Sirio 26-29 marzo 2024
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L’Arcivescovo ha ordinato in Duomo 36 nuovi diaconi

«Siete per la Chiesa intera un segno di speranza affidabile»

La cerimonia delle ordinazioni diaconali è stata eccezionalmente preceduta dal rito di ammissione dei candidati al diaconato e presbiterato. Lunedì on line le photogallery

di Ylenia Spinelli

1 Ottobre 2011

A distanza di pochi giorni dal suo ingresso in Diocesi, sabato 1 ottobre l’Arcivescovo Scola ha presieduto le ordinazioni diaconali in Duomo.

“ Sono lieto che queste ordinazioni avvengano all’inizio del mio ministero- ha detto il Cardinale- mi ha commosso pensare a voi in questi giorni”.

La celebrazione, iniziata alle 9 del mattino, è stata preceduta dal rito di ammissione dei candidati al diaconato e presbiterato, che tradizionalmente si è sempre svolto l’8 settembre, in occasione dell’apertura dell’Anno pastorale.

I 7 candidati al diaconato permanente e i 20 seminaristi di terza Teologia hanno detto il loro “sì” in risposta alla chiamata del Signore e al desiderio di portare a termine la preparazione in vista del sacramento dell’Ordine.

Dopo la benedizione degli aspiranti, ha avuto inizio la celebrazione per le ordinazioni diaconali (21 diaconi diocesani candidati al presbiterato, 4 giovani del Pime e un frate minore, oltre a 10 diaconi permanenti di cui 8 sposati).

Nell’omelia Scola ha preso spunto dalla lettura del profeta Isaia (“Il Signore mi ha plasmato suo servo dal seno materno” Is 49, 5-6) per ricordare che la vita in quanto tale è vocazione, perché nessuno si è fatto da sé, dunque se “siamo chiamati alla vita, essa deve essere una risposta a Colui che ci chiama”.

Poi l’Arcivescovo si è soffermato sul diaconato come servizio che “investe tutto il modo di pensare e agire della persona” e chiede “che ogni istante della propria vita sia speso a favore della missione della Chiesa”.

Per questo, rivolgendosi in modo particolare ai diaconi sposati, ha ricordato che la vita coniugale e famigliare richiede di essere riplasmata, con l’aiuto ed il sostegno di mogli e figli.

Per i candidati al presbiterato, invece, il dono del diaconato acquista un valore particolare in vista del celibato, “un’esperienza integrale di vero amore- ha tenuto a precisare Scola- senza nessuna mutilazione psichica o spirituale”.

Commentando il Vangelo di Giovanni, dal quale i diaconi permanenti hanno tratto il loro motto “Io sono la vite, voi i tralci. Senza di me non potete far nulla”, l’Arcivescovo si è soffermato su quel “rimanete in me”, ovvero sull’amore che nasce come umile ma decisa risposta all’amore ricevuto.

Infine, ai futuri preti ha augurato che davvero si possa avverare quel “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini”, che hanno scelto come versetto guida nel cammino verso il presbiterato.

E a tutti l’Arcivescovo ha detto il suo personalissimo grazie per la coraggiosa risposta alla chiamata di Dio, aggiungendo: “Siete per la Chiesa un segno di speranza affidabile”.

Dopo l’omelia i diaconi hanno fatto la loro promessa di fedeltà inginocchiandosi davanti all’Arcivescovo, ma il momento più emozionante è stato quello della vestizione. I diaconi permanenti sono stati aiutati dalle rispettive mogli a indossare la dalmatica e la stola, mentre i futuri preti dai loro parroci.

Al termine della celebrazione Scola si è voluto rivolgere ai tanti giovani presenti in Duomo dicendo: “Se c’è qualcuno che sente nel cuore l’inclinazione a dedicarsi a Dio, ha il dovere di prendere l’iniziativa di rivolgersi ai propri sacerdoti per cercare di capire con loro cosa significa”.

All’uscita del Duomo tantissimi amici e parenti venuti da ogni angolo della Diocesi si sono fermati per far festa ai nuovi diaconi con striscioni, cori da stadio e applausi. Un momento di colore, dopo la celebrazione solenne, ma che ha testimoniato l’affetto e la vicinanza di tutta la Chiesa a questi suoi figli “speciali”.