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Milano

Scola a Exodus:
«I vostri spazi sorgente di civiltà»

L'Arcivescovo ha visitato la comunità fondata da don Antonio Mazzi: «sono colpito dal vostro modo di operare, che considero davvero geniale»

di Generoso SIMEONE

11 Dicembre 2014

La droga non è una malattia, ma la conseguenza di un disagio sociale. Le risposte sono la voglia di vivere e l’educazione. Il cardinale Angelo Scola, in visita alla Fondazione Exodus in occasione del trentennale della realtà creata da don Antonio Mazzi, ha fatto suoi i “dogmi” che hanno guidato le attività dello stesso don Mazzi e dei suoi collaboratori dal 1984 a oggi.
«Non conoscevo», ha esordito l’Arcivescovo durante l’incontro con responsabili, operatori e ospiti di Exodus nella sede della Fondazione al parco Lambro , «l’intuizione originaria di don Antonio. Pur seguendo le sue apparizioni in tv e leggendo i suoi articoli sui giornali ritenevo che Exodus fosse una comunità terapeutica come le altre. Invece, grazie all’invito che mi avete fatto ho potuto scoprire il vostro modo di operare, che considero davvero geniale».
È stato don Mazzi, introducendo l’incontro con il Cardinale, a ricordare come trent’anni fa diede vita a Exodus accogliendo i tossicodipendenti del parco Lambro convinto che non fossero dei malati da curare. Il sacerdote ha spiegato il suo particolare metodo di intervento, definito “dell’oratorio”, basato cioè sul farsi carico delle persone ricorrendo agli insegnamenti di don Bosco, vale a dire l’ascolto e l’amicizia.
Don Mazzi ha poi lasciato spazio ai suoi più stretti collaboratori, che hanno raccontato all’arcivescovo gli ambiti di intervento di Exodus. «L’espressione che, più volte, ho sentito da voi citata e che più mi ha colpito», ha poi proseguito Scola, «è stata voglia di vivere. Se c’è un male che affligge il nostro mondo occidentale è quello della povertà spirituale fatta di tristezza, malinconia, depressione e dalla voglia di fuga verso forme che poi diventano disagio. Ecco, penso che la voglia di vivere sia un argine a tutto ciò. Se don Antonio è qui, con i suoi 85 anni, ancora con questa apertura di mente e di cuore è perché ha una ragione di vita che lo fa ripartire ogni mattina».
In trent’anni Exodus si è ingrandita arrivando a comprendere 40 centri sparsi in Italia e all’estero. La Fondazione si occupa in particolare di comunità di accoglienza per persone vittime di dipendenza, progetti di prevenzione con gli adolescenti, attività di volontariato internazionale e iniziative educative rivolte a genitori, insegnanti e studenti.
«Tutti questi spazi che avete disseminato», ha detto nel suo informale e caloroso discorso il Cardinale, «li vedo come sorgente di civiltà. La risposta al disagio voi l’avete chiamata educazione e questa è una scelta straordinaria. Opporre alla società fratturata luoghi e ambiti pratici di conoscenza e ascolto reciproco ci aiuta ad afferrare il senso del vivere. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno».
Nel corso dell’incontro spazio anche a due testimonianze. La prima di un giovane che ha raccontato il suo percorso positivo di uscita dalla droga fino all’attuale presidenza di una cooperativa sociale. La seconda di un 23enne, con già tre anni di carcere alle spalle, che ha spiegato la sua difficile lotta alla precedente vita fatta di violenze e reati.
«Come avete detto anche voi», ha concluso il suo intervento Scola rivolgendosi in particolare ai due ragazzi, «c’è sempre un rimedio a tutto se uno non resta solo. Questo luogo testimonia e documenta che c’è rimedio a tutto. Ed è con l’ascolto che possiamo farcela. L’ascolto manca radicalmente nelle famiglie, nelle scuole, nei quartieri, persino nelle parrocchie. Invece è l’ascolto che ci feconda. Noi abbiamo bisogno di un ascolto di fecondazione. Specialmente nei confronti dei più giovani e degli adolescenti». L’incontro dell’Arcivescovo con don Mazzi ed Exodus è poi terminato con una preghiera nella piccola cappella della comunità.

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