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Milano

La Casa della Carità sfida la paura

Momenti di riflessione e confronto accompagnano il sesto anniversario di fondazione dell'istituzione. Don Colmegna: alla base del nostro impegno l'esigenza di promuovere la dignità di ogni persona

24 Novembre 2010
MILANO 27/09/04 CORSO MAGENTA 63  PRESENTAZIONE DEI PRIMI QUATTRO CORSI DELL_ACCADEMIA DELLA CARITA_, CON DON VIRGINIO COLMEGNA  NELLA FOTO:DON VIRGINIO COLMEGNA   PH: STEFANO CAPRA/AG. ALDO LIVERANI  PH: STEFANO CAPRA/AG. ALDO LIVERANI - MILANO 27/09/04 CORSO MAGENTA 63
PRESENTAZIONE DEI PRIMI QUATTRO CORSI DELL'ACCADEMIA DELLA CARITA', CON DON VIRGINIO COLMEGNA
NELLA FOTO:DON VIRGINIO COLMEGNA  
PH: STEFANO CAPRA/AG. ALDO LIVERANI - Fotografo: STEFANO CAPRA/AG. ALDO LIVERANI

Una serata di festa e riflessione sul tema “La città che sfida la paura” – con gli interventi del teologo Vito Mancuso e dell’attore, scrittore e musicista senegalese Mohamed Ba, l’interpretazione della Suite n.1 di Bach da parte di Issei Watanabe, violoncello del Conservatorio di Milano, e la mostra fotografica intitolata “C’è un posto anche per te” – ha celebrato ieri il sesto anniversario di fondazione della Casa della Carità.
Nel suo intervento il presidente don Virginio Colmegna ha radicato l’essenza e la filosofia operativa della Casa nella «esigenza di promuovere la dignità di ogni persona», che porta a una esperienza di ospitalità «piena di sentimento, passione, emozione», che non permette «di far vincere mai e poi mai un sentimento di chiusura e esclusione». Ma mettere insieme «culture, patrimoni di conoscenza, sofferenza e salute» rappresenta anche l’occasione per allargare lo sguardo a comprendere tutta la città, in linea con quello che fu l’invito ispiratore del cardinale Carlo Maria Martini. Allora si capisce come «la forza dei sentimenti solidali» sia la base dell’esperienza di ospitalità della Casa della Carità, con i suoi bambini, i suoi anziani, i suoi volontari, riuniti in un luogo dove la paura diventa convivialità e dove anche il silenzio «sa vedere oltre, sprigionare fantasia, accogliere il limite». È la sfida che la Casa della Carità lancia a Milano: se «l’ospitalità apre al futuro, feconda speranza», questa città «non può essere rannicchiata e chiusa», «solidarietà e sicurezza stanno insieme se il sentimento solidale di condivisione si fa scelta e racconto condiviso». Un appello, dunque, a «superare questa frattura che si è voluta creare tra solidarietà coesa e radicata e sicurezza sociale», perché «la cultura e la civiltà ospitale genera socialità, costruisce sentimenti di sicurezza, attraversa le paure».
Per portare avanti questo disegno, la Casa della Carità mette a disposizione anche di chi opera nelle istituzioni, sul territorio, un patrimonio formativo e di ricerca tutt’altro che trascurabile. In questo senso, venerdì 26 novembre, in collaborazione con la Fondazione Zancan, organizza una giornata di confronto intitolata “Contro o dentro?”, nella quale si rifletterà su innovazioni possibili dai laboratori di cittadinanza responsabile. Una serata di festa e riflessione sul tema “La città che sfida la paura” – con gli interventi del teologo Vito Mancuso e dell’attore, scrittore e musicista senegalese Mohamed Ba, l’interpretazione della Suite n.1 di Bach da parte di Issei Watanabe, violoncello del Conservatorio di Milano, e la mostra fotografica intitolata “C’è un posto anche per te” – ha celebrato ieri il sesto anniversario di fondazione della Casa della Carità.Nel suo intervento il presidente don Virginio Colmegna ha radicato l’essenza e la filosofia operativa della Casa nella «esigenza di promuovere la dignità di ogni persona», che porta a una esperienza di ospitalità «piena di sentimento, passione, emozione», che non permette «di far vincere mai e poi mai un sentimento di chiusura e esclusione». Ma mettere insieme «culture, patrimoni di conoscenza, sofferenza e salute» rappresenta anche l’occasione per allargare lo sguardo a comprendere tutta la città, in linea con quello che fu l’invito ispiratore del cardinale Carlo Maria Martini. Allora si capisce come «la forza dei sentimenti solidali» sia la base dell’esperienza di ospitalità della Casa della Carità, con i suoi bambini, i suoi anziani, i suoi volontari, riuniti in un luogo dove la paura diventa convivialità e dove anche il silenzio «sa vedere oltre, sprigionare fantasia, accogliere il limite». È la sfida che la Casa della Carità lancia a Milano: se «l’ospitalità apre al futuro, feconda speranza», questa città «non può essere rannicchiata e chiusa», «solidarietà e sicurezza stanno insieme se il sentimento solidale di condivisione si fa scelta e racconto condiviso». Un appello, dunque, a «superare questa frattura che si è voluta creare tra solidarietà coesa e radicata e sicurezza sociale», perché «la cultura e la civiltà ospitale genera socialità, costruisce sentimenti di sicurezza, attraversa le paure».Per portare avanti questo disegno, la Casa della Carità mette a disposizione anche di chi opera nelle istituzioni, sul territorio, un patrimonio formativo e di ricerca tutt’altro che trascurabile. In questo senso, venerdì 26 novembre, in collaborazione con la Fondazione Zancan, organizza una giornata di confronto intitolata “Contro o dentro?”, nella quale si rifletterà su innovazioni possibili dai laboratori di cittadinanza responsabile. – – L’intervento di don Colmegna (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/LA_CITTA_SFIDA_LA_PAURA.doc) – Intervista a don Virginio (audio) (https://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.main.index&oid=1669553)