Sirio 26-29 marzo 2024
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Milano

Scola: «La meta è l’incontro con Gesù»

Si è svolto questo pomeriggio l’Incontro diocesano con gli adolescenti, culminato nella Veglia di preghiera presieduta in Duomo dall’Arcivescovo

di Simona BRAMBILLA

24 Marzo 2013

«Benedetto XVI quando si è recato in visita ai vescovi lombardi ha definito la Lombardia e Milano in particolare, il cuore credente dell’Europa. Questa affermazione del Santo Padre, cari ragazzi, è per voi. Voi avete davanti la vita. Ma perché questa avvenga dovete capire bene una cosa: ogni uomo, di ogni tèmpo ed età, cammina quando sa bene dove andare, cammina solo se conosce la meta. La stagione della vita che state vivendo è decisiva perché adesso voi dovete imparare la meta». Così, con queste parole, il cardinal Scola si è rivolto nella sua omelia ai giovani lombardi che questo pomeriggio si sono incontrati con il loro Vescovo in duomo in occasione dell’Incontro diocesano degli adolescenti. «Imparare una meta è la conseguenza del fatto che noi nella vita andiamo a tentoni e soprattutto voi giovani – ha continuato l’Arcivescovo -. Ragazzi, la meta è un dono, non la costruiamo noi, c’è una radice della realtà che viene prima di tutto. La metà è l’incontro con Gesù». Il Signore è la meta che guida gli uomini, la roccia che li sorregge, ma lo è solo se la fede entra nella loro vita quotidiana. Il cardinale Scola ha infatti invitato i giovani a vivere la fede anche se il mondo di oggi insegna loro il contrario. «La fede nella scuola, nell’innamoramento, nelle piccole cose di tutti i giorni, inserisce la meta nel quotidiano, dà ordine al cammino – ha spiegato l’Arcivescovo -, ti rende sicuro e man mano che il tempo passa la fede non può più essere un’obiezione». La meta di cui ha parlato il cardinal Scola è l’appiglio certo che i giovani hanno per costruirsi il futuro e non perdersi per strada. E proprio questo l’atteggiamento con cui i ragazzi devono vivere la Settimana Santa che porta alla certezza della resurrezione. Come i discepoli di Emmaus, Cleopa ed Efraim, le cui gesta sono state recitate da due attori sull’altare del duomo, hanno paura, oggi gli uomini, e soprattutto i ragazzi, sono fragili. Ma l’annuncio del Risorto, il fatto che il Signore c’è, aiuta i discepoli e gli uomini di oggi a superare tutte le difficoltà. «Ciascuno di noi come Cleopa ed Efraim ha tentato di nascondersi».
L’Incontro  diocesano degli adolescenti, intitolato “Il fuoco nel cuore” ha portato i ragazzi, nella prima parte del pomeriggio, lungo un cammino che li ha visti, in un primo momento, visitare alcune chiese storiche di Milano per ascoltare la testimonianza dei catecumeni giovani ed adulti che riceveranno il battesimo la notte di Pasqua e in seguito, dopo aver percorso le vie del centro, in altre chiese, più vicine al duomo, dove si sono messi in ascolto di chi ha tradotto la fede in scelte concrete di vocazione e di vita quotidiana. Sei diversi itinerari di altrettanti colori hanno guidato i ragazzi in giro per la città. Coloro che hanno seguito il percorso rosso hanno per esempio dapprima ascoltato le parole di Cristina, giovane catecumena, presso la chiesa di via della Passione e poi hanno conosciuto le gesta di Marcello Candia attraverso le parole di un suo stretto collaboratore nella chiesa di Sant’Antonio abbate. Poco prima dell’ingresso nella Cattedrale presso la Curia arcivescovile si è svolto inoltre un breve incontro con gli educatori per la presentazione del secondo anno del nuovo itinerario diocesano adolescenti “È bello con te” che già in questi mesi ha preso forma dedicando un percorso annuale sul tema dell’”avere”. Come i due discepoli di Emmaus, i giovani, ma anche i loro educatori, si sono messi in cammino per arrivare ad avere una fede profonda e forte come una roccia, nonostante la precarietà del mondo di oggi. E per avere fede e quindi avere una meta, bisogna appartenere alla chiesa. «La chiesa è la modalità per appartenere a Gesù – ha sottolineato l’Arcivescovo prima di consegnare il Vangelo ai ragazzi -.La modalità che valorizza tutte le forme della vita come la scuola, l’amicizia o il futuro. Per appartenere a Cristo si deve appartenere a una comunità precisa identificabile, quella della chiesa».