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Intervento

Scola: Papa Francesco,
novità e speranza
per la Chiesa e il mondo

La gioia dell’Arcivescovo di Milano nei confronti del Santo Padre, un grande dono dello Spirito che - come ha sottolineato il Cardinale in occasione della presentazione del suo nuovo libro - riesce a stupire

di Pino NARDI

18 Aprile 2013

«Sono arrivati questi fatti, che per me sono realmente provvidenziali, guidati dallo Spirito: la scelta della rinuncia di Benedetto XVI e il “gioco” dello Spirito ha come aggirato la situazione con l’elezione di Papa Francesco, non l’ha presa frontalmente, ma ha immesso questo grande fattore di speranza e di novità». Con queste parole il cardinale Angelo Scola ha aperto il suo intervento martedì sera in un Auditorium di Milano stracolmo, in occasione della presentazione del suo nuovo libro Non dimentichiamoci di Dio.

«Speranza e novità» esprimono la gioia dell’Arcivescovo di Milano nei confronti del Santo Padre, di questo grande dono dello Spirito, che come ha sottolineato, riesce a stupire gli occhi del mondo. Una riflessione che è proseguita quando Scola ha sostenuto «la straordinaria, intelligentissima umiltà di Papa Benedetto e il “gioco” dello Spirito che mette ora sulla scena la figura di Papa Francesco come un’attuazione di ciò che nella Spe Salvi Benedetto aveva chiamato “la necessità di una speranza affidabile” a cui ci si possa consegnare».

Poi il Cardinale ha letto gli straordinari fatti di queste settimane all’interno di un percorso che parte da lontano e coinvolge soprattutto chi vive in Occidente. Una «speranza affidabile» verso la quale riferirsi «è il problema delle società e delle Chiese europee e italiane, è il problema del nostro popolo, della nostra società civile».

Scola ha condiviso i suoi pensieri personali che ha maturato negli ultimi mesi: «Da dicembre, dopo Natale, ho cominciato ad avere una percezione dolorosa della situazione dell’Europa, anche delle Chiese europee; una percezione di grande stanchezza, di un’incapacità a reggere il compito che tocca all’Europa. Io non sono di quelli che pensano che la grande giovinezza delle Chiese latinoamericane o africane basti. È necessario, ma non basta. C’è una complessità della realtà che l’Europa si porta sulle spalle da tanti secoli, che sembra esserne estenuata».