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Milano e Pavia, crescono le prostitute romene

Il rapporto 2007 dell'associazione Lule: sulle strade tra le due province si prostituiscono in media 500 donne e il 27% arriva dall'Est europeo; il racket in mano agli albanesi

5 Giugno 2008

13/02/2008

Ogni giorno sulle strade della provincia di Milano e del Pavese si prostituiscono in media 500 donne: il 35% sono nigeriane e il 27% romene. Il dato emerge dal rapporto 2007 delle attività dell’associazione Lule, che dal 1994 cerca di strappare dalla prostituzione donne di ogni nazionalità offrendo loro un percorso di reinserimento sociale.

«Da alcuni anni sono in costante aumento le prostitute romene – spiega Emanuele Amodeo Zorini, responsabile delle attività di strada dell’Assocazione -. Èun fenomeno iniziato prima dell’ingresso della Romania nell’Unione Europea e andato di pari passo con l’aumento dei flussi migratori da questo Paese».

L’anno scorso le 8 unità di strada dell’Associazione, formate da volontari, hanno percorso in lungo e in largo le strade della zona ovest della provincia di Milano (Abbiategrasso, Castano Primo, Corsico, Magenta, Rho, Pieve Emanuele, Rozzano e S. Giuliano Milanese), della provincia di Pavia e intorno alla città di Monza. Sono riuscite a conoscere direttamente poco più di mille prostitute: a volte si è trattato di un breve colloquio di pochi minuti fra un cliente e l’altro, in altri casi i volontari sono riusciti a parlare più a lungo con la donna, dandole opuscoli che contengono informazioni su salute, contraccezione e diritti e aiutandola in caso di bisogno di una visita medica.

Sono 197 le prostitute che i volontari di Lule hanno accompagnato ai servizi sanitari nel corso del 2007: nella maggior parte dei casi per svolgere analisi del sangue o visite ginecologiche. «Sono giovani partite sane dal loro Paese – aggiunge Zorini -. La vita che conducono sulla strada e le violenze che subiscono finiscono per incidere molto sul loro stato di salute».

Il racket della prostituzione è ancora in mano a clan albanesi, ma si stanno facendo spazio in questo business redditizio anche gruppi di romeni. «Abbiamo notato che su alcune strade in cui non c’era prostituzione ora sono comparse donne romene – spiega Zorini -. In altri casi abbiamo capito che i clan romeni hanno preso in affitto da quelli albanesi alcune postazioni».

Le bande che controllano le ragazze tendono a spostarle di continuo. E così capita che la stessa ragazza sia costretta a prostituirsi un giorno nel Pavese e un altro vicino a Monza. Èuna strategia per offrire ai clienti sempre nuove ragazze e per sfuggire meglio ai controlli delle forze dell’ordine. La prostituzione rende sia di giorno che di notte: il 40% delle prostitute sta sul marciapiede dalle 13 alle 18 e il restante 60% dalle 22 circa fino a notte fonda.

L’associazione Lule oggi può contare sul lavoro di 35 volontari, un assistente sociale, 18 educatrici e due psicoterapeute. Oltre alle unità di strada, gestisce una comunità d’accoglienza per le situazioni d’emergenza, una comunità per ragazze minorenni e due appartamenti nei quali trovano ospitalità le donne che sono quasi al termine del loro programma di reinserimento sociale.

Nel corso del 2007 sono state 49 le donne accolte in comunità (di cui 4 minorenni) e 10 sono riuscite a concludere il loro programma di reinserimento sociale, cominciato qualche anno prima. Su incarico della Provincia di Milano l’associazione Lule gestisce in Lombardia il Numero verde nazionale contro la tratta 800.290.290. Nel 2007 hanno ricevuto 226 telefonate: in 88 casi si trattava di segnalazioni di casi di donne sfruttate e in pericolo. Per 18 di loro, l’associazione è riuscita a intervenire, strappandole dalla strada e inserendole in comunità protette. (d.p.)