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L’Università Cattolica per una cultura popolare

Domenica 6 aprile l'84� Giornata dell'ateneo del Sacro Cuore, che mette al centro l'attualità della missione della co-fondatrice Armida Barelli

5 Giugno 2008

01/04/2008

Un’occasione per «riflettere sulla radice e sul senso della cultura popolare e sul rapporto tra università e popolarità». Così i vescovi italiani definiscono l’84ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si celebra domenica 6 aprile sul tema “Dedizione, fede e passione: l’impegno per una cultura popolare”.

Al centro della Giornata, l’«attualità della missione» di Armida Barelli, co-fondatrice dell’Università Cattolica (nel 1921) con padre Agostino Gemelli, «testimone autentica e appassionata del legame tra cultura, Vangelo e popolo di Dio», scrive la Cei nel messaggio.

«La sua missione rivolta alle giovani del tempo, chiamate a uscire da un contesto di vita spesso angusto per aderire a una proposta educativa di ampio respiro, capace di renderle più consapevolmente protagoniste nella Chiesa – osservano i vescovi – si è espressa in forme diverse e creative, frutto di una robusta spiritualità unita a un notevole talento organizzativo».

«Attorno all’ateneo che nasceva e che decennio dopo decennio cresceva – scrive il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi – Armida Barelli ha fatto sorgere una larga base popolare, fatta di partecipazione e simpatia, di preghiere, di sostegno offerto sempre con generosità e semplicità», divenendo così testimone del «carattere popolare del cattolicesimo italiano» attuale ancora oggi, come dimostrano i frutti del Convegno di Verona.

Si deve proprio ad Armida Barelli (1882-1952, dichiarata venerabile il 1° giugno 2007), oltre all’istituzione della Giornata, «l’intuizione di far sostenere l’Università da un rete di sostenitori diffusa sul territorio», mediante la costituzione dell’Associazione degli Amici.

«Ogni istituzione di livello universitario, in Italia e in tutta l’Europa – sostengono i vescovi – deve fare fronte a richieste diverse e apparentemente contraddittorie: formare un numero sempre più elevato di giovani, senza mortificare la qualità dell’offerta accademica, garantendo nel contempo una preparazione specialistica di eccellenza agli studenti che dovranno domani assumere compiti direttivi nella società».

L’Università Cattolica «è in prima linea» nell’affrontare questa sfida: nato, infatti, come «evento di popolo», l’ateneo dei cattolici non è mai «venuto meno» a tali «radici», pur senza rinunciare «a progettare percorsi di alta formazione per i giovani che costituiranno la classe dirigente di domani e a proseguire senza sosta nel cammino della ricerca scientifica».

A questo proposito, la Chiesa italiana saluta «con favore» la nascita, all’interno dell’Università Cattolica, dei «centri di ricerca interuniversitari», strutture finalizzate «all’ideazione, allo sviluppo e alla realizzazione di progetti di ricerca e alla promozione di attività e iniziative di approfondimento e alta divulgazione, in risposta alle principali sfide della nostra epoca».

Dedicati a temi «di particolare rilevanza strategica», come «la bioetica, la famiglia, la dottrina sociale della Chiesa, la solidarietà internazionale», secondo i vescovi «offrono un prezioso e peculiare contributo» al “progetto culturale” della Cei. Per i vescovi, l’Università Cattolica «caratterizza il suo servizio alla Chiesa e al Paese nell’essere luogo di formazione e di preparazione professionale e, allo stesso tempo, esperienza educativa per migliaia di giovani ai quali offre non solo una ricca proposta didattica, ma anche accoglienza e ospitalità nei collegi universitari».