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Visita pastorale

Scola: «Portiamo lo Spirito che è in noi
in ogni luogo»

Il cardinale Scola ha presieduto l’Eucaristia a Busnago per il bicenetenario della consacrazione della parrocchiale di San Giovanni Evangelista. Ai moltissimi fedeli riuniti ha indicato la necessità di essere quotidianamente testimoni del Risorto

di Annamaria BRACCINI

1 Giugno 2014

«Rimanete fedeli alla vostra grande tradizione di fede, con spirito creativo e aperto al domani». C’è tutta la comunità ad attendere il cardinale Scola che, per festeggiare i duecento anni della riconsacrazione della chiesa di San Giovanni Evangelista è a Busnago. Il gruppo degli sbandieratori “Torre dei Germani”, la piccola sfilata con i costumi medioevali, la banda, il Comitato per il Bicentenario al completo sul sagrato: ogni momento, per la visita dell’Arcivescovo, è stato preparato a lungo e con cura particolare, in questo angolo verde e ancora a misura d’uomo della nostra Diocesi, dove il senso della comunità, appunto, è vivo e la partecipazione alla vita civile, attraverso tante realtà associative, molto vivace. Lo dice il parroco, don Stefano Strada nel suo saluto, in apertura della Celebrazione Eucaristica concelebrata dal decano del Decanato di Trezzo sull’Adda, don Alberto Cereda (il Cardinale incontra, dopo la Messa, tutti i preti del Decanato) e dai Fratelli di Nostra Signora della Misericordia del vicino Collegio Sant’Antonio.

Nella chiesa gremita, con in prima fila il sindaco e il Consiglio comunale, scorrono così i flashs di una storia che ha, proprio nella parrocchiale, il suo cuore. «Fare memoria non vuol dire parlare dei muri o solo dell’anniversario, pur importante, che ci vede riuniti – aggiunge don Strada –, ma significa celebrare l’unità che lega la comunità a Cristo. Questo è il volto del nostro paese che ancora viene in questa chiesa per lodare il Signore, questa è la storia delle pietre vive che noi siamo».

“Pietre vive” di una comunità accogliente e generosa, che dai giorni del terremoto che ha colpito anche la “Bassa”, è anche gemellata con Bondanello di Moglia in diocesi di Mantova, dove maggiori sono stati i danni del sisma, soprattutto nelle chiese.

«L’Arcivescovo è molto lieto di poter celebrare in questo tempio ben curato e adornato di preziosi affreschi e statue, segno dell’amore delle generazioni che si sono succedute. Il nostro convenire di oggi testimonia che la Chiesa siamo davvero noi. Il tempio ci raccoglie, ma il culto vivo del Signore che ci viene incontro è la vera e profonda ragione dell’essere qui a celebrare l’Eucaristia, che ci aiuta, entrando nella Parola di Dio, a ritrovare il ritmo giusto della vita». Così come indicano proprio le Letture, per questa domenica che, in rito romano – officiato in molte parrocchie di questa zona –, solennizza l’Ascensione. Lo nota il Cardinale: «Come i discepoli dobbiamo essere lieti perché il Signore è sempre con noi. Gesù, anche di fronte ai nostri peccati, non ci lascia soli e perduti, ma viene al nostro incontro, assume la nostra natura umana, e offre tutta la sua vita, rimanendo con noi fino alla fine del mondo. Egli è in mezzo a noi e, infatti, l’Ascensione ci prepara alla Pentecoste che celebra la venuta dello Spirito, del Paràclito, attraverso cui la vita della Chiesa si presenta come un Cristo cosmico, di cui noi siamo membra».

Da qui, una prima consegna che il Cardinale lascia alla comunità. «Uscendo dalla chiesa portiamo lo Spirito che è in noi nella nostra vita quotidiana, nel tempo del riposo e del lavoro, nella famiglia, nell’amore coniugale, nella condivisione e nel dolore fisico, nella costruzione della vita sociale, nel mondo del lavoro, nella sopportazione del male morale, nella cruciale educazione dei giovani. Testimoniamo che Cristo non ci abbandona, ma dà un senso e una prospettiva alla vita di ognuno».

Infine, la raccomandazione è espressa con parole paterne: «Siate fedeli all’imponenza di Dio e innovatori nella vostra comunità. Forse l’uomo può costruire una società senza Dio, ma la domanda è un’altra: “costruisce una società giusta senza Dio?”».

Certamente no e, dunque, come cristiani, dobbiamo testimoniare, nonostante i nostri limiti e senza pretese di egemonia, la vita bella che viene dal Vangelo. «Ricordate che avete una grande responsabilità perché la rinascita del Paese parte dalla provincia, dal suo popolo che si ridesta. Sappiate che le vostre molte attività rendono felice l’Arcivescovo che vi invita a continuare con spirito creativo su questa strada». Una gioia che si è fatta evidente nella breve visita, prima della Celebrazione, alla Scuola materna parrocchiale che, affidata oggi a laici, conta 165 bimbi divisi in dieci sezioni, con una decina di educatrici. E, loro, i piccoli, sono, allora, tutti lì davanti al Cardinale, con le mamme e i papà, le maestre.

«Caro Arcivescovo, grazie la bella lettera che ci hai scritto a Natale e, visto che sei molto amico di Gesù, ti chiediamo di ricordare noi e tutti i bimbi del mondo nelle tue preghiere», dicono i bambini, ai quali subito, in un dialogo spontaneo, risponde il Cardinale: «Sono molto contento di essere qui e voglio dirvi subito che il modo con cui Dio vi vuole bene passa attraverso il bene che vi vogliono i vostri genitori e i nonni. Ma questo Dio bisogna pregarlo, promettetemi che lo farete. E quando pregate, fatelo anche per me».

Poi, un pensiero agli adulti: «Le scuole materne sono una delle espressioni più belle della vita della Chiesa e dimostrazione di ciò che i cristiani vogliono fare per il bene della comunità. Ricordiamoci che non vi è nulla di più prezioso che l’educazione dei nostri figli.. Abbiamo bisogno di una scuola davvero libera, perché non è giusto pagare due volte la scuola, quella dello Stato e quella paritaria».