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Venegono

Scola: maternità e paternità di chi si consacra a Dio

Al Seminario incontro dell’Arcivescovo con giovani seminaristi e consacrati/e in formazione iniziale, ai quali il Cardinale ha parlato di «Vocazione e generatività»

28 Novembre 2016

Nell’ambito delle iniziative annuali predisposte dai Vicariati diocesani per la Vita consacrata, in accordo con gli organismi di coordinamento Cism, Usmi e Ciis, venerdì 25 novembre, presso il Seminario arcivescovile di Venegono, il cardinale Angelo Scola ha incontrato i seminaristi e circa 150 membri degli Istituti di Vita consacrata e Società di Vita apostolica in formazione iniziale, ai quali ha parlato di «Vocazione e generatività».

La riflessione dell’Arcivescovo ha preso spunto da un discorso rivolto da papa Francesco a seminaristi e novizie nel 2013, nel quale il Santo Padre sottolineava che non è cattolico pensare a un prete, un frate o una suora che non vivano una condizione di paternità e maternità nei confronti della propria comunità. Presupposto di ciò, secondo Scola, è il dato della differenza sessuale (attraverso la quale ogni persona impara a riconoscere l’altro e a spalancarsi all’incontro), da assumere pienamente nel percorso spirituale del celibato e della verginità consacrata. L’Arcivescovo ha ribadito che ci si consacra veramente a Dio solo se si assume pienamente il dato della propria mascolinità e femminilità, e si è poi soffermato a descrivere il “mistero nuziale” come intreccio insuperabile di differenza, apertura e dono all’altro e fecondità.

Riferendosi al magistero degli ultimi Pontefici, Scola ha illustrato il rapporto tra uomo e donna come una suggestiva analogia del mistero trinitario. La rivelazione cristiana, ha ulteriormente rilevato, assume pienamente in Cristo il dato della differenza, perché Cristo stesso si iscrive nella polarità sessuale maschile e vive la sua missione come lo sposo che dà la vita per la sposa. La verginità rappresenta l’imitazione del modo con cui Gesù ha vissuto gli affetti e anticipa il modo compiuto di vivere gli affetti nella vita eterna. Da qui – ha precisato l’Arcivescovo – scaturisce la modalità di vivere la maternità e paternità di chi si consacra a Dio. Ma non si deve mai dimenticare che per generare bisogna essere stati generati e per essere padri e madri bisogna non solo essere stati, ma essere tuttora figli, ha concluso il Cardinale: essere generati dall’amore ci rende a nostra volta capaci di trasmettere e di donare vita. Da qui l’importanza di vivere una effettiva appartenenza alla Chiesa.

Dopo un intenso dibattito, seminaristi e consacrati si sono divisi in gruppi di lavoro per approfondire la riflessione dell’Arcivescovo. Poi tutti i partecipanti si sono radunati nella Basilica per un momento di adorazione e la recita solenne dei Vesperi. La conoscenza reciproca si è ulteriormente approfondita nella cena offerta dal Seminario che ha concluso la giornata.