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Testimonianza

Un aiuto per fare il pastore

Il Fascicolo per il piano di manutenzione programmata degli immobili è uno strumento molto utile per la conduzione responsabile della propria comunità

di don Maurizio PESSINA Decano di Bollate

4 Ottobre 2014
Don Maurizio Pessina

Ciò che un prete, soprattutto un parroco, ma anche un responsabile di Comunità pastorali, ha nel cuore, è di essere un pastore e ciò che lo anima è soprattutto l’ansia di evangelizzazione a imitazione del suo Signore e Maestro buon pastore. Anche la cura delle relazioni fraterne, sia con i consacrati, sia con tutto il mondo dei laici, corrisponde al suo animo di pastore; ma tutto questo richiede serenità di spirito, uno spazio ampio di tempo per saper ascoltare, conoscere, riflettere, confrontarsi… Chi però ha compiti pastorali di guida delle comunità, non può dimenticare le sue responsabilità giuridico-amministrative e gestionali. Pur essendo parte integrante della sua missione di pastore, spesso queste responsabilità sembrano confliggere o quanto meno condizionare la passione evangelizzatrice e missionaria del prete diocesano, che talvolta ha la sensazione di sentirsi più manager che “pescatore di uomini”.

Guidare una parrocchia o Comunità pastorale con tutti gli oneri amministrativi è sentito spesso come un peso, sia per la complessità della società in cui siamo inseriti con il continuo cambiamento di normative e il carico di responsabilità civili e inerenti alla sicurezza, sia, non ultimo, per un giustificato senso di inadeguata competenza del prete su molti aspetti che lo riguardano, ma non gli competono.

Ecco perché lo strumento del “Fascicolo per il piano di manutenzione programmata degli immobili”, pensato dall’Ufficio amministrativo della Curia, va certamente considerato uno strumento di grande aiuto nella conduzione responsabile delle comunità parrocchiali e pastorali proprio per sostenere e salvaguardare la figura del pastore in questi ambiti specifici e tecnici della gestione del patrimonio immobiliare, e non solo.

Anzitutto permette il superamento del rischio di una conduzione approssimativa delle strutture di una parrocchia; proprio perché il parroco ha, giustamente, “testa e cuore” nell’impegno dell’evangelizzazione, è portato a pensare che le strutture siano una preoccupazione secondaria e comunque strumentale; tuttavia questo non esime dall’assumersi la responsabilità della loro corretta gestione: anzi, tanto più alta è la missione, tanto maggiore deve essere l’efficienza dei suoi strumenti.

Avere in ordine la documentazione che corrisponde realmente allo stato dell’opera non solo pone al riparo da eventuali responsabilità civili e penali, per le quali si deve sempre coltivare un senso di prudenza e avvertenza, ma è condizione e garanzia per interventi competenti e lungimiranti. 

Lo strumento permette poi la responsabilizzazione e il coinvolgimento serio di laici competenti; il prete non può avere competenze su tutto e l’aiuto derivante da tecnici e professionisti, riuscendo magari a prestarsi in una dinamica di servizio, diventa non solo prezioso, ma opportuno ed è, al tempo stesso, un concreto esempio di corresponsabilizzazione del mondo laicale.

È importante poi uscire dalla logica del risolvere i problemi nell’immediatezza dell’emergenza o del breve periodo e senza una programmazione a lungo termine; le scelte di oggi devono, invece, essere fatte con lungimiranza, per non condizionare inesorabilmente il lavoro di chi verrà dopo di noi.

Un lavoro di questo genere è soprattutto una grande carità fraterna nei confronti dei preti che si succedono alla guida della comunità, perché chi arriva non solo avrà la situazione delle strutture sotto controllo, ma non troverà sorprese di interventi in emergenza con grave dispendio di risorse economiche, e soprattutto si supererà la logica di contrapposizione tra evangelizzazione e suoi strumenti, perché questi ultimi saranno considerati veri strumenti per l’opera propria dei pastori.

Non ultimo, lo strumento diventa fondamentale nell’opera di discernimento pastorale che sempre si deve tenere presente, perché non tutte le strutture sono necessarie, altre possono essere destinate ad altri usi, altre ancora possono essere alienate; l’avere l’esatta conoscenza e ordinata documentazione permetterà di operare nel migliore dei modi.

Nella crescente complessità del compito a cui i preti diocesani sono chiamati a operare, lo strumento che viene offerto è certamente da accogliere come un aiuto importante a cui offrire la massima disponibilità.