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Milano

«“Va tutto bene”,
la parola impronunciabile»

In Duomo il Vicario generale monsignor Mario Delpini ha proseguito il cammino catechetico quaresimale della Via Crucis dal titolo “Stabat Mater dolorosa”. La sua meditazione è stata dedicata alle Stazioni IX, X e XI

5 Marzo 2013

La «parola impronunciabile» – «quella scritta da Frère Christophe poco tempo prima d’essere sgozzato in Algeria… “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”» – è stata il filo conduttore della meditazione tenuta stasera in Duomo dal Vicario generale monsignor Mario Delpini per la terza Via Crucis nell’ambito del cammino catechetico quaresimale “Stabat Mater dolorosa”. La terza tappa – alla presenza dei fedeli delle Zone pastorali VI (Melegnano) e III (Lecco), intitolata “E chinato il capo, consegnò lo spirito” e dedicata alle Stazioni IX, X e XI – è stata presieduta da monsignor Delpini in quanto il cardinale Angelo Scola si trova a Roma per i lavori preparatori del Conclave.

«Forse si potrebbe dire che questo pio esercizio della Via Crucis ha portato il suo frutto se qualcuno tra noi qui in Duomo o qualcuno di quanti partecipano a questa preghiera da lontano, riuscisse stasera a dire la parola impronunciabile e a farne stile di vita», ha sottolineato monsignor Delpini all’inizio della sua riflessione, prima di accostare i patimenti di Cristo sulla Via Crucis a quelli degli uomini e delle donne di oggi, nonché a quelli della Chiesa.

A Gesù che cade la terza volta, ecco allora affiancato «l’uomo, ogni uomo ogni donna», che «cade chi sa quante volte: cadono i martiri sotto i colpi dei carnefici, cadono i giusti nelle insidie spietate di spregiudicati senza scrupoli, cadono i deboli sotto il peso di una vita insostenibile, cadono fragili libertà e ingenue presunzioni nella insidie del tentatore».

E poi Gesù spogliato delle vesti e «l’uomo, la donna, la Chiesa… assediati dalla curiosità scriteriata, dal gusto di umiliare la dignità delle persone, di dare in pasto all’ossessione degli sguardi maliziosi l’intimità che il pudore deve custodire, la frenesia dell’indiscrezione, la consuetudine della calunnia, la malizia dell’insinuazione».

Gesù inchiodato sulla croce è come «l’uomo, la donna, la Chiesa… spesso paralizzati dalla violenza, bloccati nell’inutilità, il bene che fanno è disprezzato, il bene che potrebbero fare sembra che non interessi, le opere giuste, buone, sapienti sono gettate nella grande confusione di una cronaca che non distingue il bene dal male».

Davanti a queste scene – si è chiesto il Vicario generale – «come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”»?. «Risulta irritante, sconveniente, perché oggi… il maestro più ascoltato è quello che insegna a non credere a niente». E invece, dal sangue «dell’innumerevole folla dei martiri dei nostri tempi» possono nascere «cristiani nuovi, che praticando con devozione il pio esercizio della Via Crucis, contemplando la Passione del Signore, sono raggiunti dal dono vivificante, sono attratti da un amore che li trasfigura».

«Va tutto bene finché possiamo ricambiare il male con il bene e continuare ad amare – ha rilevato ancora monsignor Delpini -. Va tutto bene, finché è possibile che la Chiesa abiti la storia degli uomini come segno del Regno, come casa accogliente per tutti i popoli, come parola di profezia e di speranza… Va tutto bene se abbiamo abbastanza sapienza e amore e pazienza per trasformare la vicinanza in solidarietà, la confusione in occasione per dire parole di perdono, l’ultimo respiro in un compimento, il congedo in un ingresso nel paradiso di Gesù…».

E la conclusione: la Via Crucis è vissuta bene se vissuta «come una sequela», attingendovi «la sapienza della croce», accogliendo presso di sé «lo Spirito per rispondere alla sua vocazione e poter dire: vi dico, in piena verità, va tutto bene, finché vivo come Gesù, amo come Gesù, muoio come Gesù, per essere sempre con Lui, nella gloria del Padre».

Il rito è stato arricchito dalla presenza della copia della Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti e animato da testimonianze in poesia e prosa (testi di Olivier Clément; frère Christophe, monaco martire di Tibhirine – Algeria; Pierre Teilhard de Chardin) e accompagnamenti musicali (brani di J. Gallus, G.M. Medica, G.C. Boretti, T.L. De Victoria, L. Migliavacca, J.S. Bach, J. Van Berchem).

La Via Crucis in Duomo si completerà con l’ultima tappa in programma martedì 12 marzo, sempre alle 21. Avrà per titolo “La Madre che sorregge il Figlio” e sarà dedicata alle Stazioni XII, XIII e XIV. Per quella serata sono particolarmente attesi in Cattedrale i fedeli delle Zone IV (Rho) e VII (Sesto San Giovanni).

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