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Malpensa, le voci delle imprese e del lavoro

Da Assolombarda a Confindustria, dalle Camere di Commercio ai sindacati, tutti ribadiscono il ruolo strategico dell'hub per l'intero sistema-Paese: no al declassamento, sì allo sviluppo

5 Giugno 2008

15/02/2008

di Andrea GIACOMETTI

Reagisce con forza tutto il mondo dell’impresa, del Nord e nazionale, di fronte ai drastici tagli a Malpensa targati Air France e alla prospettiva di un sbrigativo declassamento del super-scalo. Rispondono all’appello i sindacati confederali, rilanciando lo sviluppo dell’hub. Una grande alleanza dei ceti produttivi del Nord, insomma, scende in campo contro il piano di tagli e declassamento prospettato per il futuro dello scalo.

«Malpensa è un problema nazionale, è un asset strategico – interviene, a nome degli imprenditori, il presidente di Assolombarda Diana Bracco -, non soltanto per i cittadini e le imprese italiane che devono recarsi all’estero, ma anche per far arrivare nel nostro Paese operatori e investimenti esteri».

Continua il leader degli industriali milanesi: «Sono un’ottimista nata, mi piace immaginare un 2015 con l’Expo e un’importante compagnia aerea che abbia fatto di Malpensa il suo hub». D’altra parte, «gli imprenditori lombardi sono pronti a intervenire mettendo la loro faccia per salvare Malpensa», assicura il presidente di Assolombarda.

Le fa eco un’altra donna-leader di Confindustria, la vicepresidente Emma Marcegaglia: «Malpensa è una risorsa e un’opportunità per l’economia del Paese ed è un nodo fondamentale del sistema di trasporto». La Marcegaglia parla di un “sistema” aeroportuale che, oltre a Malpensa e Fiumicino, comprende anche altri importanti e dinamici scali.

Dunque, basta con il vecchio dualismo Malpensa-Fiumicino, sì al superamento di vecchie logiche. «Èdoveroso pensare a come rafforzare l’intero sistema, farlo crescere nel suo insieme – sottolinea la “vice” di Montezemolo -, ma per Malpensa è anche necessario completare al più presto le infrastrutture e migliorare la qualità dei servizi».

Rialza la voce anche il Comitato Malpensa che, in nome dello sviluppo dell’hub del Nord, riunisce le Camere di Commercio di Milano, Novara e Varese: «Occorre mettere al centro del dibattito il dialogo con tutti i territori coinvolti – sottolinea Gianfredo Comazzi, presidente del Comitato Malpensa, nonché della Camera di Commercio novarese -, considerando il fatto che lo scalo non è una risorsa solo lombarda, ma riguarda un bacino più ampio, se non l’intera parte nord-occidentale del Paese».

«La vendita di Alitalia non può coincidere con una svendita di Malpensa, paradossale inversione rispetto agli ingenti investimenti fatti negli anni scorsi», rincara l’Unione Industriali di Varese.

«Giù le mani da Malpensa», sembra lo slogan del mondo del lavoro. Anche i sindacati partecipano al confronto sul futuro dello scalo, consapevoli della posta in gioco: il piano Air France sferra un colpo mortale sul fronte-occupazione.

Le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil esprimono «forte preoccupazione per la salvaguardia dei livelli occupazionali diretti e indiretti presenti nel sistema aeroportuale di Malpensa». I vertici confederali sottolineano soprattutto che «a tutt’oggi non sussistono ammortizzatori sociali in grado di sostenere adeguate politiche attive del lavoro».

Dunque, necessità del rilancio dello scalo e del mantenimento della vocazione intercontinentale. «Malpensa è un nodo infrastrutturale strategico – ribadiscono i sindacati – per lo sviluppo economico della Lombardia e del Nord nel suo complesso». Iniziative che lo mettano in discussione troveranno la ferma opposizione dei lavoratori.