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San Donato Milanese, l’asse della solidarietà

Il decano don Alfredo Cermenati illustra le caratteristiche sociali e pastorali del territorio dove l'Arcivescovo ha recentemente concluso la visita pastorale

5 Giugno 2008

26/02/2008

di Cristina CONTI

Tredici parrocchie sull’asse della via Emilia, a sud-est di Milano. Il decanato di San Donato Milanese sorge alla periferia del capoluogo lombardo. Una realtà in continua espansione, in cui il cardinale Tettamanzi si è recato nei giorni scorsi, concludendo domenica la visita pastorale decanale. Ma quali sono i problemi della zona? L’abbiamo chiesto al decano, don Alfredo Cermenati, parroco della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice.

San Donato è un insediamento recente. Qual è la situazione di chi abita in questa zona?
I quartieri sono principalmente residenziali e i livelli sociali sono da un lato medio-alti e dall’altro medio-bassi e con degrado, che talvolta genera anche forme di violenza: ne abbiamo avuto esempi, purtroppo, anche di recente. Nei caseggiati più nuovi ci sono famiglie di età compresa tra i 30 e i 40 anni. In quelli più vecchi, invece, l’età è più avanzata: le persone che hanno deciso di venire a vivere qui, anche in passato, l’hanno fatto appena sposate per allontanarsi dalla frenesia della metropoli e acquistare casa a prezzi più bassi.

Da voi risiedono molti immigrati? E come sono i rapporti con gli italiani? C’è integrazione?
C’è qualche difficoltà con i campi nomadi, stanziati qui intorno. Ci sono poi molti stranieri immigrati. Ma l’integrazione è buona. Possiamo dire che questi quartieri hanno conosciuto da diversi anni il fenomeno. Nelle parrocchie costruite durante il dopoguerra c’erano molti italiani venuti dal Sud in cerca di lavoro e fortuna. Adesso tocca agli stranieri. Questo probabilmente ha incrementato solidarietà e tolleranza.

Oggi si parla molto di nuove povertà. Il fenomeno da voi è presente?
Abbastanza, soprattutto nelle zone più vecchie. Per aiutare chi si trova in questa situazione sono sorti due centri di ascolto della Caritas. C’è anche una casa alloggio per donne con bambini.

Ci sono altre iniziative di volontariato?
Sì. Ci sono gruppi impegnati negli aiuti al terzo mondo. C’è poi, tra le realtà non parrocchiali, la Comunità “Promozione Umana” di don Chino Pezzoli, dedicata ad aiutare i tossicodipendenti. Importante è anche l’associazione culturale Lazzati, che organizza incontri sociali e politici su temi di attualità: molto seguiti e apprezzati da chi abita da queste parti.

Qual è la situazione dal punto di vista pastorale?
Da un anno il decanato è stato suddiviso in due. E questo ha portato a un generale ripensamento delle attività. Durante la visita pastorale dell’Arcivescovo, poi, è morto il parroco di Sesto Ulteriano e questo ha dato modo un po’ tutti di riflettere sull’importanza del clero e sul dramma della mancanza di preti. Per far fronte a questa situazione ciascuno deve impegnarsi in modo intenso nella Chiesa in prima persona. I parroci devono imparare a valorizzare i ministeri laicali. Nel nostro decanato è poi partito il nuovo modello di destinazione di preti e diaconi che prevede il loro inserimento nella vita pastorale della città: un modo per realizzare una pastorale di impegno più unitaria.

Nei mesi scorsi lei ha visitato le comunità parrocchiali di San Donato e San Giuliano Milanese. Che cosa può raccontarci?
Potrei usare tre immagini. La prima è quella dei “Primi passi”: tutti avvertiamo il bisogno e abbiamo il desiderio di guardare in avanti e la disponibilità a fare cammino, ma proviamo incertezze, timori e paure che proprio il cammino da fare ci incute. La seconda è quella del “tesoro in vasi di creta”: mi sono reso conto di quanto bene il Signore non lascia mancare alle nostre comunità, pure segnate da tante fatiche e povertà. La terza immagine è quella di un “sogno sulla Chiesa”: tutti, preti e laici, siamo chiamati a raccogliere questa nuova sfida che chiama a una corresponsabilità allargata e profonda ciascuno di noi, nella accoglienza e valorizzazione dei doni e dei ministeri di ciascuno, perché la missione della Chiesa possa svolgersi con un nuovo slancio.