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Rho

«Costruire ponti con i rom»

I sacerdoti e i diaconi del decanato hanno distribuito un documento: «Non affronta solo la questione nomadi perché è di più ampio respiro - dice il decano don Citterio -, in quanto si apre al tema del rispetto nella propria dignità di uomo e donna, l'essere ben integrato nella comunità». Positive le reazioni

di Silvio MENGOTTO Redazione

9 Febbraio 2010

A Rho i sacerdoti e diaconi delle parrocchie, del Santuario, degli ospedali e della casa di riposo, lo scorso 26 gennaio hanno distribuito il documento A proposito delle famiglie rom e non solo. Un testo di profonda riflessione sui segni nel territorio rhodense, che si inserisce nel cammino educativo proposto dalla Chiesa ambrosiana. Un documento che – dice don Giampaolo Citterio, decano di Rho – «non affronta solo il tema dei rom perché è di più ampio respiro, in quanto si apre ai temi dell’abitare bene la città, l’essere rispettato nella propria dignità di uomo e donna, l’essere ben integrato nella comunità».
Cinque le tematiche affrontate: i rom, la sicurezza, la dignità, l’integrazione e l’abitazione. La presenza dei rom in città si è acutizzata dopo i recenti sgomberi effettuati in campi abusivi tra Rho e Cornaredo. Oggi la città vive un particolare disagio: «Si tratta della presenza, nel territorio rhodense, di uomini, di donne e di numerosi bambini rom. Quasi tutte le persone rom vivono in condizioni molto precarie: sono discriminati, esclusi, accusati di crimini infami, costretti ad abitare in ghetti, per integrarsi devono tacere».
Una presenza problematica di fronte alla quale, continua il documento, «il cristiano, ma anche ogni uomo giusto, non nasconde la faccia, non si chiude in trincea per difendere valori astratti o per applicare solo formalmente la legge». Un disagio consapevole della presenza in città di violenze, furti, truffe e vandalismi. Anche per questo nel documento si ritiene «giusto e doveroso che si intervenga per eliminare le paure». Nell’auspicare l’attivazione di un’utile vigilanza diurna e notturna di particolari zone, si esprime una riconoscenza verso le forze dell’ordine. Le ingiustizie, sia di origine italiane sia straniere, devono essere perseguite.
«Non crediamo – continua il documento – che debbano essere criminalizzate le categorie o i gruppi, perché ognuno è persona individuale e responsabile: “Le colpe dei padri non devono ricadere sulla vita dei figli”. Quindi anche nel caso delle persone rom va individuata la singola persona che commette reati e vanno attuate opere di prevenzione e di rieducazione. Come per ogni cittadino». Il cammino educativo è anche un cammino comunicativo altrimenti la paura si traduce in intolleranza aggressiva. Per la dignità stessa delle persone è fondamentale costruire ponti, non muri cementati dai pregiudizi. L’integrazione non si coniuga con l’esclusione. «Occorre avere la pazienza e il coraggio di incontrare la persona singola, di dialogare con chi collabora, di punire e correggere chi sbaglia, di riconoscere la dignità della persona umana».
Si esprime riconoscenza verso chi in questi anni «si è preso a cuore l’attenzione e la cura nei confronti dei molti bambini rom, il loro accompagnamento a scuola. Pensiamo ai volontari che si sono resi disponibili per collaborare nel laboratorio di taglio e cucito e nella scuola di italiano per le donne rom». Per questo è necessaria una saggia integrazione, «che ci sia una paziente opera educativa al rispetto delle regole e all’osservanza delle leggi». Per sviluppare una possibilità reale di integrazione delle famiglie rom il documento intende individuare ragionevoli soluzioni abitative: «Ci appelliamo, anche, a quelle persone sensibili che hanno la possibilità di mettere a disposizione, con un regolare affitto, abitazioni in case o in cortili, senza creare disagi».
Per don Citterio sono buone le reazioni e i commenti al documento ricevuti in questi giorni: «Sono tantissime e di segno positivo, sia quelle esternate a viva voce, sia quelle pervenute per iscritto. Ad oggi sono oltre un centinaio le mail ricevute con apprezzamenti e incoraggiamenti».
Una Chiesa attenta ai segni del territorio: «Ci apriamo con fiducia – prosegue don Citterio – all’accoglienza dell’altro, nel riconoscimento della dignità di ogni fratello e di ogni sorella, da qualsiasi parte del mondo provenga per abitare in questa città che, con la presenza della Fiera e in vista dell’Expo, vive e sperimenta l’apertura alla mondialità». A Rho i sacerdoti e diaconi delle parrocchie, del Santuario, degli ospedali e della casa di riposo, lo scorso 26 gennaio hanno distribuito il documento A proposito delle famiglie rom e non solo. Un testo di profonda riflessione sui segni nel territorio rhodense, che si inserisce nel cammino educativo proposto dalla Chiesa ambrosiana. Un documento che – dice don Giampaolo Citterio, decano di Rho – «non affronta solo il tema dei rom perché è di più ampio respiro, in quanto si apre ai temi dell’abitare bene la città, l’essere rispettato nella propria dignità di uomo e donna, l’essere ben integrato nella comunità».Cinque le tematiche affrontate: i rom, la sicurezza, la dignità, l’integrazione e l’abitazione. La presenza dei rom in città si è acutizzata dopo i recenti sgomberi effettuati in campi abusivi tra Rho e Cornaredo. Oggi la città vive un particolare disagio: «Si tratta della presenza, nel territorio rhodense, di uomini, di donne e di numerosi bambini rom. Quasi tutte le persone rom vivono in condizioni molto precarie: sono discriminati, esclusi, accusati di crimini infami, costretti ad abitare in ghetti, per integrarsi devono tacere».Una presenza problematica di fronte alla quale, continua il documento, «il cristiano, ma anche ogni uomo giusto, non nasconde la faccia, non si chiude in trincea per difendere valori astratti o per applicare solo formalmente la legge». Un disagio consapevole della presenza in città di violenze, furti, truffe e vandalismi. Anche per questo nel documento si ritiene «giusto e doveroso che si intervenga per eliminare le paure». Nell’auspicare l’attivazione di un’utile vigilanza diurna e notturna di particolari zone, si esprime una riconoscenza verso le forze dell’ordine. Le ingiustizie, sia di origine italiane sia straniere, devono essere perseguite.«Non crediamo – continua il documento – che debbano essere criminalizzate le categorie o i gruppi, perché ognuno è persona individuale e responsabile: “Le colpe dei padri non devono ricadere sulla vita dei figli”. Quindi anche nel caso delle persone rom va individuata la singola persona che commette reati e vanno attuate opere di prevenzione e di rieducazione. Come per ogni cittadino». Il cammino educativo è anche un cammino comunicativo altrimenti la paura si traduce in intolleranza aggressiva. Per la dignità stessa delle persone è fondamentale costruire ponti, non muri cementati dai pregiudizi. L’integrazione non si coniuga con l’esclusione. «Occorre avere la pazienza e il coraggio di incontrare la persona singola, di dialogare con chi collabora, di punire e correggere chi sbaglia, di riconoscere la dignità della persona umana».Si esprime riconoscenza verso chi in questi anni «si è preso a cuore l’attenzione e la cura nei confronti dei molti bambini rom, il loro accompagnamento a scuola. Pensiamo ai volontari che si sono resi disponibili per collaborare nel laboratorio di taglio e cucito e nella scuola di italiano per le donne rom». Per questo è necessaria una saggia integrazione, «che ci sia una paziente opera educativa al rispetto delle regole e all’osservanza delle leggi». Per sviluppare una possibilità reale di integrazione delle famiglie rom il documento intende individuare ragionevoli soluzioni abitative: «Ci appelliamo, anche, a quelle persone sensibili che hanno la possibilità di mettere a disposizione, con un regolare affitto, abitazioni in case o in cortili, senza creare disagi».Per don Citterio sono buone le reazioni e i commenti al documento ricevuti in questi giorni: «Sono tantissime e di segno positivo, sia quelle esternate a viva voce, sia quelle pervenute per iscritto. Ad oggi sono oltre un centinaio le mail ricevute con apprezzamenti e incoraggiamenti».Una Chiesa attenta ai segni del territorio: «Ci apriamo con fiducia – prosegue don Citterio – all’accoglienza dell’altro, nel riconoscimento della dignità di ogni fratello e di ogni sorella, da qualsiasi parte del mondo provenga per abitare in questa città che, con la presenza della Fiera e in vista dell’Expo, vive e sperimenta l’apertura alla mondialità». Due incontri per conoscerli – “Il mondo rom: percorso di conoscenza” è il tema di due incontri introduttivi per avvicinarsi alla storia, all’attualità e alle culture dei popoli rom, promossi dalla Caritas Ambrosiana. Primo appuntamento venerdì 12 febbraio, dalle 15 alle 17, in via San Bernardino 4 a Milano, su “Chi sono i rom? La storia e l’attualità”, mentre venerdì 26 febbraio su “Un mosaico di culture: frammenti antropologici”. Entrambi i pomeriggi sono a cura dell’Area Rom-Sinti di Caritas ambrosiana. Info: Segreteria Rom-sinti, tel. 02.76037262; rom.ambrosiana@caritas.it – In un libro di Silvio Mengotto, quel virus chiamato rom