Sirio 26-29 marzo 2024
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La storia

Un Carnevale solidale
con i lavoratori stranieri

Due rifugiati politici hanno aperto una sartoria di costumi venduti a prezzi popolari. È il primo passo di un’impresa sostenuta da “Farsi Prossimo” e dall’associazione “Francesco Realmonte”. E c’è chi spera di ricongiungere la famiglia

di Stefania CECCHETTI

10 Febbraio 2013

Quest’anno una cinquantina di bambini milanesi indosseranno un costume di Carnevale davvero speciale. A realizzarlo sono state le mani di due sarti arrivati da lontano, Atai, dall’Afghanistan, e Breyma, dal Ghana. Sono due giovani rifugiati politici che, grazie a una collaborazione tra la cooperativa “Farsi Prossimo” e l’associazione “Francesco Realmonte”, hanno messo in piedi una piccola sartoria di costumi di Carnevale al prezzo popolare di 15 euro.

Che dire? L’idea è geniale: le mamme risolvono egregiamente (buona qualità, costi contenuti) il problema del Carnevale. I due sarti possono finalmente mettere a frutto una professionalità, senza affrontare il solito muro della diffidenza con cui si scontrano ogni volta che, a un colloquio di lavoro, dichiarano di essere fuggiti dal proprio Paese e di vivere in una comunità.

E infatti l’impresa (sostenuta dalla generosità di tante persone, primo fra tutti il commerciante che ha regalato le stoffe) ha avuto un successone. Ormai le prenotazioni per Carnevale sono chiuse, ma ci sono già richieste perché il laboratorio continui. Si sa, quello dei travestimenti è uno dei giochi preferiti dai bambini tutto l’anno.

Atai è scappato dall’Afghanistan quando era piccolo, si è sposato in Iran ed è venuto in Italia, perdendo le tracce della sua famiglia per molti anni. Adesso li ha ritrovati, ma non si sono potuti ancora ricongiungere: «Lavorare per i piccoli mi fa pensare ai miei due figli che non vedo da tanto tempo – ha detto -. Sono contento perché con questi costumi facciamo felici dei bambini. Un giorno anche i miei saranno qui e potranno festeggiare il Carnevale».

Il pensiero della famiglia è il primo anche per Breyma, che in Ghana aveva una moglie e due bimbi, oltre che una sartoria di sua proprietà. Per motivi religiosi è stato costretto a fuggire. Dopo varie vicissitudini il nucleo familiare si è ricostituito in Italia, anche se ancora non vivono sotto lo stesso tetto: «Non sono venuto qui per cercare soldi e lavoro – spiega – ma per la libertà e per stare insieme ai miei. Però è importante lavorare, proprio per sostenere la mia famiglia. Per loro farei qualsiasi mestiere, ma sono un sarto e sono molto contento di aver potuto dimostrare quello che so fare».

La Francesco Realmonte Onlus è nata nel 2009 in memoria di un professore di Diritto dell’Università Cattolica, che nella sua vita si era speso per i diritti dei bambini e dei più deboli. Opera su diversi fronti: dalla formazione per animatori di oratori in Mozambico, al sostegno alla cooperativa di vedove lavoratrici in Sri Lanka, l’Associazione si muove comunque nell’ambito della formazione e nell’ottica della “resilienza”, cioè la capacità dell’individuo di adattarsi alle situazione di difficoltà sia appoggiandosi a una rete di sostegno esterna sia facendo affidamento sulle proprie risorse.

Come spiega Francesca Serio, un master in Relazione di aiuto alle spalle, impiegata presso l’Associazione: «La sartoria per bambini fa parte di “Punto a capo. Sos studenti”, progetto nato per rispondere alle esigenze di tanti giovani stranieri che fanno fatica ad orientarsi in una città dalle molte opportunità e dai pochi servizi. A loro dedichiamo un luogo di incontro in una struttura messa a disposizione dalla Cattolica, in zona Ticinese. E poi alcune attività, come il sostegno nello studio e nell’apprendimento dell’italiano, uno sportello di counselling psicologico, percorsi di orientamento lavorativo».

Si spera che “Carnevale solidale” sia solo il primo passo per realizzare un laboratorio stabile, che organizzi corsi di taglio e cucito. Il sogno è quello di riuscire a diventare un’impresa commerciale per produrre abiti di sartoria, non solo di Carnevale.