro è proprio quella di fare di San Maurizio il centro propulsivo della Parola di Dio a servizio delle sei parrocchie della nostra Comunità pastorale, per crescere insieme nella comunione.