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Vivere per strada a Milano

Questa la condizione di vita di 700 bambini stranieri immigrati. Lo rivela un rapporto Ismu

15 Dicembre 2008

15/12/2008

di Cristina CONTI

Sono 700 i bimbi immigrati a Milano che vivono per strada. Questi i dati -choc del nuovo rapporto Ismu. La Fondazione di iniziative sulla multietnicità ha dedicato a questo problema uno studio e un libro.

Ragazzini marocchini, albanesi, rumeni, tra i 12 e i 16 anni. Senza famiglia e senza nulla, vivono di stenti e di elemosine e, nella maggior parte dei casi cadono in traffici loschi e finiscono nei guai con la giustizia. Sono oltre 6.500 in Italia, di cui addirittura un sesto in Lombardia.

«Dopo il mare abbiamo fatto un pezzo in treno e dei pezzi a piedi – racconta un ragazzino -. Io ero partito e non sapevo che sarebbe stato così duro. Sono arrivato a Milano con in tasca il numero di telefono di questo ragazzo. Pensavo: muratore, cameriere, che so… Invece dovevo spacciare».

Arrivano in città e se va bene finiscono in qualche centro d’accoglienza, in qualche dormitorio, nelle strutture di pronto intervento del Comune. Qualche volta, ma troppo raramente, finiscono sulla strada di qualche anima buona che li salva. Più spesso cadono nella rete di droga e rapine.

Al carcere minorile Beccaria sono davvero tanti i separated children, ossia i minori stranieri non accompagnati che hanno commesso qualche reato. Secondo l’Ismu il 35% degli adolescenti immigrati dichiara di non sentirsi italiano. Una situazione davvero dura, che spesso viene a confrontarsi con i frequenti episodi intolleranza da parte degli italiani.

Alcuni bambini, infatti, proprio perché stranieri e “sbandati” non vengono aiutati, addirittura, vengono guardati da molti cittadini con paura e insofferenza. «Oggi la pesante situazione economica e lavorativa sta portando a uno scontro molto netto con gli stranieri – commenta la professoressa Elena Besozzi, docente di sociologia interculturale all’Università Cattolica e ricercatrice dell’Ismu -. Diversi anni fa queste persone, infatti, sono venute in nel nostro Paese per fare i lavori che nessuno voleva fare. Adesso il bisogno porta molti italiani ad accettare qualunque tipo di lavoro pur di poter guadagnare qualcosa e si è creata una forte competizione».

Gli immigrati, poi, per essere regolari devono dimostrare il versamento dei contributi, cosa che molti italiani non hanno. La competizione sta diventando davvero alta.