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Vaticano

Un nuovo passo per «accompagnamento differenziato» delle famiglie

Reso pubblico l’Instrumentum laboris per la XIV Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma in ottobre. È il frutto della “Relatio Synodi” dell’assemblea del 2014

23 Giugno 2015

Un «nuovo passo» per un «accompagnamento differenziato» delle famiglie, particolarmente quelle ferite e fragili, tramite un «discernimento prudente e misericordioso» e «la capacità di cogliere nel concreto la diversità delle singole situazioni». È l’Instrumentum laboris per la XIV Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, reso pubblico oggi. Il testo è frutto della Relatio Synodi, di cui ampie parti vengono confermate, integrata dalle risposte ai Lineamenta, oltre che da «osservazioni» e «importanti suggerimenti» da parte di «varie componenti delle Chiese particolari, organizzazioni, aggregazioni laicali e altre istanze ecclesiali» e accademiche. Tre le parti del documento, che mostrano la «continuità» tra la fase straordinaria e quella ordinaria del Sinodo, in programma a ottobre: «L’ascolto delle sfide sulla famiglia», «Il discernimento nella vocazione familiare» e «La missione della famiglia oggi». Il secondo momento del Sinodo, spiega il cardinale Lorenzo Baldisseri nella presentazione a proposito del tema dell’Instrumentum laboris – «La vocazione e la missione della famiglia nel mondo contemporaneo» – intende «offrire alla Chiesa e al mondo contemporaneo stimoli pastorali per una rinnovata evangelizzazione».

Il «nuovo passo» «parte dall’ascolto delle sfide sulla famiglia» per delinearne la sua missione «in uscita», partendo dalla consapevolezza che «in un mondo spesso segnato da solitudine e tristezza, il Vangelo della famiglia è una buona notizia». «Per la Chiesa si tratta di partire dalle situazioni concrete delle famiglie di oggi, tutte bisognose di misericordia, cominciando da quelle più sofferenti». L’icona è quella di Gesù che accompagna i discepoli di Emmaus: «A volte – si legge nell’Instrumentum laboris a proposito dell’«accompagnamento sapiente e differenziato» – occorre rimanere accanto e ascoltare in silenzio; altre, porsi davanti per indicare la via su cui procedere; altre ancora, stare dietro per sostenere e incoraggiare». In una parola, «la Chiesa fa proprie, in un’affettuosa condivisione, le gioie, le speranze, i dolori e le angosce di ogni famiglia».

«Percorsi» e «centri specializzati» nelle diocesi per famiglie in difficoltà

«Di fronte all’insorgere della difficoltà, anche grave, di custodire l’unione matrimoniale, il discernimento dei rispettivi adempimenti e delle relative inadempienze dovrà essere lealmente approfondito dalla coppia con l’aiuto della comunità, allo scopo di comprendere, valutare e riparare quanto fu omesso o trascurato da entrambe le parti». È una delle indicazioni pastorali dell’Instrumentum laboris, in cui si auspica che «nelle diocesi si promuovano dei percorsi di coinvolgimento progressivo per le persone conviventi o unite civilmente». Il testo conferma l’impostazione della Relatio Synodi, riguardo all’approccio pastorale da tenere verso le persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e risposati o che semplicemente convivono, e propone di «istituire centri specializzati dove sacerdoti e/o religiosi imparino a prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle ferite, e si impegnino ad accompagnare il loro cammino nella comunità cristiana, la quale non è sempre preparata a sostenere questo compito in modo adeguato».

Ruolo delle donne anche «nella formazione dei ministri ordinati»

«Può contribuire al riconoscimento del ruolo determinante delle donne una maggiore valorizzazione della loro responsabilità nella Chiesa: il loro intervento nei processi decisionali; la loro partecipazione, non solo formale, al governo di alcune istituzioni; il loro coinvolgimento nella formazione dei ministri ordinati». È una delle novità dell’Instrumentum laboris, in cui è inserito un paragrafo apposito sul «ruolo delle donne», partendo dalla consapevolezza che «la condizione femminile nel mondo è soggetta a grandi differenze che derivano da fattori culturali». Nei Paesi occidentali, per esempio, «l’emancipazione femminile richiede un ripensamento dei compiti dei coniugi nella loro reciprocità e nella comune responsabilità verso la vita familiare». Il «desiderio del figlio a ogni costo», di fatto «ha aggravato la diseguaglianza fra donne e uomini», mentre nei Paesi in via di sviluppo «allo sfruttamento e alla violenza esercitati sul corpo delle donne spesso si aggiungono aborti e sterilizzazioni forzate», e pratiche «estremamente negative» come l’utero in affitto e il mercato dei gameti embrionali.

«Ampio consenso» su nullità, nelle diocesi «servizi» gratuiti per «coppie in crisi»

C’è «ampio consenso» tra i padri sinodali «sull’opportunità di rendere più accessibili e agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale». A renderlo noto è l’Instrumentum laboris, che contiene la proposta di «istituire nelle diocesi un servizio stabile di consulenza gratuita». Nelle diocesi, è la proposta nel dettaglio, devono essere «garantiti, in maniera gratuita, i servizi di informazione, consulenza e mediazione collegati alla pastorale familiare, specialmente a disposizione di persone separate o di coppie in crisi». «Un servizio così qualificato – si legge nel documento – aiuterebbe le persone a intraprendere il percorso giudiziale, che nella storia della Chiesa risulta essere la vita di discernimento più accreditata per verificare la reale validità del matrimonio». Necessario, a questo proposito, «un incremento e un maggior decentramento dei Tribunali ecclesiastici, dotandoli di personale qualificato e competente». Circa la «doppia sentenza conforme» per ottenere la nullità del vincolo, c’è «convergenza» sul suo «superamento»: viceversa, «non riscuote unanime consenso la possibilità di un procedimento amministrativo sotto la responsabilità del vescovo diocesano».

Su divorziati risposati far cadere «esclusioni»

«Dal momento che questi fedeli non sono fuori dalla Chiesa, si propone di riflettere sull’opportunità di far cadere queste esclusioni: è quanto si legge nell’Instrumentum laboris a proposito dei divorziati risposati civilmente, nei confronti dei quali – sulla linea della Familiaris consortio – «vanno ripensate le forme di esclusione attualmente praticate nel campo liturgico-pastorale, in quello educativo e in quello caritativo». «Sempre per favorire una loro maggiore integrazione nella comunità cristiana – si legge nel testo – occorre rivolgere un’attenzione specifica ai loro figli, dato l’insostituibile ruolo educativo dei genitori, in ragione del preminente interesse del minore». Tuttavia, «è bene che questi cammini di integrazione pastorale dei divorziati risposati civilmente siano preceduti da un opportuno discernimento da parte dei pastori circa l’irreversibilità della situazione e la vita di fede della coppia in nuova unione». Serve, inoltre, «una sensibilizzazione della comunità cristiana in ordine all’accoglienza» di queste persone, da realizzarsi secondo «una legge di gradualità rispettosa della maturazione delle coscienze».

«C’è un comune accordo sull’ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del vescovo, per i fedeli divorziati risposati civilmente che si trovano in situazione di convivenza irreversibile». L’Instrumentum laboris, sempre in riferimento alla Familiaris consortio, suggerisce «un percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza». Altri padri sinodali, tuttavia, si precisa nell’Instrumentum laboris, «per via penitenziale intendono un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato». Questo processo, in base a tale proposta, «dovrebbe condurre l’interessato a un giudizio onesto sulla propria condizione, in cui anche lo stesso presbitero possa matura una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e sciogliere in modo adeguato alla situazione».

Quanto alla prassi matrimoniale delle Chiese ortodosse, nel testo si fa notare che «deve tener conto della diversità di concezione teologica delle nozze»: la prassi di benedire le seconde unioni, infatti, va intesa «come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unità del matrimonio». Questa benedizione, si precisa nell’Instrumentum laboris, «è di per sé una celebrazione penitenziale per invocare la grazia dello Spirito Santo, affinché sani la debolezza umana e riconduca i penitenti alla comunione con la Chiesa».

«Non esiste» matrimonio gay, più «attenzione» nelle diocesi

«Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia»: è la posizione della Chiesa sulle unioni gay, ripresa dalla lettera in materia della Congregazione per la dottrina della fede, citata sia nella Relatio Synodi che nell’Instrumentum laboris. «Ogni persona – l’approfondimento del documento odierno – indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società». «Sarebbe auspicabile – la proposta – che i progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone». Poi la parte più “politica”, ripresa dalla Relatio Synodi: «È del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscono il “matrimonio fra persone dello stesso sesso”».

Adozione e affido basati su «differenza sessuale» e «procreazione»

«La realtà dell’adozione e dell’affido va valorizzata e approfondita», partendo dalla «necessità di affermare che l’educazione di un figlio deve basarsi sulla differenza sessuale, così come la procreazione». È quanto si legge nell’Instrumentum laboris, in cui si ribadisce che l’adozione e l’affido hanno «fondamento nell’amore coniugale tra un uomo e una donna, base indispensabile per la formazione integrale del bambino». «A fronte di quelle situazioni in cui il figlio è voluto talvolta per se stessi e in qualsiasi modo – come fosse un prolungamento dei propri desideri – l’adozione e l’affido rettamente intesi mostrano un aspetto importante della genitorialità e della figliolanza, in quanto aiutano a riconoscere che i figli sia naturali sia adottivi o affidati, sono altro da sé e occorre accoglierli, amarli, prendersene cura e non solo metterli al mondo». A proposito di differenza tra uomo e donna, nel testo si ricordano le parole del Papa nell’udienza del 15 aprile: «La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre a immagine e somiglianza di Dio». Nel «disegno creativo» c’è la «complementarietà del carattere unitivo del matrimonio con quello procreativo, nell’ottica della procreazione responsabile e dell’impegno a prendersi cura progettualmente dei figli con fedeltà».

«Ecologia integrale» antidoto a «inequità» ed «esclusione sociale»

Oggi l’«iniquità economica» impedisce alla famiglia «di crescere». È la denuncia contenuta nella prima parte dell’Instrumentum laboris, in cui si elencano i problemi concreti con cui sono alle prese le famiglie nel mondo: «Manca una casa propria; non si generano figli; quelli che ci sono hanno difficoltà a studiare e a rendersi indipendenti: resta esclusa la serena progettazione del futuro». Per superare questa situazione, «è necessario un cambiamento strutturale di prospettiva da parte di tutta la società». «Il sistema economico attuale produce diverse forme di esclusione sociale», si legge nel documento: «Varie sono le categorie di persone che si sentono escluse», e spesso, «gli esclusi sono invisibili agli occhi della società». In questo modo, «l’esclusione sociale indebolisce la famiglia e diviene una seria minaccia per la dignità dei suoi membri»: «Particolarmente preoccupante è la condizione dei figli», che diventano «veri e propri orfani sociali». Di qui la necessità di raccogliere la sfida ecologica, come esorta a fare il Papa nella sua ultima enciclica, in cui auspica «un profondo ripensamento dell’orientamento del sistema mondiale, attraverso una cultura ecologica capace di elaborare un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità». Bisogna approfondire, quindi, tutti gli aspetti dell’«ecologia integrale».

Politiche a favore di famiglie povere e «vittime dell’usura»

«Tra le diverse famiglie che versano in condizioni di indigenza economica, a causa della disoccupazione o della precarietà lavorativa, del numero elevato di figli o della mancanza di assistenza socio-sanitaria, non di rado accade che alcune, non potendo accedere al credito, si trovino a essere vittime dell’usura». È il grido d’allarme contenuto nell’Instrumentum laboris, in cui si suggerisce di «creare strutture economiche di sostegno adeguato per aiutare tali famiglie». «I cristiani – l’invito contenuto nel testo – devono impegnarsi in modo diretto nel contesto socio-politico, partecipando attivamente ai processi decisionali e portando nel dibattito istituzionale le istanze della dottrina sociale della Chiesa». Tale impegno, infatti, «favorirebbe lo sviluppo di programmi adeguati per aiutare i giovani e le famiglie bisognose, a rischio d’isolamento sociale e di esclusione».