Share

Università Cattolica

In terra di missione, volontari tra gli ultimi

L'Istituto Toniolo�sostiene�il progetto del CeSi, così l'Ateneo milanese allarga i suoi confini investendo ancora una volta sui giovani e creando un ponte tra l'Italia e il Sud del mondo con�"Charity Work Program"

di Luisa BOVE Redazione

19 Novembre 2010

Ha il volto della solidarietà il progetto avviato nel 2006 dal CeSi (Centro di Ateneo per la Solidarietà internazionale) dell’Università cattolica del Sacro Cuore e sostenuto dall’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori che compie 90 anni. L’Uc ha allargato i suoi confini investendo ancora una volta sui giovani e creando un ponte tra l’Italia e il Sud del mondo. Charity Work Program è infatti un progetto di cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo che coinvolge gli studenti residenti nei collegi gestiti direttamente dall’Università cattolica rispettivamente delle sedi di Milano, Piacenza e Roma.
Quest’anno sono stati selezionati 74 candidati (25 in più rispetto al 2009) e alla fine la scelta è caduta su 24 giovani, di cui 21 hanno già vissuto la loro esperienza l’estate scorsa in Brasile, Honduras, India, Panama, Sri Lanka e Uganda; tutti Paesi nei quali l’ateneo aveva già avviato progetti. Le scholarship, finanziate dall’Istituto Toniolo (di cui è presidente il cardinal Tettamanzi, ndr), comprendevano la copertura delle spese di viaggio e alloggio presso le varie strutture individuate nei Paesi poveri. Nei luoghi prescelti sono stati inviati tra luglio e agosto 2 o 3 universitari che hanno trascorso tre settimane portando la loro competenza.
Le esperienze proposte sono state le più varie mandando giovani in Paesi e varie realtà nel rispetto del loro percorso di studi e capacità personali. I tre maggiori ambiti di impegno sono stati gli ospedali per gli studenti di Medicina; i progetti di microcredito per chi studia Economia e management; attività sociali e di animazione per chi frequenta la facoltà di Scienze della formazione.
In Africa molte risorse sono state investite per le iniziative legate al controllo delle infezioni ospedaliere che ha visto anche il coinvolgimento del direttore del CeSi Roberto Cauda come docente per le malattie infettive. «Trovandomi in Uganda – dice il professore – ho avuto modo di osservare personalmente alcuni ragazzi del Charity Work e ho notato come sono stati accettati bene lasciando tutti un ottimo ricordo con la loro presenza e la loro vicinanza». Ad ascoltare le numerose testimonianze degli studenti rientrati dopo l’esperienza estiva se ne ha la conferma.
Una parte dei progetti di cooperazione avviati nel 2009, che hanno coinvolto anche associazioni, istituzioni, fondazioni private e atenei locali, sono stati sostenuti anche quest’anno nel segno della continuità. «Il consolidamento e l’ampliamento delle attività internazionali», spiega infatti il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, «costituisce una delle priorità dell’ateneo per i prossimi anni. Un rilievo significativo lo avranno non solo le più tradizionali iniziative che riguardano gli scambi di studenti e le convenzioni internazionali, ma anche le già molteplici attività di cooperazione, sviluppo e assistenza in situazioni di emergenza».
L’impegno del CeSi infatti non si limita al Charity Work, tocca anche quei Paesi che vivono in situazioni di emergenza perché colpiti da catastrofi naturali. Ad Haiti per esempio, in seguito al terremoto di gennaio che ha distrutto e messo in ginocchio la popolazione, si sta ancora cercando di aiutare i bambini di Port-au Prince offrendo loro un normale percorso scolastico e un’assistenza psicologia (attraverso il gioco) per chi ha subito gravi traumi dal disastro.
In questi quattro anni sono stati realizzati – spesso dall’Istituto Toniolo in forma congiunta con Cei, Commissione europea, ministero Affari esteri e Regione Lombardia – interventi e progetti in diverse parti del mondo.
Intanto continua anche l’impegno per consolidare o sostenere la nascita di Università cattoliche «nei Paesi che maggiormente ne sentono la necessità», dice il rettore Ornaghi. Il lavoro dunque dell’ateneo milanese è vasto e articolato, non si limita all’insegnamento e all’aspetto didattico, ma guarda alla formazione integrale della persona offrendo agli studenti occasioni di crescita e di servizio al prossimo dall’altra parte del mondo. Ha il volto della solidarietà il progetto avviato nel 2006 dal CeSi (Centro di Ateneo per la Solidarietà internazionale) dell’Università cattolica del Sacro Cuore e sostenuto dall’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori che compie 90 anni. L’Uc ha allargato i suoi confini investendo ancora una volta sui giovani e creando un ponte tra l’Italia e il Sud del mondo. Charity Work Program è infatti un progetto di cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo che coinvolge gli studenti residenti nei collegi gestiti direttamente dall’Università cattolica rispettivamente delle sedi di Milano, Piacenza e Roma.Quest’anno sono stati selezionati 74 candidati (25 in più rispetto al 2009) e alla fine la scelta è caduta su 24 giovani, di cui 21 hanno già vissuto la loro esperienza l’estate scorsa in Brasile, Honduras, India, Panama, Sri Lanka e Uganda; tutti Paesi nei quali l’ateneo aveva già avviato progetti. Le scholarship, finanziate dall’Istituto Toniolo (di cui è presidente il cardinal Tettamanzi, ndr), comprendevano la copertura delle spese di viaggio e alloggio presso le varie strutture individuate nei Paesi poveri. Nei luoghi prescelti sono stati inviati tra luglio e agosto 2 o 3 universitari che hanno trascorso tre settimane portando la loro competenza.Le esperienze proposte sono state le più varie mandando giovani in Paesi e varie realtà nel rispetto del loro percorso di studi e capacità personali. I tre maggiori ambiti di impegno sono stati gli ospedali per gli studenti di Medicina; i progetti di microcredito per chi studia Economia e management; attività sociali e di animazione per chi frequenta la facoltà di Scienze della formazione.In Africa molte risorse sono state investite per le iniziative legate al controllo delle infezioni ospedaliere che ha visto anche il coinvolgimento del direttore del CeSi Roberto Cauda come docente per le malattie infettive. «Trovandomi in Uganda – dice il professore – ho avuto modo di osservare personalmente alcuni ragazzi del Charity Work e ho notato come sono stati accettati bene lasciando tutti un ottimo ricordo con la loro presenza e la loro vicinanza». Ad ascoltare le numerose testimonianze degli studenti rientrati dopo l’esperienza estiva se ne ha la conferma.Una parte dei progetti di cooperazione avviati nel 2009, che hanno coinvolto anche associazioni, istituzioni, fondazioni private e atenei locali, sono stati sostenuti anche quest’anno nel segno della continuità. «Il consolidamento e l’ampliamento delle attività internazionali», spiega infatti il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, «costituisce una delle priorità dell’ateneo per i prossimi anni. Un rilievo significativo lo avranno non solo le più tradizionali iniziative che riguardano gli scambi di studenti e le convenzioni internazionali, ma anche le già molteplici attività di cooperazione, sviluppo e assistenza in situazioni di emergenza».L’impegno del CeSi infatti non si limita al Charity Work, tocca anche quei Paesi che vivono in situazioni di emergenza perché colpiti da catastrofi naturali. Ad Haiti per esempio, in seguito al terremoto di gennaio che ha distrutto e messo in ginocchio la popolazione, si sta ancora cercando di aiutare i bambini di Port-au Prince offrendo loro un normale percorso scolastico e un’assistenza psicologia (attraverso il gioco) per chi ha subito gravi traumi dal disastro.In questi quattro anni sono stati realizzati – spesso dall’Istituto Toniolo in forma congiunta con Cei, Commissione europea, ministero Affari esteri e Regione Lombardia – interventi e progetti in diverse parti del mondo.Intanto continua anche l’impegno per consolidare o sostenere la nascita di Università cattoliche «nei Paesi che maggiormente ne sentono la necessità», dice il rettore Ornaghi. Il lavoro dunque dell’ateneo milanese è vasto e articolato, non si limita all’insegnamento e all’aspetto didattico, ma guarda alla formazione integrale della persona offrendo agli studenti occasioni di crescita e di servizio al prossimo dall’altra parte del mondo. – – L’esperienza raccontata dagli universitari – Oltre 2 milioni in borse di studio