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Una celebrazione ecumenica nella cappella del reparto femminile

L'iniziativa è promossa dal Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano e si terrà sabato 11 ottobre tra le detenute di San Vittore tra le detenute

6 Ottobre 2008

08/10/2008

di Luisa BOVE

Per la seconda volta a San Vittore si terrà una celebrazione ecumenica promossa dal Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano (Cccm) che al termine dell’Assemblea di Sibiu aveva deciso di portare ai detenuti l’annuncio che “La luce di Cristo illumina tutti”. Anche loro. L’appuntamento è per sabato 11 ottobre alle 15 nella cappella del reparto femminile, «più raccolta e silenziosa», dice don Alberto Barin. Oggi le donne recluse sono una novantina: albanesi, rumene, africane, magrebine, russe, cinesi… Le religioni cristiane più rappresentate sono la cattolica e l’ortodossa.

Alla preghiera parteciperà una delegazione di oltre 20 persone, oltre al coro della Chiesa metodista. Dopo il saluto del cappellano e di Francesca Kaucisvili, presidente del Cccm, seguiranno canti, letture e preghiere. La riflessione sarà affidata alla pastora metodista Eliana Briante, mentre padre Traian Valdman canterà il Vangelo e un membro dell’“Esercito della Salvezza” leggerà le preghiere di intercessione.

Il brano di Genesi 1, 26-31 dà il titolo alla preghiera: “Fatti a sua immagine e somiglianza”. Altro testo di riferimento sarà quello di Luca 13,10-17, in cui «si parla di una donna guarita da Gesù – spiega don Barin -, il quale la fa rialzare e le restituisce la dignità di persona». Quindi due detenute faranno una testimonianza e il coro della Chiesa metodista accompagnerà ogni momento.

Al termine le recluse saranno invitate a compiere un gesto simbolico, cioè a costruire un puzzle, «segno della comunione e dell’unità – dice il cappellano -. Verrà ricomposto nelle sue parti spezzate e divise, per indicare il bisogno di unità interiore, cioè di armonia e di equilibrio», fino a «ricomporre la propria vita, i legami affettivi con gli altri, con i familiari, con la società, di ogni “dentro” e di ogni “fuori”, rimarginando i conflitti».