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Gallaratese

Pani e Peschi, una casa per ragazzi con disagio psichico

Inaugurata la nuova comunità di neuropsichiatria per minori della cooperativa Filo di Arianna

25 Ottobre 2016

Ha aperto ufficialmente le porte “Pani e Peschi”, la nuova casa per gli adolescenti milanesi che soffrono di disturbi psichiatrici. Si tratta di una struttura riabilitativa terapeutica di neuropsichiatria per minori, che potrà ospitare fino a 10 ragazzi, maschi e femmine, tra i 14 e i 17 anni, gestita dalla cooperativa Filo di Arianna del Consorzio Farsi Prossimo e sita in via Consolini 3, nel quartiere Gallaratese (MM1 Leonardo), a Milano.

All’inaugurazione, avvenuta lunedì 24 ottobre con un happening condotto dalla webradio milanese Shareradio.it, erano presenti Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana; Raffaella Ferrari, direttore della Struttura complessa Salute Mentale dell’ATS della città metropolitana di Milano; Antonella Costantino, presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza; Giovanni Carrara, presidente del Consorzio Farsi Prossimo; don Riccardo Festa, decano del Gallaratese; don Mario Adobati, parroco di San Romano.

«Il Consorzio Farsi Prossimo già nel suo nome racconta la storia di un uomo, il Buon Samaritano della parabola evangelica, che non sapeva chi avrebbe trovato dietro l’angolo, non sapeva chi ci sarebbe stato da aiutare. Le nostre cooperative, negli anni, hanno saputo man mano affrontare le sfide che le persone più fragili ponevano. Hanno saputo dare risposte insieme, come soci, come consorzio di cooperative. Oggi da questa comunità ripartiamo, sulla stessa strada che ha percorso il Samaritano, con la speranza di saperci far carico dei bisogni che incontreremo», così il presidente del Consorzio Farsi Prossimo Giovanni Carrara ha presentato la realtà.

La cooperativa Filo di Arianna ha ampia esperienza nel campo della salute mentale, da oltre 15 anni gestisce comunità terapeutiche-riabilitative, strutture assistenziali e appartamenti di residenzialità leggera dedicati a giovani e adulti che convivono con una sofferenza psichica da lieve a grave. Si occupa da alcuni anni, in collaborazione con la Fondazione IRCCS Policlinico di Milano, di servizi educativi rivolti a ragazzi nell’ambito di un progetto rivolto alle acuzie psichiatriche in adolescenza. È la prima volta però che apre una comunità residenziale terapeutica – una vera e propria casa che diventa “luogo di cura” – dedicata a minori con disagio psichico. «Siamo una cooperativa e lavoriamo con lo stile della cooperativa: insieme, per creare accoglienza – ha detto Andrea Gillerio, presidente della cooperativa Filo di Arianna. – Uno stile che ci permette di innovare per affrontare le sfide che la società che cambia ci pone davanti. La sfida di oggi ci ha portato qui, a inaugurare questa nuova comunità e affrontare un percorso nuovo».

Chi sono gli adolescenti accolti

“Pani e Peschi” è una Struttura Riabilitativa Terapeutica accreditata dall’ATS di Milano (ex ASL). Gli adolescenti ospitati saranno prevalentemente residenti milanesi, e un’attenzione particolare sarà dedicata a ragazzi già accolti in altre comunità simili, ma fuori dalla Lombardia, in modo da favorire dove opportuno l’avvicinamento a casa e al proprio territorio. I minori che troveranno accoglienza alla “Pani e Peschi” sono accomunati spesso da storie traumatiche o di carenze nell’ambito degli affetti e delle relazioni, oltre che da vissuti adolescenziali particolarmente sofferenti e resi più complessi dalla concomitanza di significativi disturbi della loro emotività e personalità che li portano a e comportamenti anche pericolosi per sé. Proprio perché sono persone ancora in età evolutiva, spesso non hanno ancora strutturato un quadro clinico definito: la scommessa è proprio che il loro disagio psichico possa trovare un’adeguata compensazione e si possa evitare la cronicizzazione del disturbo.

Il percorso di cura

La comunità può accogliere fino a 10 ragazzi contemporaneamente: il tempo di permanenza sarà diverso per ciascun ospite (da qualche mese a qualche anno) e sarà scandito secondo gli obiettivi di un progetto terapeutico riabilitativo individualizzato. La comunità, come previsto dalla normativa regionale, si è organizzata – progettualmente e come équipe – per gestire livelli di gravità diversi, in cui per dei periodi alcuni ospiti possono manifestare disturbi particolarmente complessi e instabili. I ragazzi saranno affiancati da medici psichiatri e neuropsichiatri, psicologi, educatori professionali, terapisti della riabilitazione psichiatrica, un terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, oltre a infermieri professionali e operatori socio sanitari. L’équipe degli operatori lavorerà con i ragazzi perché possano, dopo un percorso riabilitativo, rientrare in famiglia, anche costruendo una rete con il territorio (dalla scuola ai vari servizi che possano essere di supporto) e lavorando nel frattempo con la famiglia stessa perché acquisisca la consapevolezza e gli strumenti relazionali necessari. Laddove non sarà possibile un rientro a casa, i ragazzi saranno accompagnati verso soluzioni alternative, più o meno autonome a seconda dei loro bisogni, come comunità dedicate o appartamenti di Residenzialità leggera, che permettano loro il raggiungimento della maggior autonomia possibile e una adeguata integrazione sociale.

La vita quotidiana nella comunità

La giornata di ciascun ragazzo sarà strutturata a seconda delle possibilità e del progetto di ciascuno. Chi sarà in condizione di farlo, al mattino andrà a scuola o seguirà attività formative e di inserimento lavorativo, anche per favorire un legame con il territorio e con il quartiere e la possibilità di confrontarsi con la realtà esterna. Chi non avesse questa possibilità, resterà all’interno della comunità e seguirà attività individuali o di gruppo, a seconda del bisogno. Nel pomeriggio invece saranno proposte attività laboratoriali – per esempio di arteterapia, teatro, musica, produzioni multimediali – e psico-educative, oltre a gruppi di confronto e discussione. Ovviamente ci sarà lo spazio per le normali attività di qualunque adolescente: i compiti e lo studio, la frequentazione di amicizie, lo sport e la collaborazione nella vita domestica, nella pulizia e nel riordino della casa, o nella preparazione dei pasti. Dopo cena, tempo di relax, con la visione di un film insieme e altre attività ricreative e di riposo. Lo spazio esterno alla casa dà infine anche la possibilità di coinvolgere i ragazzi in attività di risistemazione del giardino, degli spazi comuni, della coltivazione di un piccolo orto.

La struttura

La comunità è strutturata su due piani: al piano terra la zona giorno con la cucina, un salottino per il relax e la tv, una grande sala da pranzo che potrà essere usata anche per i compiti e le attività. C’è una zona dedicata agli uffici del personale: la segreteria, gli uffici per i colloqui con psicologi e medici, per gli incontri con i familiari o per attività individuali. È presente anche una grande sala con un palcoscenico: uno spazio utile per attività laboratoriali e più fisiche. Al primo piano invece le camere dei ragazzi (quattro doppie e due singole) con i bagni e la stanza dell’operatore in turno per la notte. La casa e le sue infrastrutture sono state messe in sicurezza per garantire il contenimento e la protezione necessari.

Il nuovo centro è stato aperto nella struttura che fino a pochi mesi fa ospitava la comunità “Teresa Gabrieli”, la casa di accoglienza di malati di Aids gestita dalla cooperativa Filo di Arianna per conto di Caritas Ambrosiana, e che da agosto si è trasferita nei locali adiacenti, sempre di proprietà della parrocchia di San Romano e concessi in uso a Caritas. La parrocchia, che già negli anni precedenti aveva messo a disposizione di Caritas tali spazi per attività di accoglienza, sempre gestite dalla cooperativa Filo di Arianna, ha risposto con rinnovata disponibilità all’esigenza di questa nuova progettazione.