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“Andemm al Domm”

Studenti, genitori e insegnanti uniti
per superare il fossato ideologico

Don Michele Di Tolve: «Come avviene in altri Paesi europei, anche in Italia a tutte le famiglie dovrebbe essere data la possibilità di scegliere la migliore offerta formativa»

7 Aprile 2013

La scuola, statale e paritaria, rischia di uscire dalla crisi con le ossa rotte. E a rimetterci due volte sono proprio quelle famiglie che vogliono per i figli un’istruzione coerente con i propri convincimenti filosofici, morali, religiosi. Per questa ragione la battaglia per la libertà di scelta educativa è diventata una battaglia per il diritto a un’istruzione di qualità, unico investimento ragionevole per il futuro dell’Europa.

Questo tema animerà la 31esima marcia “Andemm al Domm”, in programma sabato 13 aprile a Milano. A sottolineare la prospettiva europea verrà da Parigi il segretario generale della Conferenza episcopale francese, Pierre Marsollier, responsabile dell’orientamento dell’insegnamento cattolico proprio nel Paese europeo che più di altri ha fatto della laicità la propria bandiera. Ma l’aspetto più peculiare di questa edizione della manifestazione è la partecipazione congiunta degli insegnanti, degli studenti e dei genitori, sia della scuola paritaria, sia della scuola statale. Non era mai accaduto prima. Ed è forse il primo, piccolo segnale di un’unione d’intenti che prova a superare un fossato scavato negli anni da contrapposizioni ideologiche.

D’altra parte il momento è drammatico per la scuola senza distinzioni. I tagli alla spesa scolastica imposti dai vincoli di bilancio sono stati pesanti in tutta Europa, come ha ricordato recentemente proprio il commissario europeo per l’Istruzione Adroulla Vassiliou, invitando tuttavia gli Stati pure «in tempi difficili per le finanze nazionali» ad «avere un approccio coerente per gli investimenti pubblici nell’istruzione». Il richiamo riguarda in particolare l’Italia, tra i Paesi che hanno ridotto in maniera più significativa il budget per l’istruzione, insieme a Portogallo, Cipro, Ungheria, Lettonia, Lituania e Grecia (che detiene di gran lunga il record negativo, con un taglio che è arrivato al 17%).

Sull’altare dell’austerity rischia di essere sacrificata non solo la qualità dell’istruzione, ma anche la libertà di scelta educativa. Una prerogativa che già 29 anni fa, con la risoluzione del 14 marzo 1984, il Parlamento europeo riconosceva e chiedeva di rendere effettiva, obbligando gli Stati membri a «rendere possibile l’esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario» e ad «accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento del loro compito». Principio ribadito più recentemente con la risoluzione del 4 ottobre 2012 sull’uguaglianza delle opportunità formative.

Parità che in Italia, secondo la Fidae (la federazione che associa la quasi totalità delle scuole cattoliche italiane) è rimasta una semplice affermazione teorica, dato che, a differenza di quanto hanno fatto altri Stati (persino la laica Francia), la scuola non statale, compresa quella cattolica, non è mai stata sostenuta adeguatamente. Ora, con la crisi economica, i nodi sono venuti al pettine. Pagare le rette per le famiglie impoverite diventa sempre più proibitivo.

«Chiediamo pagamenti dilazionati, offriamo borse di studio. Pur di non aumentare i costi conteniamo il più possibile le spese. In certi istituti addirittura le suore insegnanti o presidi hanno scelto da sempre e ancor più in questo periodo, di rinunciare allo stipendio», sottolinea suor Anna Monia Alfieri, presidente lombardo della Fidae.

Ma è chiaro che occorre una svolta. «Le famiglie che iscrivono i figli alla scuola paritaria sono penalizzate due volte – sottolinea don Michele Di Tolve, responsabile per la Pastorale scolastica dell’Arcidiocesi di Milano -. Oltre a pagare le tasse per un’istruzione di cui non si avvalgono, devono pagare le rette per la scuola che hanno scelto. Così si trasforma la scuola paritaria, anche quella cattolica, in una scuola per ricchi. Invece, come avviene in altri Paesi europei, anche in Italia a tutte le famiglie dovrebbe essere data la possibilità di scegliere la migliore offerta formativa. La concorrenza tra scuole favorirebbe tra l’altro la qualità e consentirebbe allo Stato di risparmiare».

Per paradosso, infatti, il sistema scolastico si regge su una sussidiarietà al contrario. «Oggi le famiglie che, con enormi sacrifici, scelgono la scuola paritaria, finanziano lo Stato consentendogli di risparmiare 4.000 euro ad alunno, per un totale di 6 miliardi di euro all’anno», conclude Maria Chiara Parola della Commissione Matres della Diocesi.