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Calcio

L’amichevole che s’ha da fare

Martedì a Londra Italia-Brasile. Le polemiche sul "caso Battisti" e la necessità di salvaguardare l'autonomia dello sport

Mauro COLOMBO Redazione

9 Febbraio 2009

Martedì 10 febbraio l’imponente Emirates Stadium di Londra ospita un’amichevole di lusso tra Italia e Brasile. Azzurri e carioca non si incontrano da quasi 12 anni, dal 3-3 al Torneo di Francia del giugno ’97 e ogni confronto diretto assume le caratteristiche di un evento. Sono le Nazionali che hanno vinto le ultime due edizioni dei Campionati del mondo, che detengono i primati delle vittorie mondiali (quattro l’Italia, cinque il Brasile) e che per due volte si sono affrontate nell’atto conclusivo della rassegna iridata. In entrambi i casi (Messico ’70 e Usa ’94) ebbero la meglio i brasiliani, ma nell’albo d’oro delle sfide (12 in poco più di settant’anni, con bilancio in perfetta parità: 5 vittorie a testa e 2 pareggi, con 19 gol per parte) spiccano anche il 2-1 azzurro della semifinale di Francia ’38 e soprattutto il 3-2 degli uomini di Bearzot a Spagna ’82.
Storia a parte, sarà un ottimo banco di prova per entrambe le squadre in vista del Mondiale sudafricano del 2010: per il Ct Lippi si tratta del primo test-match del 2009, per il selezionatore brasiliano Dunga l’opportunità di effettuare nuovi esperimenti. A dare ulteriore “pepe” tecnico all’appuntamento, la vicenda-Amauri, centravanti brasiliano di nascita, ma italiano di adozione calcistica e in attesa del doppio passaporto. Le due federazioni se lo contendono, la Juventus (sua squadra di club) non l’ha concesso al Brasile che l’avrebbe convocato per la partita, Lippi non ne vuole parlare sino a che non sarà “italiano”; di conseguenza, stavolta, Amauri si vedrà il match in televisione. Martedì 10 febbraio l’imponente Emirates Stadium di Londra ospita un’amichevole di lusso tra Italia e Brasile. Azzurri e carioca non si incontrano da quasi 12 anni, dal 3-3 al Torneo di Francia del giugno ’97 e ogni confronto diretto assume le caratteristiche di un evento. Sono le Nazionali che hanno vinto le ultime due edizioni dei Campionati del mondo, che detengono i primati delle vittorie mondiali (quattro l’Italia, cinque il Brasile) e che per due volte si sono affrontate nell’atto conclusivo della rassegna iridata. In entrambi i casi (Messico ’70 e Usa ’94) ebbero la meglio i brasiliani, ma nell’albo d’oro delle sfide (12 in poco più di settant’anni, con bilancio in perfetta parità: 5 vittorie a testa e 2 pareggi, con 19 gol per parte) spiccano anche il 2-1 azzurro della semifinale di Francia ’38 e soprattutto il 3-2 degli uomini di Bearzot a Spagna ’82.Storia a parte, sarà un ottimo banco di prova per entrambe le squadre in vista del Mondiale sudafricano del 2010: per il Ct Lippi si tratta del primo test-match del 2009, per il selezionatore brasiliano Dunga l’opportunità di effettuare nuovi esperimenti. A dare ulteriore “pepe” tecnico all’appuntamento, la vicenda-Amauri, centravanti brasiliano di nascita, ma italiano di adozione calcistica e in attesa del doppio passaporto. Le due federazioni se lo contendono, la Juventus (sua squadra di club) non l’ha concesso al Brasile che l’avrebbe convocato per la partita, Lippi non ne vuole parlare sino a che non sarà “italiano”; di conseguenza, stavolta, Amauri si vedrà il match in televisione. Non è la prima volta Ma di Italia-Brasile non si è parlato solo per motivi strettamente calcistici. La partita è entrata infatti nel fuoco delle polemiche sollevate dal caso di Cesare Battisti, il terrorista italiano condannato all’ergastolo per alcuni omicidi degli “anni di piombo”, arrestato proprio in Brasile dopo un periodo di latitanza. Le autorità brasiliane, però, hanno respinto la richiesta di estradizione giunta dall’Italia e a nulla è servito l’appello del presidente della Repubblica Napolitano al suo omologo brasiliano Lula.Da qui è nata l’idea – espressa a più voci da ministri del governo Berlusconi e da esponenti della maggioranza – di soprassedere all’amichevole con il Brasile in segno di protesta. Niente di nuovo sotto il sole, in realtà. Dai boicottaggi minacciati e concretizzati in occasione delle Olimpiadi alle polemiche che accompagnarono la spedizione dell’Italia del tennis nel Cile di Pinochet nel 1976, più volte lo sport è stato preso in ostaggio dalla politica.In questo caso, fortunatamente, il buon senso ha prevalso: Italia-Brasile si giocherà. La politica ha tanti e tali mezzi di pressione e di condizionamento per perseguire i propri scopi e tra questi non rientra certo la prerogativa di troncare il dialogo di amicizia tra i popoli che lo sport, anche in capo alle sfide più accanite, riesce a instaurare. Sarebbe anzi una manifestazione di debolezza, per la politica e la diplomazia internazionale, se per portare avanti una battaglia, pur legittima, l’unica strada da percorrere risultasse quella di fermare un pallone.