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Rho

L’Arcivescovo al Salone del Mobile. «Alleati e solidali nel lavoro sostenibile per noi e per il pianeta»

La visita e la benedizione alla vigilia dell’inaugurazione del Salone Internazionale del Mobile a Rho Fiera Milano. «Un segno della ripartenza»

di Annamaria BRACCINI

4 Settembre 2021

Il lavoro che riparte, la voglia di ricominciare, la fierezza di chi crede in quello che fa, anche se il più delle volte il lavoro si svolge dietro le quinte di manifestazioni di grande successo come il Salone Internazionale del Mobile. E, poi, la volontà di «essere migliori rispetto a prima della pandemia», impegnandosi per la sostenibilità e la solidarietà.
Insomma, non solo business, anche se il “Salone”, che dal 5 al 10 settembre torna nei grandi spazi di Rho Fiera Milano e nei tanti eventi promossi in città, è un segno importante. Quello, appunto, della ripartenza, sottolineato dalla presenza, all’inaugurazione, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dalla benedizione che l’Arcivescovo ha portato, nel giorno della vigilia dell’apertura della manifestazione, la prima di livello mondiale dopo 18 mesi di inattività della Fiera. Accolto da Enrico Pazzali presidente di Fondazione Fiera Milano, Luca Palermo amministratore delegato e accompagnato da Maria Porro, presidente del Salone del Mobile e Paolo Cantoni vicepresidente di FederlegnoArredo, l’Arcivescovo ha visitato Padiglione 2 con i suoi 200 espositori su un totale di 425 presenti, di cui oltre il 15% stranieri, come provenienti dall’estero saranno il 53% di coloro che hanno già prenotato il biglietto di ingresso. L’attesa, per l’evento, è evidentemente grande negli ariosi spazi del Padiglione – progettato dall’archistar Stefano Boeri, tra piante e installazioni, tutte realizzate con materiali riciclati e riciclabili -, e il lavoro frenetico di ogni vigilia si intreccia con la già evidentissima eccellenza di creazioni di designers affermati, ma anche con quelle delle giovani promesse del comparto che a causa del Covid non hanno potuto laurearsi in presenza e, quindi, mostrare finora concretamente le loro produzioni.
A tutti – ai vertici delle realtà coinvolte, agli imprenditori ed espositori -, ma soprattutto ai lavoratori si rivolge il vescovo Mario che definisce il “Salone” «un luogo di lavoro qualificato e di straordinaria eccellenza».
Il pensiero non può che essere, anzitutto, per il lavoro. «Lavoro che – sottolinea l’Arcivescovo – è spesso nominato come un problema perché non c’è e coloro che sono impegnati nell’organizzazione di esposizioni, eventi, fiere sono tra quelli che più ne hanno risentito. Il lavoro è ricordato, talvolta, dalla cronaca, come un pericolo; talvolta ancora, è sentito come una condanna quando è una costrizione o come una fatica quando non è adeguatamente retribuito. Per questo sono contento oggi perché, a fronte di queste problematiche, qui si ricomincia a dare lavoro, ad apprezzarlo e a farlo diventare un bene per tutta la comunità. Il lavoro vissuto in sicurezza e con sostenibilità, è il segno di questo Salone e diviene così un elemento di fierezza per chi si compiace del risultato del proprio impegno prima ancora che del suo successo commerciale».
Pensando alle centinaia di maestranze che hanno reso possibile la realizzazione concreta del “Salone”, l’Arcivescovo aggiunge. «Alla vigilia dell’inaugurazione, sono qui ringraziare e per dire l’ammirazione e l’incoraggiamento a tutti coloro che lavorano dietro le quinte e che hanno curato quelle sicurezza e sostenibilità che dicono all’Italia e al mondo che dobbiamo ripartire meglio rispetto a ciò che eravamo prima della pandemia, con attenzione alle norme per la prevenzione del virus e alla possibilità di lavorare insieme tra gli operatori, gli Enti e le istituzioni».
«Dio è alleato di chi lavora nel rispetto della persona e dell’ambiente. Questa alleanza non rende facili le cose difficili, ma ci dà la persuasione che abbiamo le energie, la capacità, la voglia di riprendere per il bene comune e per chi è meno fortunato. L’alleanza, la solidarietà tra le persone e la sostenibilità ambientale, per noi e per il mondo, siano le parole su cui scende la mia benedizione».