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La disamina tecnica del campione di sci ROCCA: «GLI EROI? FABRIS E DI CENTA»

«Sono loro i grandi personaggi di queste Olimpiadi - commenta il campione di Livigno -. E undici medaglie per i nostri colori sono state davvero un successo per l'Italia». Non per lo sci... «Qualcosa non ha funzionato. Ma non siamo all'anno zero»

5 Giugno 2008

«Sono loro i grandi personaggi di queste Olimpiadi – commenta
il carabiniere di Livigno -. E undici medaglie per i nostri colori
sono state davvero un successo per l’Italia». Non per lo sci…
«Qualcosa non ha funzionato. Ma non siamo all’anno zero»

di Gabriele Pezzaglia

Tocca a Giorgio Rocca, 31 anni, carabiniere, campione dello sci alpino, fare una disamina tecnica dei risultati dell’Italia ai XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, sfortunati per lui e per la sua disciplina: «Undici medaglie per i nostri colori, davvero un successo per l’Italia. L’eroe? Senza dubbio sono stati due: Enrico Fabris e Giorgio Di Centa».

Nel pattinaggio e nel fondo, sono loro i grandi personaggi di queste Olimpiadi made in Italy?
Sicuramente. Con tre medaglie e due d’oro su quei serpentoni di ghiaccio, Fabris ha fatto un capolavoro. Quanto a Di Centa, ha trionfato nella “gara delle gare”. Vincere la 50 km nel fondo, una prova massacrante, equivale a vincere la maratona nell’atletica.

Cosa ti ha colpito in particolare?
La sorella di Di Centa, Manuela, anche lei olimpionica: una famiglia davvero “a cinque cerchi”. Ma voglio ricordare, sempre nel fondo, anche il bronzo del mio amico Piller Cottrer, l’oro della staffetta maschile e il bronzo del team rosa, con Gabriella Paruzzi che abbandona l’agonismo dopo una carriera entusiasmante.

Il fondo in Italia è una gran bella realtà…
È vero. Sia in Coppa del Mondo, sia alle Olimpiadi, riesce sempre a regalare grandi soddisfazioni. È un ambiente sano, preparato, in cui professionalità e impegno sono all’ordine del giorno.

Buone nuove dal bob, conferme dallo slittino…
Nel bob a due femminile ha fatto medaglia la mia vicina di casa Jennifer Isacco…, lecchese che però vive a Livigno. Nello slittino, invece, l’oro del mio “collega” carabiniere Armin Zoeggeler: una garanzia, una leggenda, un mito mondiale di questa disciplina. E poi un bronzo nella gara a due. Qui l’Italia non ha proprio eguali.

E veniamo alla croce e delizia di queste Olimpiadi…
Purtroppo è il mio settore, lo sci alpino. Nessuna medaglia dopo una grande stagione per me e i miei compagni. Ci siamo presentati a Torino 2006 in forma smagliante e con i risultati giusti, ma qualcosa non ha funzionato.

Che cosa è successo?
Per quanto mi riguarda, forse la pressione, oltre al fatto che nello sci – e soprattutto fra i pali stretti dello slalom speciale – il rischio di uscire è più alto e quindi una gara secca come quella olimpica è ancor più una “lotteria”. Purtroppo il risultato è stato quello.

Siamo all’anno zero?
Mi permetto di obiettare. Il sottoscritto con cinque vittorie in slalom speciale e le mani sulla Coppa del Mondo di specialità a tre gare dal termine, Elena Fanchini che trionfa in discesa libera a soli vent’anni, Davide Simoncelli e Peter Fill sovente sul podio, Max Blardone vittorioso e in corsa per la Coppa del Mondo di gigante, un gruppo di giovani che sta vincendo tutto in Coppa Europa… Insomma, siamo all’altezza della situazione. Purtroppo ai Giochi non siamo riusciti a portare a casa nulla.

E adesso?
Continuo ad avere fiducia nei miei mezzi, in quelli dei miei compagni e soprattutto in Flavio Roda, l’instancabile direttore tecnico che con nemmeno sei miliardi delle vecchie lire è riuscito a far disputare la stagione agonistica a nove squadre nazionali, con trasferte, alberghi, materiale, stipendi degli staff tecnici e quant’altro compresi.

E un settore dove possiamo ancora progredire?
Credo che si debba lavorare molto nello snowboard e nel freestyle. Gli acrobati dello sci hanno un team ancora troppo giovane, ma che per fortuna è composto in gran parte da atleti della mia Livigno!