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Brianza

Scola: «Comunicate la fede
e la bellezza del Vangelo»

Il cardinale Scola ha celebrato l’Eucaristia nella parrocchia Santo Stefano di Osnago e ha, poi, incontrato i sacerdoti del Decanato di Merate. Ai fedeli ha chiesto di non dimenticare il dovere di una comunicazione “missionaria” della fede

di Annamaria BRACCINI

9 Febbraio 2014

Una realtà popolare viva con alle spalle profonde radici cristiane. Questa è la comunità che il Cardinale visita, celebrando l’Eucaristia nella parrocchia Santo Stefano a Osnago e incontrando, poi, tutti i sacerdoti del Decanato di Merate. Dà il benvenuto il parroco, don Costantino Prina che ricorda i sedici preti nativi ancora viventi – tra loro anche il cardinale Ravasi e il già arciprete del Duomo, monsignor Manganini – cui si aggiungono ben venticinque religiose.

La tradizione qui è solida – e lo si vede anche dai moltissimi fedeli che affollano la chiesa, con in prima fila i ragazzi che riceveranno i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, il sindaco Paolo Strina e tutta la Giunta comunale –, ma anche a Osnago occorre “passare da una fede di convenzione a una di convinzione”, aggiunge il parroco che cita l’Arcivescovo nella Lettera pastorale. Le parole che il Cardinale pronuncia nell’omelia sono come una risposta ideale a quelle fissate ne “Il campo è il mondo”.

«Oggi non sono tra voi per un evento eccezionale o per festeggiare un anniversario, ma questo rende ancora più significativa la presenza dell’Arcivescovo perché si inserisce in una domenica normale, anche se – nota – un elemento speciale per me esiste ed è il rapporto con il vostro parroco, che a Malgrate, ha accompagnato fino alla morte mia madre e mio padre».

Dalle Letture del giorno si articola la riflessione rivolta direttamente alla Comunità: «Siamo qui perché percepiamo che alla origine del nostro essere, della storia e del mondo c’e un Dio creatore e che questo stesso Dio ha sconfitto la morte».

Una Liturgia centrata sulla fede che ci fa – come dice Paolo nella Lettera ai Romani – “eredi”. Da qui una prima necessità perché pur «senza perdere nulla della nostra storia e tradizione, assumiamo in termini personali il rapporto con Gesù», da vivere con consapevolezza più intima e profonda, pare suggerire l’Arcivescovo in riferimento alla pagine evangelica di Giovanni. L’episodio è quello del funzionario del re che, provato nella sfera degli affetti dalla malattia del figlio, sceglie comunque di credere, affidandosi liberamente a Gesù. «Quell’uomo credette, si mise in cammino e coinvolse tutta la sua famiglia nella fede: così deve essere per noi, in un itinerario che è appunto il passaggio dalla convenzione alla convinzione e che trasforma la nostra parentela di carne nella parentela in Cristo». Nasce, allora, la grande domanda che coinvolge tutto il cuore, anche e forse soprattutto oggi: «Che ne è della fede? Quale il ruolo di Gesù nella vita quotidiana? Nel lavoro, nei rapporti, in famiglia, Gesù e al centro o a lato?». Se tutti siamo ammessi a questa esperienza di vita nuova che inizia con la fede, dobbiamo chiederci se ciò che facciamo ha a che fare con il Signore, anche nelle “perle del fare”, come il Cardinale definisce le due iniziative promosse in paese, “Adotta un famiglia” realizzata in collaborazione con Caritas e Servizi sociali del Comune per sostenere nelle tante difficoltà della crisi attuale e la “Locanda del Samaritano” che accoglie famiglie in difficoltà abitative. Un “farsi prossimo” concreto e certamente rilevante – questo –, frutto di una fede storicamente radicata, ma che deve sempre crescere, come auspica il Cardinale: «Già comunicate il vostro essere cristiani con la carità, con la cultura, con la Catechesi, ma occorre ancora maggiore energia in questa comunicazione missionaria dell’amore gratuito e della bellezza di Dio». Una “Buona notizia” da portare a chi ha perso la strada di casa, a viene da varie parti del mondo del mondo – a Osnago il 10% dei residenti è ormai di origine straniera –, a chi dice di non credere. Chiediamo allora al Signore che aumenti la nostra fede».

E, prima della benedizione finale, il Vescovo conclude rivolgendosi ai più giovani: «Vi porto nel cuore, voi che vi preparate a ricevere Gesù nella comunione sappiate che potete dare del tu a Gesù – se non gli diamo del tu vuol dire che non è una persona viva e la nostra fede si scoraggia – e voi ragazzi della Cresima siate consapevoli che ricevendo lo Spirito santo, vivrete un momento fondamentale. Imparare l’amore per il Signore e comunicare la vita bella del Vangelo con semplicità a scuola, con i coetanei, senza mai abbandonare la parrocchia, è il compito che vi affido. E se qualcuno avesse nel cuore la vocazione a darsi per intero a Gesù sappiate che in diocesi c’è una Comunità che vi attende».

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