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Una metropoli che fa dialogare le diversità

Come scovare le ragioni di un camminare insieme, ritrovando radici culturali, gioia di vivere, sentimenti di giustizia e coerenza

15 Dicembre 2008

16/12/2008

di Virginio COLMEGNA
presidente della Casa della Carità

Il dialogo può rinnovare la città. È questo il significativo messaggio che il cardinale Tettamanzi ci ha consegnato nel suo Discorso di Sant’Ambrogio. Avere «una città rinnovata dal dialogo» significa che i suoi abitanti, attraverso la capacità di confronto, possono riscoprire il senso profondo della convivenza e cioè di quello stare insieme basato su legami di amicizia e condivisione.

Èanche nelle diversità, quindi, che possiamo scovare le ragioni di un camminare insieme, ritrovando radici culturali, gioia di vivere, sentimenti di giustizia e coerenza. Una città che fa dialogare le proprie diversità rinnova il suo senso di appartenenza e di servizio riscoprendo la sua capacità di costruzione del bene comune. Una città che sa dialogare comprende anche che l’incontro con la diversità è un’urgenza che può scaturire da una dimensione carica di silenzio, di ricerca e di spiritualità.

Il dialogo non è segno di debolezza, rassegnazione o indifferenza così come non può essere ridotto a polemiche mediatiche. Il richiamo del Cardinale è una richiesta forte per questa città: Milano viene invitata così a dialogare, dando spazio anche a luoghi di silenzio, culto e preghiera, nel dialogo tra le religioni, per ridare valore alle proprie radici spirituali. Questo è anche un messaggio che restituisce fiducia a chi, come noi, opera sui confini per rilanciare una città che non esclude, ma che si misura con la cultura d’appartenenza e di solidarietà.

L’invocazione dell’Arcivescovo è stata avvertita come un richiamo non solo per i credenti, ma anche per tutte le realtà della società civile e delle istituzioni proprio perché capace di misurarsi con le corde più profonde e autentiche. Il Cardinale ci chiede di avere un discernimento spirituale nel guardare gli eventi testimoniando una visione della carità e della fraternità in grado di scompaginare gli schemi.

Così una città diventa ospitale e può gioire perché sa ricostruire, pur nelle posizioni diverse, i legami comuni. Questa sapienza della carità è in grado di sfidare le esclusioni e le divisioni, sa richiamarsi alla giustizia ed essere in sintonia con una domanda di crescita coniugando saperi e competenze. Il messaggio della Chiesa ambrosiana ridà forza al nostro operare quotidiano, spesso faticoso e carico di difficoltà, ed è portatore di una speranza che ha sempre radici anche contemplative.

Una città che si rinnova dalla sua capacità di dialogare è capace di ascoltare l’anima religiosa e spirituale, a prescindere dalle appartenenze, che si esprime nei luoghi di culto. In questo senso le polemiche di corto respiro si sradicano, perché il dialogo invocato non nasce da scontri ideologici. Ecco perché le istituzioni sono sollecitate a questo percorso formativo, culturale e spirituale. Questo Discorso può spronare Milano a ritrovare in sé una grande energia per dare senso al proprio essere comunità.