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Educazione

Lettera all’inizio dell’anno ai don, alle famiglie, agli educatori

Serve�la Sapienza di Dio per liberare i giovani dalle dipendenze, che li allontanano dalla famiglia, dalla scuola, dalla Chiesa: fumo, doping, alcol, gioco d'azzardo, bullismo

di Vittorio CHIARI Redazione Diocesi

3 Settembre 2010

Dicono che la poesia sia la vita e chi vive sia sempre poeta. Lasciate che vi pensi tutti poeti perché con i ragazzi e i giovani che vi trovate dinnanzi, se non si è poeti, se non si vede il buono in loro, se non li si trasfigura, diventerebbe duro vivere per voi e per loro.

Proiettandomi nell’anno oratoriano ormai prossimo, riprendo l’augurio che ho scritto in un libro un anno fa. È una poesia di Mario Luzi, mi pare ancora attuale da vivere “in comunione” con chi ha mantenuto viva la passione educativa:

“Vorrei fossimo uniti tutti insieme, figli miei,
per essere una roccia su cui posare il piede
chi arriva e prendere slancio per il volo”.

Uniti tutti insieme – famiglie, Don, scuola, associazioni – saremo per i nostri ragazzi roccia, punto di riferimento e non sabbie mobili, dove il piede affonda e chi arriva non può prendere il volo.

A ben vedere, i nostri ragazzi sono dei gabbiani immobili, ad ali aperte, sospesi nel cielo, in attesa di chi dia loro la spinta per il volo. La spinta è il nostro ottimismo che ci permette di scorgere in loro il gabbiano e non l’anatroccolo nero; la spinta è il nostro lavorare “come squadra”, per avere certezza di non andare in tilt, di fronte alle inevitabili difficoltà che ci riservano. Forse la più comune: il rifiuto delle regole.
Don Bosco, iniziando l’oratorio “per prima cosa ha compilato un regolamento”: quando viene dalla sapienza di un cuore che ama, la regola è un dono.

Altre difficoltà nascono dagli stili di vita che il marketing impone ai ragazzi e ai giovani, le spinte al consumismo, che creano in loro desideri, talvolta compulsivi e tensioni, dubbi e incertezze in noi. Ma non vogliamo arrenderci!
Noi vogliamo essere vivi, per rispondere loro con freschezza di risposta, senza ingrigire la nostra esperienza, togliendo la polvere che inevitabilmente si posa su di noi con il passare del tempo perché non diventi ragnatela che impiglia i loro e nostri sogni.
Forse abbiamo bisogno di ritrovare la Sapienza di Dio per liberarli dalle dipendenze, che li allontanano dalla famiglia, dalla scuola, dalla Chiesa: fumo, doping, alcol, il gioco d’azzardo, il bullismo.

Ma dove trovare la Sapienza? La Sapienza è un dono dello Spirito Santo che ci permette di conoscere il senso della nostra vita, dei suoi valori, delle sue attese, dei suoi problemi, delle sue ansie.
Come tale va invocata, pregata, con parole che la Bibbia stessa ci suggerisce al capitolo 9 del libro detto della Sapienza:

Dio dei Padri e Signore di misericordia,
dammi la Sapienza, inviala dai Cieli santi,
mandala dal tuo trono glorioso.

E’ la Sapienza di Dio che fa gustare il bello, il buono, il vero, che alimenta una cultura dell’uomo, che è fantasia, creatività, invenzione, che è il tentativo di essere umani andando in direzione di chi è dimenticato, senza voce, disatteso nelle sue speranze.
E’ sempre la Sapienza che ci ricorda che un campo ha le sue stagioni. Forse, per pigrizia, oggi, generazioni di uomini e donne, di educatori, perdono gran parte del raccolto mandando a male molte sementi per non avere cura del campo, non arandolo e liberandolo dalle erbe maligne.

In ogni tempo altre generazioni hanno dato da mangiare cibi di frumento o avena o segala o granturco o riso, prodigandosi nel lavoro con incessante fedeltà anche quando pioveva e il tempo tirava al brutto� In altre parole è l’educare o il non educare, che orienta la vita dei nostri giovani.
Come cristiani, siamo chiamati ad essere “agricoltori” avveduti, competenti, considerando il mondo giovanile l’agricoltura del buon Dio, che dobbiamo coltivare.
Abbiamo tra le mani un tesoro educativo, che non possiamo disperdere: quello dei nostri educatori santi che ci hanno preceduto. Non solo quelli da altare ma anche di casa nostra.

La Sapienza invita ad immergerci in questo passato per fare memoria e dare vigore al presente. Ci viene richiesta la Carità educativa che ci porta ad uscire dalle nostre sicurezze, dai nostri ambienti per andare anche “sulla strada”, raccogliendo l’invito del cardinale Dionigi, che ci sospinge alla santità, incontrando anche quelli che maggiormente hanno bisogno di Sapienza e di Speranza. Dicono che la poesia sia la vita e chi vive sia sempre poeta. Lasciate che vi pensi tutti poeti perché con i ragazzi e i giovani che vi trovate dinnanzi, se non si è poeti, se non si vede il buono in loro, se non li si trasfigura, diventerebbe duro vivere per voi e per loro.Proiettandomi nell’anno oratoriano ormai prossimo, riprendo l’augurio che ho scritto in un libro un anno fa. È una poesia di Mario Luzi, mi pare ancora attuale da vivere “in comunione” con chi ha mantenuto viva la passione educativa:”Vorrei fossimo uniti tutti insieme, figli miei,per essere una roccia su cui posare il piedechi arriva e prendere slancio per il volo”.Uniti tutti insieme – famiglie, Don, scuola, associazioni – saremo per i nostri ragazzi roccia, punto di riferimento e non sabbie mobili, dove il piede affonda e chi arriva non può prendere il volo.A ben vedere, i nostri ragazzi sono dei gabbiani immobili, ad ali aperte, sospesi nel cielo, in attesa di chi dia loro la spinta per il volo. La spinta è il nostro ottimismo che ci permette di scorgere in loro il gabbiano e non l’anatroccolo nero; la spinta è il nostro lavorare “come squadra”, per avere certezza di non andare in tilt, di fronte alle inevitabili difficoltà che ci riservano. Forse la più comune: il rifiuto delle regole. Don Bosco, iniziando l’oratorio “per prima cosa ha compilato un regolamento”: quando viene dalla sapienza di un cuore che ama, la regola è un dono. Altre difficoltà nascono dagli stili di vita che il marketing impone ai ragazzi e ai giovani, le spinte al consumismo, che creano in loro desideri, talvolta compulsivi e tensioni, dubbi e incertezze in noi. Ma non vogliamo arrenderci! Noi vogliamo essere vivi, per rispondere loro con freschezza di risposta, senza ingrigire la nostra esperienza, togliendo la polvere che inevitabilmente si posa su di noi con il passare del tempo perché non diventi ragnatela che impiglia i loro e nostri sogni. Forse abbiamo bisogno di ritrovare la Sapienza di Dio per liberarli dalle dipendenze, che li allontanano dalla famiglia, dalla scuola, dalla Chiesa: fumo, doping, alcol, il gioco d’azzardo, il bullismo. Ma dove trovare la Sapienza? La Sapienza è un dono dello Spirito Santo che ci permette di conoscere il senso della nostra vita, dei suoi valori, delle sue attese, dei suoi problemi, delle sue ansie. Come tale va invocata, pregata, con parole che la Bibbia stessa ci suggerisce al capitolo 9 del libro detto della Sapienza:Dio dei Padri e Signore di misericordia, dammi la Sapienza, inviala dai Cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso.E’ la Sapienza di Dio che fa gustare il bello, il buono, il vero, che alimenta una cultura dell’uomo, che è fantasia, creatività, invenzione, che è il tentativo di essere umani andando in direzione di chi è dimenticato, senza voce, disatteso nelle sue speranze.E’ sempre la Sapienza che ci ricorda che un campo ha le sue stagioni. Forse, per pigrizia, oggi, generazioni di uomini e donne, di educatori, perdono gran parte del raccolto mandando a male molte sementi per non avere cura del campo, non arandolo e liberandolo dalle erbe maligne. In ogni tempo altre generazioni hanno dato da mangiare cibi di frumento o avena o segala o granturco o riso, prodigandosi nel lavoro con incessante fedeltà anche quando pioveva e il tempo tirava al brutto� In altre parole è l’educare o il non educare, che orienta la vita dei nostri giovani. Come cristiani, siamo chiamati ad essere “agricoltori” avveduti, competenti, considerando il mondo giovanile l’agricoltura del buon Dio, che dobbiamo coltivare. Abbiamo tra le mani un tesoro educativo, che non possiamo disperdere: quello dei nostri educatori santi che ci hanno preceduto. Non solo quelli da altare ma anche di casa nostra. La Sapienza invita ad immergerci in questo passato per fare memoria e dare vigore al presente. Ci viene richiesta la Carità educativa che ci porta ad uscire dalle nostre sicurezze, dai nostri ambienti per andare anche “sulla strada”, raccogliendo l’invito del cardinale Dionigi, che ci sospinge alla santità, incontrando anche quelli che maggiormente hanno bisogno di Sapienza e di Speranza.