Sirio 26-29 marzo 2024
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Riflessione

Chiamati a essere discepoli
e seminatori di speranza

Alcuni spunti di meditazione offerti dalle catechesi di monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliario di Gerusalemme, e monsignor Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto

di don Maurizio TREMOLADA Responsabile Servizio Giovani

25 Luglio 2013

Non è certamente agevole raggiungere la Paróquia São Benedito di Rio de Janeiro, sede delle catechesi per il nostro gruppo di giovani ambrosiani; eppure la stanchezza dovuta agli spostamenti e alle poche ore di sonno non impedisce a tutti noi di cogliere la bellezza e la profondità degli spunti di riflessione in forma dialogata che ci sono stati proposti per meditare e approfondire il tema della XXVIII Giornata mondiale della Gioventù: “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19).

È difficile riassumere in poche parole quanto ci è stato comunicato: mi limito a indicare alcuni dei passaggi più significativi posti all’attenzione dei giovani italiani in occasione delle prime due catechesi.

Sete di speranza e sete di Dio

Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliario del Patriarcato di Gerusalemme e contestualmente della Diocesi di Emmaus, considerato informalmente il Vescovo di Nazaret in quanto risiede in questa città, occupandosi in particolare dei fedeli cristiani della zona circostante del Patriarcato, ha sottolineato che la Giornata mondiale della Gioventù è da considerarsi un evento di grazia. Con forza ci ha invitati a considerarci uomini benedetti da Dio, chiamati a essere benedizione e portatori di speranza per gli altri. Questo è tanto più urgente in una società contrassegnata dalla sfiducia, in cui, di fronte alle difficoltà della vita, è forte la tentazione di lasciarsi andare alla rassegnazione e alla sfiducia.

A tal proposito ci ha ricordato quanto dicevano Sant’Agostino («la virtù della speranza è quella che ci fa propriamente più cristiani») e Charles Peguy: «La speranza è la sorella minore, la più piccola, ma quella che trascina le altre due (Fede e Carità)».

Posso dire in tutta sincerità che i ragazzi hanno colto con entusiasmo l’invito a essere seminatori di speranza, non contando sulle loro deboli forze, ma facendo affidamento sulla persona di Gesù e sulla sua promessa di non abbandonarci mai, anche nei momenti più bui e oscuri della nostra esistenza.

Essere discepoli di Cristo

Monsignor Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto, autore stimato di numerose pubblicazioni di teologia, filosofia e spiritualità, assai note anche a livello internazionale, ha descritto il recente passato e l’odierno contesto sociale attraverso tre grandi metafore, che hanno catturato l’attenzione e l’immaginazione di tutti i giovani presenti: la luce (il secolo dei lumi, delle ideologie), la notte (il tempo delle passioni tristi), l’aurora (il tempo per l’altro).

Ci ha inoltre parlato dei tre esodi che hanno contraddistinto e caratterizzato la vita di Gesù:
– dal Padre: Gesù è il Figlio, noi siamo amici del Figlio di Dio! Che cosa grande!;
– Da sè: Gesù ha dato la vita per noi; è “uscito” da sé senza farvi ritorno;
– Verso il Padre: è il vivente, il risorto che ha vinto la morte ed è tornato al Padre.

Ha quindi posto ai giovani la seguente domanda, provocatoria e al tempo stesso esigente: «Di fronte a questo grande amore di Gesù per noi, come mettersi in gioco perché il nostro sia un tempo di amore per l’altro da me (l’aurora)?».

In altre parole i giovani e tutti i loro educatori sono stati chiamati a essere veri adoratori di Dio: lasciarsi amare da Dio, pregarlo è la premessa indispensabile perché la vita possa essere spesa per gli altri: servire significa infatti spendersi gratuitamente alla maniera di Gesù, fino alla fine, fidandosi solo di Lui; solo così potremo essere autentici discepoli di Cristo in comunione con tutti gli altri credenti, oltre che testimoni di speranza.