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Milano

«Piazza Duomo, simbolo che va difeso»

L'arciprete mons. Luigi Manganini rilancia la necessità di un tavolo per discutere: «C'è una tendenza a concentrarvi tutto e il contrario di tutto, invece bisogna fare scelte che tendano conto del suo significato»

di Pino NARDI Redazione

30 Novembre 2010

«Prendiamo atto che il progetto iniziale è stato rivisto in modo molto significativo, ma rimane sempre un’operazione di tipo commerciale, soprattutto in un Natale di grande crisi economica…». Monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo, cerca di smorzare le polemiche suscitate dalla scelta dell’Amministrazione comunale di concedere a Tiffany di aprire un ampio spazio espositivo per queste feste natalizie, insieme ad altri marchi di lusso dell’auto. Un progetto ridimensionato, anche dopo una telefonata tra monsignor Manganini e il sindaco Moratti. Eppure si ripropone ancora una volta la necessità di pensare a come regolare le iniziative da svolgersi nella piazza principale della metropoli.

Come valuta il dibattito di queste settimane sull’uso commerciale di piazza Duomo?
Sì, c’è questo uso commerciale. Il progetto iniziale era molto invasivo, perché prevedeva un grande emporio di questa ditta di gioielli addirittura di 200 metri quadri, sormontato da un gigantesco albero di Natale. Tra me e il Comune c’è stato uno scambio di messaggi, terminato con una telefonata con Letizia Moratti. Il sindaco ha promesso che il tutto sarebbe stato spostato a est, cioè verso il lato della Galleria Vittorio Emanuele e quindi non più in centro. Per l’albero non ci sono problemi, perché è un simbolo cristiano. Questa gioielleria sarebbe stata molto ridimensionata e non messa troppo in evidenza e il ricavato sarebbe andato a scopo benefico. Tutto ciò è un compromesso per non rimanere in una tensione continua. Il sindaco ha fatto la sua parte nei confronti di coloro che avevano preso questa decisione.

Tuttavia rimane un problema di fondo…
Infatti, anche se il progetto iniziale è stato ridimensionato rimane il problema endemico. Da quando sono arciprete in ogni momento c’è il problema dell’uso della piazza, in particolare sotto le feste di Natale, perché c’è questa tendenza a concentrare tutto su piazza Duomo, come se fosse l’unica di Milano. Siamo sempre molto critici sull’uso che finora si è fatto, non possiamo tirarci indietro e siamo convinti che la nostra sia una buona causa. Anche tenendo conto di un eventuale disturbo alle funzioni che si svolgono nella cattedrale, in un momento in cui è un punto di riferimento per moltissima gente. Io stesso sono sorpreso di come il Duomo sia continuamente una meta per fedeli che vengono a confessarsi, a partecipare all’Eucaristia. E ora per i pellegrinaggi all’urna di San Carlo. Prevedevamo certamente un certo flusso, ma ha superato le nostre aspettative. Da anni diciamo che bisogna sedersi e vedere come risolvere il problema. Anche il sindaco sottolinea che la piazza è diventata un suk. A noi fa piacere che venga detto, però bisogna essere conseguenti.

Il rischio è appunto che diventi luogo per tutto…
Tutto e il contrario di tutto, invece bisogna fare scelte. Già altre volte ho detto che non penso a una piazza dove si svolgono solo funzioni religiose. Una piazza di proprietà del Comune è civica, però davanti c’è la cattedrale con tutto il carico simbolico che ha. Tutto è simbolico: lo è il Duomo, ma anche la piazza. Quindi bisogna pure addivenire a una soluzione, perché è una controversia che si trascina da troppo tempo.

Ma i rapporti con il Comune vedono anche una collaborazione per le vetrate del Duomo…
Certo, non posso che essere contento che il Comune si faccia promotore dell’illuminazione delle vetrate del Duomo. La sera dell’Immacolata alle 18.30 ci sarà appunto l’accensione per cui verranno illuminate non solo le vetrate della facciata e quelle dell’abside, ma anche quelle laterali». «Prendiamo atto che il progetto iniziale è stato rivisto in modo molto significativo, ma rimane sempre un’operazione di tipo commerciale, soprattutto in un Natale di grande crisi economica…». Monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo, cerca di smorzare le polemiche suscitate dalla scelta dell’Amministrazione comunale di concedere a Tiffany di aprire un ampio spazio espositivo per queste feste natalizie, insieme ad altri marchi di lusso dell’auto. Un progetto ridimensionato, anche dopo una telefonata tra monsignor Manganini e il sindaco Moratti. Eppure si ripropone ancora una volta la necessità di pensare a come regolare le iniziative da svolgersi nella piazza principale della metropoli.Come valuta il dibattito di queste settimane sull’uso commerciale di piazza Duomo?Sì, c’è questo uso commerciale. Il progetto iniziale era molto invasivo, perché prevedeva un grande emporio di questa ditta di gioielli addirittura di 200 metri quadri, sormontato da un gigantesco albero di Natale. Tra me e il Comune c’è stato uno scambio di messaggi, terminato con una telefonata con Letizia Moratti. Il sindaco ha promesso che il tutto sarebbe stato spostato a est, cioè verso il lato della Galleria Vittorio Emanuele e quindi non più in centro. Per l’albero non ci sono problemi, perché è un simbolo cristiano. Questa gioielleria sarebbe stata molto ridimensionata e non messa troppo in evidenza e il ricavato sarebbe andato a scopo benefico. Tutto ciò è un compromesso per non rimanere in una tensione continua. Il sindaco ha fatto la sua parte nei confronti di coloro che avevano preso questa decisione.Tuttavia rimane un problema di fondo…Infatti, anche se il progetto iniziale è stato ridimensionato rimane il problema endemico. Da quando sono arciprete in ogni momento c’è il problema dell’uso della piazza, in particolare sotto le feste di Natale, perché c’è questa tendenza a concentrare tutto su piazza Duomo, come se fosse l’unica di Milano. Siamo sempre molto critici sull’uso che finora si è fatto, non possiamo tirarci indietro e siamo convinti che la nostra sia una buona causa. Anche tenendo conto di un eventuale disturbo alle funzioni che si svolgono nella cattedrale, in un momento in cui è un punto di riferimento per moltissima gente. Io stesso sono sorpreso di come il Duomo sia continuamente una meta per fedeli che vengono a confessarsi, a partecipare all’Eucaristia. E ora per i pellegrinaggi all’urna di San Carlo. Prevedevamo certamente un certo flusso, ma ha superato le nostre aspettative. Da anni diciamo che bisogna sedersi e vedere come risolvere il problema. Anche il sindaco sottolinea che la piazza è diventata un suk. A noi fa piacere che venga detto, però bisogna essere conseguenti.Il rischio è appunto che diventi luogo per tutto…Tutto e il contrario di tutto, invece bisogna fare scelte. Già altre volte ho detto che non penso a una piazza dove si svolgono solo funzioni religiose. Una piazza di proprietà del Comune è civica, però davanti c’è la cattedrale con tutto il carico simbolico che ha. Tutto è simbolico: lo è il Duomo, ma anche la piazza. Quindi bisogna pure addivenire a una soluzione, perché è una controversia che si trascina da troppo tempo.Ma i rapporti con il Comune vedono anche una collaborazione per le vetrate del Duomo…Certo, non posso che essere contento che il Comune si faccia promotore dell’illuminazione delle vetrate del Duomo. La sera dell’Immacolata alle 18.30 ci sarà appunto l’accensione per cui verranno illuminate non solo le vetrate della facciata e quelle dell’abside, ma anche quelle laterali». – – Il luogo del sacro e della società – Firenze, un legame storico – A Monza preservati da sgradite presenze – Vigevano: un armonioso rapporto