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Formula 1

Il Cavallino si è fermato

La Ferrari dai ko in pista alla clamorosa minaccia di rinunciare ai Gran Premi

Leo GABBI Redazione

19 Maggio 2009

Era e rimane la Formula uno. Eppure la Ferrari, unica scuderia iscritta dal 1950, ha deciso che nel 2010 non parteciperà più a “questo” Mondiale. Parliamo di “questo” Mondiale non a caso, perché sappiamo che i contrasti tra il Cavallino e la Federazione internazionale sono sorti a causa dei nuovi, deliranti regolamenti. Così si è consumata una rottura clamorosa, con il presidente della Ferrari Luca di Montezemolo vero alter ego di quello internazionale Max Mosley e punto di riferimento anche per altre scuderie, da cui potrebbe nascere una secessione senza precedenti.
L’annuncio dello scorso 12 maggio, in effetti, ha avuto l’effetto “epocale” che il cda di Maranello si auspicava, con durissime prese di posizione e reazioni a catena. Per tornare indietro, o comunque rifondare una nuova Federazione, la Ferrari ha già dettato la sua linea, parlando di «norme uguali per tutti, stabilità di regolamenti, continuità del metodico e progressivo lavoro di diminuzione dei costi e governance condivisa della Formula uno». Un ultimatum a cui si è aggiunta la Renault (con Briatore che ha fortemente criticato Mosley), mentre, a chi giudica quello di Maranello solo un bluff, Montezemolo conferma la linea dura, facendo capire a tutti che «ci sono tante altre competizioni a cui potremo partecipare». Solo minacce per cambiare il corso degli eventi o una secessione in piena regola?
Dopo l’annuncio dell’addio, sono così passati in secondo piano i pur gravi insuccessi sportivi raccolti dalle Rosse in questi primi Gp. Certo, c’è stato il cambio delle regole in corsa, la sottile guerra tra i vertici Fia e i costruttori, ma poi ci sono stati disguidi perfino elementari sulla benzina o sulle gomme, che fanno capire che non è aria. Adesso, in attesa del classicissimo Gp di Monaco, sul fronte interno è già tempo di processi. «Serve una svegliata», ha sferzato il responsabile tecnico del Cavallino Domenicali. Fortuna che, con il caos sul possibile ritiro, le ragioni tecniche passano in secondo piano. Era e rimane la Formula uno. Eppure la Ferrari, unica scuderia iscritta dal 1950, ha deciso che nel 2010 non parteciperà più a “questo” Mondiale. Parliamo di “questo” Mondiale non a caso, perché sappiamo che i contrasti tra il Cavallino e la Federazione internazionale sono sorti a causa dei nuovi, deliranti regolamenti. Così si è consumata una rottura clamorosa, con il presidente della Ferrari Luca di Montezemolo vero alter ego di quello internazionale Max Mosley e punto di riferimento anche per altre scuderie, da cui potrebbe nascere una secessione senza precedenti.L’annuncio dello scorso 12 maggio, in effetti, ha avuto l’effetto “epocale” che il cda di Maranello si auspicava, con durissime prese di posizione e reazioni a catena. Per tornare indietro, o comunque rifondare una nuova Federazione, la Ferrari ha già dettato la sua linea, parlando di «norme uguali per tutti, stabilità di regolamenti, continuità del metodico e progressivo lavoro di diminuzione dei costi e governance condivisa della Formula uno». Un ultimatum a cui si è aggiunta la Renault (con Briatore che ha fortemente criticato Mosley), mentre, a chi giudica quello di Maranello solo un bluff, Montezemolo conferma la linea dura, facendo capire a tutti che «ci sono tante altre competizioni a cui potremo partecipare». Solo minacce per cambiare il corso degli eventi o una secessione in piena regola?Dopo l’annuncio dell’addio, sono così passati in secondo piano i pur gravi insuccessi sportivi raccolti dalle Rosse in questi primi Gp. Certo, c’è stato il cambio delle regole in corsa, la sottile guerra tra i vertici Fia e i costruttori, ma poi ci sono stati disguidi perfino elementari sulla benzina o sulle gomme, che fanno capire che non è aria. Adesso, in attesa del classicissimo Gp di Monaco, sul fronte interno è già tempo di processi. «Serve una svegliata», ha sferzato il responsabile tecnico del Cavallino Domenicali. Fortuna che, con il caos sul possibile ritiro, le ragioni tecniche passano in secondo piano.