Sirio 26-29 marzo 2024
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Milano

Scola ai nuovi preti: «Da oggi la vostra vita
è data per sempre»

Il Cardinale ha ordinato trenta nuovi sacerdoti in un Duomo gremito di molte migliaia di fedeli. Ai ventisei preti novelli ambrosiani e ai quattro appartenenti ad altrettanti ordini religiosi, l’Arcivescovo ha indicato la necessità di vivere tra la gente con un dono totale di sé

di Annamaria BRACCINI

11 Giugno 2016

«Mandati a tutti, perché condividiamo la vita di tutti, perché le domande dei nostri interlocutori sono le nostre stesse domande. Per il ministro del Vangelo nessuno, ripeto nessuno, è mai lontano. La cultura dell’incontro a cui ci richiama costantemente papa Francesco è nel DNA del Ministro del Vangelo e, ai nostri giorni, è, di fatto, un benefico apporto alla società civile divenuta plurale».

Lo dice, anzi lo scandisce, il cardinale Scola in Duomo di fronte alle migliaia di fedeli che lo ascoltano, ma soprattutto, quasi guardando, a uno a uno, i trenta nuovi sacerdoti che ordina per l’imposizione delle sue mani e la preghiera, poco dopo. Ventisei giovani uomini, da 25 ai 44 anni, espressione della Chiesa ambrosiana e quattro appartenenti alle Famiglie religiose Rosminiana, Francescana dei Frati Minori, dei Servi di Maria e Benedettina.

È uno dei momenti più importanti e attesi dell’anno, è l’Ordinazione presbiterale, in questo 2016, celebrata nella festa di san Barnaba apostolo. In Cattedrale, dove la gente arriva da tutta la Diocesi anche due ore prima dell’inizio del Rito, ci sono tutti per i preti novelli: i familiari, gli amici di parrocchia, i preti che li hanno visti magari nascere, che li hanno accompagnati nella vocazione e coloro che li hanno accolti nelle comunità alle quali sono già stati destinati da Diaconi e in cui rimarranno almeno 5 anni.

Accanto all’Arcivescovo che presiede, concelebrano i cardinali Tettamanzi e Monterisi (nativo di Barletta come uno degli Ordinandi), otto Vescovi, agli ausiliari di Milano cui si aggiungono il Nunzio apostolico in Indonesia, monsignor Filipazzi e il vescovo di Teramo, monsignor Seccia, i Vicari episcopali, i Superiori del Seminario con il rettore, monsignor Di Tolve, il Capitolo Metropolitano e oltre trecento sacerdoti.

Dopo la presentazione e l’“Eccomi” dei Candidati, che risuona in un silenzio carico di emozione tra le navate, l’omelia del Cardinale esprime per intero il significato del «grande dono che tutti i fedeli della Chiesa ambrosiana stanno ricevendo».

«Dio sceglie sempre “per”, perché è la missione che configura compiutamente il volto della persona e profila la personalità emersa nella vocazione. La missione fa compiutamente la persona. La vocazione è solo missione, l’annuncio di Gesù morto e risorto, tutto il resto o è implicato nel cuore di questo annuncio o, al di là di ogni buona intenzione, può diventare deviante», sottolinea Scola.

Una missione che ha un suo stile preciso, la cui cifra è l’espressione di Matteo appena proclamata nel Vangelo – “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” –. «Si tratta di una posizione dell’io che suscita l’indomabile energia di spendere la vita per la gloria del Padre, gloria non astratta perché brilla nell’umanità di Cristo».

Da qui la scelta di un «lasciarsi prendere totalmente a servizio, come presbiteri della Chiesa universale e particolare segnata dai volti di Ambrogio e di Carlo, che domanda adesione libera alla chiamata e all’elezione».

«Dovete, per questo – continua l’Arcivescovo rivolgendosi direttamente agli Ordinandi –, prestare particolare attenzione a un fatto che tutti noi tendiamo a trascurare se non a rimuovere. Il dono del Presbiterato domanda un sì pieno, incondizionato a tal punto che la vostra vita è già, fin da ora, data per sempre, indipendentemente dalle forme che questa consegna potrà rivestire, indipendentemente dalla sua durata, dal quotidiano paziente accompagnamento del popolo di Dio o, addirittura, nel martirio. Senza questa disposizione totale è difficile vivere un ministero tanto difficile nel mondo di oggi».

Insomma, un “Io, ma non più io”, come dice san Paolo, che deve essere la strada maestra dell’essere sacerdoti quali annunciatori del Vangelo immersi nel popolo a cui si è inviati.

E arriva, allora, un richiamo dal Cardinale, da intendere non come un rimprovero, ma come un invito alla riflessione. «L’orizzonte del nostro Ministero è l’intero Popolo di Dio. È questa una tradizione ben radicata da secoli nella storia e nello stile pastorale della Chiesa ambrosiana. Vedo, invece, non senza una certa tristezza, spuntare, in taluni sacerdoti, la tentazione di ritagliarsi, anche in età relativamente giovane, solo qualche aspetto dell’azione pastorale per il quale sono più inclini, come la liturgia, lo studio, la carità o altro. Anche se i tempi e le situazioni richiedono una giusta distribuzione di compiti, sempre si deve vedere che il nostro servizio è a tutto il Popolo di Dio. I pochi tratti biografici della figura di Bàrnaba lo mostrano chiaramente. Se viene meno questo orizzonte integrale, la nostra azione, anche se piena di intensità e di dedizione, rischia di perdere il suo carattere missionario ed il nostro ministero tende a diventare un ruolo».

Anche e soprattutto perché «l’annuncio del Vangelo non conosce esclusioni, è veramente per tutti e per ogni circostanza», evidenzia l’Arcivescovo che, richiamando la presenza dei quattro Ordinandi religiosi, nota la loro significatività «in un unico presbiterio che aiuta tutti a mantenere la radicalità propria dello spirito dei Consigli evangelici».

A questi giovani, ordinati nell’Anno dedicato alla Misericordia, l’augurio, per l’intercessione di Maria, è di poter di mantenere “un cuore di fanciullo, tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal Suo amore”.

Poi, i gesti, sempre suggestivi, della Liturgia dell’Ordinazione, con il “Sì, lo voglio”, le Litanie dei Santi, l’Imposizione delle mani nel silenzio della Cattedrale e la preghiera di Ordinazione, la vestizione degli abiti sacerdotali, l’Unzione crismale e la gioia dello scambio della pace anche con i genitori.

E, prima dell’applauso che suggella la gioia della Celebrazione, ancora un grazie agli ormai preti novelli, «per il coraggio di questa scelta. Teniamo conto che ogni anno, nella nostra Diocesi, muoiono più di cinquanta sacerdoti dopo una vita di dedizione esemplare al popolo di Dio e che il pur notevole numero di ventisei Ordinati è meno della metà di ciò che occorrerebbe.

Sono convinto che almeno il 20% delle ragazze e dei ragazzi hanno pensato, almeno una volta, di dedicarsi a Dio. Chiedo allora a tutti costoro di assumere la responsabilità di capire cosa voglia dire e perché viene nel cuore questa inclinazione che è discreta, nascosta e che, proprio per questo, deve essere compresa e riflettuta. Non trascurate la verifica di tale situazione, parlandone con un adulto, perché in ogni caso sarà un’occasione di maturazione».

Mentre sotto le finestre dell’episcopio si attendono i festeggiati tra striscioni e battimani, in casa, il Cardinale lascia ancora un dono – il ponderoso volume che raccoglie testi di Ratzinger sul sacerdozio, “Annunciatori della Parola e servitori della vostra gioia” – e una raccomandazione paterna: «Non bisogna mai scoraggiarsi di fronte alle prove che comunque passano e nemmeno davanti ai problemi che vengono dal di dentro della nostra fragilità: Ma bisogna parlarne, perché a tutto c’è rimedio: ora comincia la verifica in senso vero, è l’impatto con la realtà che verifica, ma so che siete ben preparati. Partite con gioia e letizia e chiedete sempre tutto ciò di cui avete bisogno».