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Varese capitale del ciclismo

Dal 22 al 28 settembre la città-giardino ospita i campionati del mondo

17 Settembre 2008

19/09/2008

di Stefano AFFOLTI

Dal 22 al 28 settembre Varese sarà la capitale mondiale del ciclismo. La kermesse iridata approda per la terza volta in una terra che ha dato al pedale tanti campioni: nacquero da queste parti Luigi Ganna, trionfatore nel primo Giro d’Italia nel 1909, e l’inarrivabile Alfredo Binda, primo campione del mondo nel 1927. In tempi più recenti ecco Panizza, Contini, Chiappucci, Zanini, Garzelli, Basso…

La prima volta, nella tarda estate del 1939, non si consumò: le gare vennero annullate proprio alla vigilia. Le squadre si trovavano già nella città-giardino, ma lo scoppio della guerra impose il “rompete le righe”. La seconda, il 2 settembre 1951, fu leggendaria: un milione e mezzo di persone seguirono lungo il percorso la vittoria dello svizzero Ferdi Kübler, che beffò i nostri. Fiorenzo Magni si produsse in una clamorosa rincorsa, ma perse la volata e dovette accontentarsi dell’argento nel Mondiale forse più riuscito e spettacolare della storia.

Quest’anno Varese torna al centro del mondo. Per un singolare ghirigoro del destino, l’edizione 2009 si disputerà a Mendrisio, venti chilometri più a nord, appena oltre la dogana elvetica: due Mondiali consecutivi sotto casa.

Gli organizzatori sono gli stessi della Tre Valli Varesine, classica d’agosto: tecnicamente la società Binda, con l’appoggio di istituzioni (Provincia soprattutto) e sponsor, ha allestito una rassegna coi fiocchi. Le questioni logistico-amministrative, invece, hanno suscitato varie polemiche: gli ambientalisti temono che i nuovi alberghi spuntati come funghi si tramutino, a gare concluse, in dorate speculazioni edilizie.

Non è stato possibile riproporre il tracciato del 1951: si è scelto di differenziare i percorsi delle gare, valorizzando le bellezze paesaggistiche della zona. Così le cronometro donne e under 23 ricalcheranno in parte l’anello di 57 anni fa, con la salita del Brinzio, in cima alla quale si trova la cappella della Madonnina protettrice dei ciclisti. I cronomen professionisti faranno un fiabesco giro del lago di Varese.

Le gare in linea, invece, si svolgeranno su un circuito di poco più di 17 chilometri, interamente ricavato nel territorio del capoluogo, dal profilo altimetrico impegnativo e particolare. Due le salite chiave: il Montello subito dopo il via (un chilometro al 6,5%) e i Ronchi in vista del traguardo (tre chilometri di tornanti con una pendenza media del 4,5%).

Rispetto al solito, dopo l’ultima asperità manca la discesa: basta scollinare con una manciata di secondi per ambire alla maglia arcobaleno, tanto più che gli ultimi 4 chilometri, tortuosi e disegnati nel centro storico, impediscono i “treni”. In tutto gli uomini copriranno un dislivello di 3632 metri: menù da tappone dolomitico. Sulla carta è uno scenario selettivo: sul campo, la selezione dipenderà dal ritmo.

Partenza e arrivo di tutte le prove saranno all’interno dell’ippodromo delle Bettole, come nel 1951: l’attività ippica è stata sospesa in agosto per trasformare l’impianto in uno stadio del ciclismo… in kit di montaggio. Tribune supplementari per un totale di novemila posti, strutture per gli eventi collaterali e un rettilineo d’arrivo inedito, ottenuto stendendo sul rettifilo della pista in erba una soletta coperta d’asfalto.

Parlare di favoriti è arduo: lo spostamento verso fine stagione delle gare iridate ha spesso premiato outsider di lusso. Mancherà però il favorito naturale: Ivan Basso, il campione di casa, che conosce queste strade come le sue tasche e rimpiangerà a vita una squalifica che gli ha tolto l’occasione unica del “suo” Mondiale.

L’Italia del Ct Franco Ballerini (tre titoli mondiali e un’Olimpiade in sette anni sull’ammiraglia) mira a uno storico tris consecutivo. La prima punta è, naturalmente, il campione in carica Paolo Bettini: facesse ancora bingo, volerebbe nel mito. Tra le donne ci proverà la varesina Noemi Cantele. Ma è arduo essere profeti in patria: l’ultimo fu il francese Bernard Hinault, mica uno qualsiasi, nel paleozoico 1980.