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Milano e lombardia

Il baby-boom è straniero

Un bambino su tre tra i quattromila nati negli ospedali milanesi in luglio e agosto è figlio di immigrati. Tra le diverse nazionalità, prevalgono gli egiziani, seguiti da filippini e cinesi

di Cristina CONTI

3 Settembre 2008

Quattromila nuovi nati negli ospedali milanesi nei mesi di luglio e agosto. Un dato significativo, soprattutto se si pensa che è straniero un bimbo su tre. La forbice tra figli di italiani e stranieri si è dunque ristretta: nel 2007 l’anagrafe ha registrato 9.156 bimbi con genitori italiani, contro i 2.709 nati da genitori stranieri.

La tendenza estiva si conferma uguale in tutte le cliniche del capoluogo lombardo. Alla Mangiagalli, dove nel mese di luglio ci sono stati ben due parti quadrigemini, il 21% ha genitori stranieri. Alla Melloni-Fatebenefratelli, che ha registrato un aumento delle nascite del 10% rispetto al 2007, i bambini con mamma e papà non italiani salgono al 30%.

Così anche all’ospedale Buzzi, dove la percentuale oscilla tra il 25 e il 35% e al San Paolo, con 378 nati tra luglio e il 15 agosto, di cui un terzo da mamme immigrate. Record anche al San Carlo, dove da giugno è aperto un ambulatorio per mamme cinesi. «Forse proprio per questo motivo, da noi la tendenza è ancora maggiore. Un neonato su due, infatti, ha genitori immigrati», spiega Mauro Buscaglia, primario di ostetricia dell’ospedale. Più 7%, infine, per il Niguarda nei primi mesi dell’anno rispetto al 2007.

Tra le diverse nazionalità, secondo le statistiche, prevalgono gli egiziani, seguiti dai filippini e solo in terza posizione dai cinesi. Una tendenza che si conferma anche nei dati di tutto il 2008. La comunità egiziana, comunque, mantiene il primato assoluto. Ha registrato, infatti, 480 nuovi nati nel 2006, 450 nel 2007 e 285 nei primi sette mesi di quest’anno.

«I dati fotografano una città multietnica dove l’immigrazione è matura. I nuovi nati sono conseguenza dei processi di ricongiunzione familiare, cambia il progetto migratorio per alcuni gruppi etnici. Sono qui non per mandare soldi a casa, ma come parte integrante della città», commenta Francesca Zajczyk, sociologa dell’Università Bicocca.

Continua ad allargarsi anche la forbice tra nuovi nati maschi e femmine: lo scorso anno i fiocchi azzurri nel capoluogo lombardo hanno superato le femmine di 399 unità, 6.182 contro 3.057. Dato che in percentuale si traduce in un più 4%, contro il canonico 1-2%.

Sicuramente l’aumento delle nascite è dovuto anche al fatto che Milano è punto i riferimento anche per l’hinterland. La clinica Mangiagalli, che annualmente supera i 6 mila parti, infatti, per scongiurare la chiusura dell’accettazione ha aperto quest’anno sei posti letto in più proprio per far fronte all’emergenza estiva.