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L'iniziativa

“Zumbimbi”: a Milano apre una casa per accogliere i figli dei pazienti Covid

Il progetto, unico nel suo genere in Italia, è gestito dal Comune di Milano in collaborazione con alcune realtà del sociale, in primis la cooperativa “La Cordata”, legata all'Agesci Lombardia. L'assessore alle Politiche sociali e abitative Rabaiotti: «È una opzione ultima, che viene scelta dal genitore solo in caso di estrema necessità, se non ha altri supporti dentro alla sua rete di relazioni»

Stefania CECCHETTI

3 Aprile 2020
La struttura di via Zumbini 6

Apre sabato 4 aprile a Milano “Zumbimbi”, struttura studiata per ospitare minori dai 2 ai 14 anni che si trovano temporaneamente soli perché i genitori sono ricoverati per Coronavirus. Il progetto, unico nel suo genere in Italia, è gestito dal Comune di Milano in collaborazione con alcune realtà del sociale, in primis la cooperativa “La Cordata”, fondata nel 1989 da Agesci Lombardia.

Abbiamo parlato dell’iniziativa con Gabriele Rabaiotti, Assessore alle Politiche sociali e abitative del Comune di Milano: «Il progetto riguarda il tema, delicatissimo, della tutela dei minori nel caso in cui i genitori siano ricoverati per Coronavirus e in mancanza di una rete di supporto, parentale o amicale. Il Comune in questo caso interviene, su richiesta del Tribunale dei Minori, come soggetto affidatario transitorio del bambino. Abbiamo appena mandato una lettera ai direttori degli ospedali milanesi per informarli di segnalarci le situazioni problematiche». I bambini che non hanno nessuno che si possa occupare di loro arrivano infatti direttamente in ospedale insieme ai genitori, in ambulanza, e lì vengono presi in carico dai servizi sociali del nosocomio.

«È ovvio – precisa Rabaiotti – che si tratta di una opzione ultima, che viene scelta dal genitore solo in caso di estrema necessità, se non ha altri supporti dentro alla sua rete di relazioni. Nei giorni scorsi, per esempio, ci sono già state alcune segnalazioni, per la quali però alla fine è stato possibile trovare soluzioni diverse».

Per far partire il progetto il Comune aveva bisogno di un posto dove ospitare i piccoli e l’ha individuato nella struttura gestita dalla Cordata, che si trova in via Zumbini 6, all’interno del Villaggio Barona, una delle prime esperienze milanesi di housing sociale. «Di norma – spiega il presidente della cooperativa Claudio Bossi – la struttura ospita un pensionato per studenti, lavoratori e turisti, oltre a una serie di persone in situazioni di fragilità: famiglie in emergenza abitativa, mamme con bambini e disabili che vivono esperienze di autonomia, minori stranieri non accompagnati. Al momento la struttura è semivuota, abbiamo quindi volentieri offerto la nostra disponibilità».

I bambini che verranno presi in carico, in quanto conviventi di pazienti di Covid, sono considerati dalla Ats soggetti positivi a prescindere, devono quindi osservare la quarantena e vanno trattati con tutte le precauzioni del caso: «Con la consulenza di Emergency – spiega Bossi – abbiamo messo in sicurezza un intero piano della struttura, separato dagli altri e con accessi indipendenti. Ne sono uscite 15 camere singole con bagno, che potranno diventare doppie in caso di fratelli, da destinare esclusivamente all’accoglienza».

Anche gli operatori, ci racconta Bossi, sono stati adeguatamente preparati a trasformarsi in quella sorta di “angeli in scafandro” che tutti noi ci siamo abituati a vedere nelle foto sui giornali. Con tutti i dispositivi sanitari del caso, comprese le maschere protettive, che sono stata generosamente offerte da un’azienda di Lecco. «Abbiamo una squadra di 24 educatori – spiega Bossi -, in parte nostri dipendenti, in parte provenienti dalla cooperativa Comin, nostra partner nel progetto. Tutti sono stati formati da personale Emergency sulle procedure di sanificazione per l’operatore, in ingresso e in uscita, e sono pronti a comportarsi come in un reparto ospedaliero di contagiati».

Accanto agli educatori lavorano altre due squadre, spiega ancora Bossi: «Una di psicologi che, da remoto, forniscono supporto agli operatori che lavorano nella struttura e consulenza sui minori, in causo di situazioni di trauma. L’altra équipe è quella logistica, che provvede agli interventi di manutenzione, alle forniture dei materiali e coordina i volontari».

Già, perché le disponibilità sono sgorgate spontanee e numerose. A cominciare dal sostegno economico arrivato dalla Fondazione Comunità di Milano, parte del sistema di Fondazione Cariplo, che ha promosso la raccolta fondi #MilanoAiuta, e che sosterrà i costi di gestione di un mese di ospitalità. Ma in tanti si sono proposti anche per le esigenze meno “materiali”, perché l’idea è quella di offrire ai bambini un soggiorno sereno, per quanto possibile. Pane e rose, anche ai tempi del Covid-19, insomma: «Abbiamo la disponibilità di 64 volontari – spiega Bossi – per varie attività a distanza, dalla lettura di fiabe, alla didattica. Alcune associazioni di giocoleria e danza ci offriranno materiale video di intrattenimento. Quattro volontari prepareranno torte per i piccoli ospiti. Perfino il giornale di Topolino si è fatto avanti: un gruppo di disegnatori ha prodotto per noi 14 manifesti per arredare le stanze. In perfetto stile Scout, abbiamo creato un’ambientazione fantastica per accogliere i bambini: non il Libro della Giungla, che usiamo per i nostri lupetti, ma una scenografia sul tema dello spazio. Un’idea che ci è venuta guardando la fotografia di un operatore che, bardato secondo le norme di sicurezza, sembrava proprio un marziano».