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11 febbraio

Sostenere la famiglia
che accoglie il malato

Si celebra la XX Giornata mondiale: l’impegno della comunità cristiana

di Piero CRESSERI Responsabile Servizio per la Pastorale della salute

6 Febbraio 2012

L’11 febbraio, memoria liturgica delle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes, celebreremo la XXa Giornata mondiale del malato, istituita dal beato Giovanni Paolo II per sensibilizzare i cristiani e la società civile alle tematiche della salute e della malattia, della vita e della morte. Il tema proposto quest’anno dalla Diocesi di Milano, in preparazione al VII Incontro mondiale delle famiglie, riguarderà “L’accoglienza del malato in famiglia” e di conseguenza gli oneri che questa si assume.

Le famiglie spesso gestiscono al loro interno malattie degenerative, critiche e complesse, particolarmente riguardanti i genitori anziani; problema ancora più complesso per i “figli unici”. Di conseguenza, la nostra attenzione, dovrà seguire due percorsi: l’accoglienza e la cura che la famiglia deve offrire al malato e l’accompagnamento umano e pastorale che la comunità cristiana deve avere nei riguardi della famiglia, dato che quando un componente si ammala, il nucleo familiare è sconvolto e profondamente coinvolto nella situazione del congiunto. L’insegnamento evangelico e magisteriale

Gesù nel suo ministero ebbe particolare attenzione non solo per i malati, ma anche per i familiari che in alcuni casi rivestirono il ruolo di “intermediari”. La guarigione della suocera di Pietro: «Ora la suocera di Pietro era afflitta da una grande febbre e lo pregarono per lei» (Lc. 4,38b); gli intermediari gli comunicano la notizia della malattia. Il Figlio/Servo del centurione romano (cfr. Lc. 7,1-10) era malato, perciò anche il centurione soffriva per lui. Gesù guarisce il primo e allieta il secondo, citato come esempio di fede: «Vi dico che in nessuno, in Israele, ho trovato una simile “fede”». Nella guarigione del paralitico calato dal tetto (cfr. Mt. 9,1-8), i parenti si sono fatti carico fisicamente della sofferenza del malato e l’hanno accompagnato, non solo materialmente, ma sorretti dalla loro grande fede. Emblematico è il miracolo concesso alla ragazza posseduta da uno spirito impuro (cfr. Mt. 15,21-28); la madre deve insistere per ottenerlo ma alla fine ottiene da Gesù un grande riconoscimento: «Davvero grande è la tua fede; ti sia fatto come desideri».

Questi insegnamenti del Cristo e i documenti magisteriali invitano la comunità cristiana a estendere l’attenzione alle famiglie dei malati, instaurando rapporti umani e affettivi, sostenendola moralmente perché sappia superare il giustificato sconforto, riservandogli adeguati spazi e tempi.

Come agire da comunità cristiana? Aiutando la famiglia a trasformarsi in nucleo produttore di senso e costruttore di speranza. Alcuni suggerimenti.

* Sensibilizzare la comunità cristiana sul dovere dell’accompagnamento delle famiglie con situazioni gravi di malattia proponendo itinerari culturali per umanizzare la sofferenza. Ricorda Benedetto XVI, nella Spe Salvi: «La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana» (38). Aumentare l’attenzione alla famiglia del malato è un importante strumento per costruire la “cultura della compassione”, prevenendo ogni deriva crudele e disumana nei confronti della vita nella fase terminale.

* Proporre ai giovani la “solidarietà generazionale”, mostrando l’esempio della Madonna che visitò la cugina Elisabetta in avanzata età e bisognosa di assistenza.

* Operare con il metodo dell’“integrazione pastorale”, cioè della “rete”, aprendoci e collaborando con la Caritas, i Ministri straordinari dell’Eucarestia, le associazioni cattoliche di volontariato e la cappellania ospedaliera dove è presente un ospedale. È opportuno mettersi allo stesso tavolo e coordinare le risposte affinché nessuna famiglia rimanga esclusa dalla nostra solidarietà.

* Riservare attenzione anche ai familiari nelle celebrazioni rivolte ai malati.

* Intrattenersi cordialmente, nelle visite al domicilio del malati, non solo con i sofferenti ma anche con i familiari per comprendere i loro bisogni e desideri. Utile strumento comunicativo è la relazione d’aiuto.

La Madonna, la potente mediatrice tra noi e il Signore Gesù, nella cui memoria celebriamo la Giornata mondiale del malato accresca nelle nostre comunità parrocchiali l’amore per il sofferente e per la sua famiglia.

Scola celebra
a Santa Maria di Lourdes

Sabato 11 febbraio, alle 15.30, il cardinale Angelo Scola presiederà l’Eucaristia presso la parrocchia di S. Maria di Lourdes (via Induno 12, Milano). La XX Giornata mondiale del malato ricorda infatti a tutti che accanto a noi vive il fratello fragile e malato. Chi soffre ha diritto all’ascolto, alla comprensione, alla compassione. «Maria Santissima, salute degli infermi e san Carlo ci aiutino a corrispondere all’insegnamento di Gesù».

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