Share

Inviato del Papa

Scola celebra San Colombano,
l’Europa ha bisogno di lui

Migliaia di fedeli e diversi vescovi a Bobbio (Pc) nel 1400° anniversario della morte del santo monaco pellegrino dall’Irlanda all’Italia

31 Agosto 2015

«Uno dei padri fondatori dell’Europa», così il cardinale Angelo Scola ha definito San Colombaro ieri a Bobbio (Pc), in occasione del 1400° anniversario della morte di questo santo monaco pellegrino dall’Irlanda all’Italia, invitando a considerarlo, al di là delle mutazioni e dei tempi, «un fattore altamente costruttivo per l’Europa assai provata di oggi».

Con l’Arcivescovo di Milano, inviato speciale del Santo Padre, e il cardinale irlandese Sean Brady, erano presenti migliaia di fedeli e diversi vescovi per la giornata conclusiva del XVIII Meeting internazionale delle Comunità colombaniane.

Il cardinale Scola ha tenuto, al termine della solenne celebrazione eucaristica nell’Abbazia di San Colombano, il saluto suo personale e a nome della delegazione pontificia formata anche dal vescovo irlandese Noel Treanor e dall’Abate primate dei benedettini dom Notker Wolf che ha pronunciato l’omelia.

«San Colombano si fece “pellegrino per Cristo”, attraversando terre incolte e ferite da guerre e saccheggi; si prese cura di portare pace e riconciliazione ovunque – ha spiegato Scola -. Fondò abbazie e incontrò potenti senza temere di porsi anche come segno di contraddizione. L’Europa smarrita di oggi può trovare in questa nobile figura di santo buone ragioni di ripresa. Al cuore di questo suo percorso c’è l’esperienza profonda dell’incontro con Cristo. San Colombano fu “evangelizzatore di popoli, padre di monaci e maestro di santi” (dal Prefazio del Proprio). Il suo motto, “Christi sumus, non nostri”, sintetizza il suo volto e la sua opera nella Chiesa e nel mondo».

Nella sua visita di ieri a Bobbio sulla tomba di San Colombano, il cardinale Scola ha inoltre sottolineato: «Nelle sue sei lettere compare l’espressione di un cristianesimo che sia davvero europeo e anche oggi, soprattutto oggi, San Colombano deve essere considerato un simbolo costruttivo, soprattutto per l’Europa assai provata e soggetta a continui mutamenti. L’Europa di oggi ha bisogno di San Colombano – ha continuato – perché non si può ottenere una vera unione se prima gli uomini non intraprendono una ricerca di sé, e il cristianesimo, al di là delle polemiche sulle effettive origini cristiane dell’Europa, rappresenta il sentiero più efficace e uno strumento di unità effettivo. Siamo consapevoli di essere in una società plurale e infatti la nostra è una proposta mirata solo a creare una vita associata e tesa al confronto con ogni visione della vita. L’obiettivo – ha concluso – è che l’Europa possa portare avanti quel compito che la storia le ha affidato e che oggi fa molta fatica a svolgere».

Oltre al vescovo di Piacenza-Bobbio, monsignor Gianni Ambrosio, hanno concelebrato una ventina di vescovi provenienti dall’estero, Irlanda del Nord, Francia, Romania, e dalle regioni settentrionali dell’Italia, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte. Erano presenti anche gli abati di Montecassino e dell’abbazia Sant’Anselmo di Roma, e l’Assistente generale dell’Università Cattolica, monsignor Claudio Giuliodori.